Don Elio: una vita parallela

Erano due poveri della Bassa; si sono trovati al primo incontro (1920 don Elio, 1911 don Umberto). Intelligenza sorgiva: ambiente capace di deprimere financo i germogli. Terra battuta in casa Miniussi; malaria da bambino; gente (buona) diceva: “No sai se al riva predi: massa studiâ e massa pôc mangiâ!”. Ci arrivò, aggiungendo al poco del seminario (vevi bisugna di mangiâ par doi e mi davin par miez! e aveva oltre un metro e novanta!), qualche manciata di ciliegie o altro che gli passavano i borghesi nella scuola pubblica, più carichi di nome, a volte, meno di “coza”. Don Elio? Stessa qualità selezionata friulana “imbombida”, intrisa, di miseria. Sembra racconto verista; era realtà.Miniussi arrivò prete, grazie al decano Camuffo; perseguitato dagli anticlericali (sino all’esilio in Italia), pensò a lui anche nel testamento. Don Elio rischiava la carriera: incontrò anime caritatevoli: don “Lalo” (Ilario Scarabelli, carnico di Cadunea, e un altro signore carnico). Uno lo ospitò a Crauglio dove, come vicario si era trasferito da Saciletto, patria di don Elio; l’altro, incontrato in una di quelle occasioni che sembrano uscite dai racconti  edificanti dell’Ottocento,  ci mise in solido. Comunque, vita in salita per lui, per la “ruspia” – intelligente – mamma Maria, vedova giovane, piena di fede, e per le sorelle Assunta e Laura. Studi alla grande nel seminario minore, poi teologico di Gorizia. Stratosfera; capace di discutere di matematica e latino con i docenti e di scornarne uno (perfino con cariche curiali) di fronte all’arcivescovo, discutendo di lingua latina (il docente era un “imbarcato”).Don Elio compagno di studi del cugino poi arcivescovo (pure lui contadino della Bassa), fu sacerdote, a Cormons, San Canzian, in tempi di cupa incertezza; e un’ eternità a San Vito e Nogaredo.Alla prima messa, lo sostenne (un mese di ospitalità a Visco, per rimettere in sesto lui, come, sempre, i candidati al sacerdozio del decanato) mons. Angelo Trevisan, bisiac di Vermegliano: autorevole carriera scolastica, provata capacità di sostenere il prossimo (fu curato dei profughi nella grande guerra a Pottendorf). Don Elio fu solidale fino alla fine con don Miniussi; e col cugino Vescovo. Poi fu mons. anche lui; per i più vicini, sembrava eresia toglierli il don, non per sottrarre carriera , ma per aggiungere sorgiva umanità. Ora è arrivato a 95. Nessuno esente da difetti; ma lui ricco di carità, forma eccelsa dell’amore che va oltre umana fragilità, per inverarsi nell’amore di Dio.Non riesce più a saltare i fossi di acqua sorgiva nella Bassa Friulana, come faceva da scatenato fanciullo, libero, in simbiosi con la natura cantante nelle estati e intrisa di nebbia in autunno, ma don Elio si fonde con quella Bassa e diventa elemento materiale, spirituale, dipinto nell’ambiente e nell’anima di una terra.