Aquileia in festa ha accolto monsignor Cabass

La comunità di Aquileia ha accolto il suo nuovo parroco. Domenica scorsa, nella millenaria basilica, l’Arcivescovo mons. Redaelli ha presentato ai fedeli presenti il loro nuovo pastore nella figura di mons. Adelchi Cabass. In una tiepida giornata autunnale, accompagnato dal suono delle campane, mons. Cabass ha varcato nuovamente la porta della basilica come pastore: nelle accorate parole di ringraziamento ha infatti ricordato come fosse stato cappellano, al fianco di mons. Marcuzzi, fino al 1978 e di come Aquileia gli fosse rimasta nel cuore.Parole di buon auspicio anche da parte del sindaco Gabriele Spanghero e dallo stesso Arcivescovo che lo hanno accolto sulla soglia della basilica. Dopo l’ingresso solenne, il nuovo arciprete-parroco ha officiato la S. Messa. Nell’omelia, durante la quale non sono mancati momenti di viva commozione, mons. Cabass ha espresso gratitudine sia alla nuova comunità per il caloroso benvenuto che ai fedeli di S. Ignazio in Gorizia, parrocchia che il sacerdote ha guidato dal 2007 ad oggi, per averlo accompagnato, anche fisicamente attraverso una delegazione di fedeli, fino all’Ecclesia Mater.”Grazie” ha ribadito mons. Adelchi, “Sento che mi accogliete volentieri, come anch’io accolgo voi. Dopo un primo momento di perplessità e di meraviglia interiore, ho ringraziato il Signore, il Signore che attraverso il vescovo mi ha ancora una volta coinvolto nella storia e nella vita di questa Chiesa Aquileiese, di cui andiamo fieri, anche se non sempre ne siamo degni! Ma cercheremo di esserlo” ha sottolineato “e voi mi aiuterete. Insieme continueremo a tessere la tela, meglio il ricamo dell’annuncio evangelico che ha reso grande Aquileia aggiungendole […] quella luce e quella speranza di vita che solo l’annuncio del Vangelo poteva e può fare”. Il ricordo poi ai Santi Martiri aquileiesi, protettori non solo della cittadina ma del Friuli. Infine l’invito a fare come Zaccheo, protagonista del Vangelo domenicale: “Zaccheo deve scendere (dall’albero, ndr) per incontrare il Signore. Anche voi , anzi noi Aquileiesi, dobbiamo scendere alcuni gradini se vogliamo entrare qui dentro (in basilica, ndr)! Ed è un segno da leggere! Non resti un fatto strutturale ed archeologico! […] Quando ero qui 47 anni fa, mi sognavo di poter annunciare il vangelo dalla «tribuna magna». Mi affascinava salire in alto e da lì «predicare». Il Signore invece oggi mi suggerisce, quasi mi ammonisce di scendere e di stare da fratello davanti a lui, e da fratello in mezzo a fratelli”.Conclusa la S. Messa Graziano Iacumin, a nome del Consiglio Pastorale, ha fatto dono a mons. Cabass di una stola bianca. “La stola” ha ricordato ricevendola mons. Adelchi, “è il segno del servizio sacerdotale”. Infine un corale grazie a tutta la comunità, con l’augurio di continuare a collaborare assieme per la vita della Chiesa Aquileiese: “Pensavo che avrei terminato il mio servizio a Gorizia” ha poi ricordato nella conclusione “e non pensavo che avrei ancora avuto da fare, ormai sono nella fase finale della mia vita. Ma questa è proprio la parte in cui si raccolgono i frutti”.La commozione ha poi interrotto i ringraziamenti: come lo stesso mons. Marcuzzi si era commosso nel lontano 1978 dovendo salutare il suo cappellano, un giovane don Adelchi che si apprestava a diventare parroco di Romans d’Isonzo, così è stato per mons. Cabass nel ritornare all’ombra del campanile di Popone. Conclusa la celebrazione la comunità tutta si è ritrovata per un momento conviviale.