Vivere da cristiani in una città che cambia rapidamente

Una comunità cristiana in una città in rapido cambiamento. Una comunità che si interroga e cerca la strada più adeguata alla testimonianza che è chiamata a dare. La visita pastorale dell’arcivescovo Carlo all’Unità Pastorale di Monfalcone, lo scorso 8 maggio, ha colto questi aspetti della realtà di una Chiesa che, uscita dal periodo frenante delle chiusure per Covid, avverte l’esigenza di ricomprendere se stessa e la propria missione. Per l’arcivescovo è stato soprattutto un momento di ascolto negli incontri con i sacerdoti, i catechisti e animatori, i Consigli sia pastorali che degli affari economici. La celebrazione eucaristica pomeridiana, nella chiesa della Marcelliana, ha ribadito il fondamento della vita delle comunità nella comunione con Cristo e tra le persone che diventa subito missione e testimonianza del Risorto nella vita familiare e della società.Nei vari incontri si è descritta una realtà complessa sia nella vita interna delle parrocchie che nella relazione con la città. Un avvio dell’Unità Pastorale tra molte incertezze è stato rilevato proprio per la fatica di ogni parrocchia e delle diverse organizzazioni a sentirsi parte di una comunità più vasta che, per molti, rimane sconosciuta. Lo stesso rapporto tra comunità e sacerdoti, non facilmente leggibile come ai tempi in cui ogni parrocchia aveva il suo sacerdote di riferimento, è motivo di riflessione. Da riscoprire e rileggere anche il ruolo dei laici in un momento di minor presenza del clero che, a sua volta, deve darsi delle priorità nella responsabilità di confermare nella fede le diverse comunità. In che modo i cristiani di Monfalcone ’camminano insieme’ nel maturare le loro fede? Che significato diamo ai diversi momenti di ’catechesi’? Anche per quanto riguarda le strutture di proprietà delle parrocchie gli interrogativi ai quali rispondere non sono pochi. Come vengono utilizzate? Come si possono sostenere sotto il profilo finanziario? Perché le comunità non riescono a comunicare tra loro e non esiste un flusso di notizie che aiuti i cristiani a conoscersi e ad affrontare assieme i problemi comuni? Sono alcuni dei temi ’interni’ che sono stati accennati nel corso degli incontri con l’arcivescovo, ma anche la presenza della comunità cristiana nella più vasta società monfalconese, richiede una attenta riflessione perché questa realtà sta vivendo problemi che fino a qualche decennio fa non erano certo all’ordine del giorno. La città è cambiata; il cantiere navale che ne ha determinato la nascita come polo industriale ha portato ad una situazione completamente nuova e difficile da affrontare, anche solo guardando alla realtà demografica. Una foto che vede quasi trentamila residenti, dei quali un terzo è definito ’straniero’  ed in questo terzo è compresa popolazione di fedi diverse e ormai strutturate: ci sono mussulmani di diverse tradizioni; cristiani di confessioni ortodosse ed evangeliche. Se a queste comunità aggiungiamo quelli che tradizionalmente si definiscono non credenti e agnostici, il quadro si presenta come uno spaccato di una società che per molti versi si sta definendo ’post cristiana’. E qui la testimonianza cristiana dovrà declinasi anche nella vita sociale. Con che atteggiamento? Divisivo o alla ricerca di un dialogo che porti al reciproco rispetto? La comunità cristiana deve chiudersi a combattere una guerra identitaria o deve essere elemento di equilibrio, coesione e pace? La testimonianza dell’amore chiesta da Cristo come si declina in situazioni di questo genere? La vita quotidiana porta all’inevitabile incontro con persone di culture e fedi diverse; come testimoniare la nostra fede proprio in questi rapporti? Una preoccupazione è stata espressa chiaramente in alcuni interventi: non corriamo il rischio di dare vita a nuovi ’ghetti’, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni?Tra gli aspetti del rapporto con la società civile, un accenno è stato fatto anche al valore e al significato della solidarietà che passa attraverso le iniziative ’Caritas’, ma anche quelle riguardanti la condizione delle persone nel mondo del lavoro. In tutto questo è stata rilevata anche la ’stranezza’ che vede il territorio di Monfalcone diviso in due Unità Pastorali (una con quattro parrocchie ed una che riunisce una parrocchia di Monfalcone con quella di Staranzano). Non ci sono conflittualità, ma è una situazione nella quale le delimitazioni territoriali rischiano di non facilitare un’azione cittadina comune. All’arcivescovo Carlo è stata quindi presentata con franchezza, sobrietà e carità, una situazione complessa che  chiede preghiera, riflessione e nuove risposte all’interno e all’esterno delle comunità cristiane. L’arcivescovo Carlo ha trovato positiva la situazione delle comunità che si interrogano sul proprio modo di vivere e di porsi nella loro testimonianza, rilevando, assieme a Papa Francesco, che non siamo solo ad una ’svolta’ della storia, ma ad un cambiamento ’epocale’.La Chiesa è chiamata a vivere questo momento ed a Monfalcone, ha notato, la complessità del cambiamento è sotto gli occhi di tutti, anticipando temi che nel prossimo futuro saranno vissuti da molte altre comunità. Alla Chiesa monfalconese in cammino, il vescovo ha posto quindi una domanda, che suona come un invito: “perché non fare un mini-sinodo della città di Monfalcone?”.