Viaggio nella devozione mariana

La devozione mariana nel territorio mandamentale di Monfalcone è un fenomeno tanto popolare quanto religioso. E’ facile rinvenire, in una semplice passeggiata tra i campi della Bisiacaria, icone votive alla Maria, così come luoghi di culto e santuari dedicati proprio alla Madre del Signore. Per dare una “giustificazione” storica alla forte presenza della devozione popolare verso Maria della gente tra “le due acque” si può guardare al periodo di dominazione veneziana: la Serenissima Repubblica di Venezia si era posta sotto la protezione mariana e a testimonianza troviamo una tra le più antiche chiese ancora funzionanti nell’Arcidiocesi. Se si osserva la chiesetta di Santa Maria in Monte sul colle di Fogliano, edificata nel 1521 dal capitano del balestrieri a cavallo Teodoro del Borgo, si può capire come la politica (in questo caso la presenza dei veneziani) abbia influito sulla dedicazione del piccolo edificio di culto: il card. Francesco Barbaro, nella visita pastorale del 1593, afferma, infatti, che “dedicazione la prima domenica sopra la natività di Maria. Si celebra sulla 2^ Domenica del mese e nelle feste della B.[eata] V[ergine]” . Un po’ scomparsa dalla memoria dei foglianini, ma fortunatamente viva in alcune menti che continuano a tramandarla, la presenza della cosiddetta “Sedia della Madonna”, posta sulla sinistra della strada vecchia che dal paese di Fogliano conduceva sino alla chiesetta: si tratta di una roccia deformata a tal punto da sembrare un trono, simile a quello che si ritrova nell’abside della chiesa stessa. Gli eventi poi che videro la Serenissima e gli Arciduchi d’Austria contro i Turchi nella battaglia di Lepanto, con la vittoria della “cristianità” nel 1571, portò la conseguente creazione della festa della “Madonna del Rosario” la prima domenica del mese di ottobre. Da notare come in molte nostre chiese tuttora ci siano altari dedicati a tale devozione mariana: il paese di Fogliano fino al 1954 continuò a venerarla e la statua ancora è oggetto di preghiere nella “ceseta” sul colle. Di particolare importanza, legata anche a fatti storici, la Madonna della Salute. Le radici di tale festività vanno ricercate nel lontano 1630 quando in quegli anni un’epidemia di peste bubbonica colpì tutto il nord Italia (la stessa, per collocarla nella letteratura, che Alessandro Manzoni descrive nei suoi Promessi Sposi). A causa di alcuni ambasciatori giunti da Mantova, sebbene fossero stati posti in quarantena a San Servolo, isola di Venezia, il morbo si diffuse in tutta la città, provocando anche i decessi di numerosi cittadini tra cui lo stesso doge Nicolò Contarini ed il Patriarca Giovanni Tiepolo. Non trovando altre soluzioni il governo della Serenissima decise di organizzare una solenne processione con i cittadini che ancora erano rimasti in vita attraverso le vie della città. Essa durò per tre giorni e tre notti, e al cui termine lo stesso Doge promise l’erezione di un enorme tempio alla Madonna. La processione “della salute” fu collegata al rapido scemare del morbo che in poche settimane si concluse. La “Madonna della Salute” divenne quindi oggetto di forte devozione anche nelle terre bisiache: nei paesi di Monfalcone, Pieris e Fogliano tutt’oggi si continua ogni 21 novembre a ringraziare Maria (da notare che la processione di Fogliano fu cominciata nel 1914 per scongiurare la Guerra). Altra particolare devozione quella della “cintura”, nata da Santa Monica che, secondo la tradizione, avrebbe chiesto alla Madonna di potersi vestire come Maria durante il periodo della vedovanza e dopo l’Ascesa di Nostro Signore. Per accontentare la richiesta della santa la Madonna consegnò la sua cintura nera alla ragazza che la indossò, affermando che chiunque avesse chiesto il suo patrocinio avrebbe dovuto indossare tale indumento. La processione avviene la prima domenica dopo il 28 agosto: San Pier d’Isonzo ancora scioglie annualmente il voto, mentre a Ronchi viene ancora celebrata una Santa Messa.Particolare e molto sentita ancora la processione in onore della Madonna del Carmelo, festeggiata dalle comunità di Polazzo e Begliano la terza domenica di luglio. A Cassegliano, invece, i voti si sciolgono l’ultima domenica di maggio e, ad anni alterni, ci si reca verso l’abitato di “Boseano” o all’antico guado sull’Isonzo. Qui, a ricordo delle difficoltà che c’erano nell’attraversare il fiume, è ancora presente un capitello votivo con due persone inginocchiate davanti a Maria, non è chiaro se prima di guadare l’acqua o subito dopo. Spesso, infatti, per inoltrarsi in pericoli di tale entità era d’obbligo la preghiera alla Vergine affinché aiutasse i viaggiatori, sempre esposti a pericoli d’ogni genere. Nella fede popolare, poi, esistono dei luoghi di particolare importanza per il loro ruolo spirituale: i santuari. Fin dalla loro fondazione i due santuari che hanno attirato pellegrini da tutto il mandamento sono stati quelli della B. V. Marcelliana e di Barbana. Ogni paese, infatti, ha ancora la sua data fissa per recarsi al santuario sull’isola della laguna per rendere omaggio alla Vergine: chi la prima domenica di settembre, chi la prima di agosto. Quindi tutto il paese (alle volte divisi tra uomini e donne) sul battello a cantare “Salve Regina, della laguna, candida luna, guida fedel!”. Simile devozione, rimasta ancorata con vigore nella popolazione del mandamento, è rivolta spesso alla Madonna Marcelliana, comparsa in una barca senza equipaggio nel fiume Rosega che allora costeggiava la chiesa stessa, quasi quindici secoli fa. Tanti gli edifici che nei secoli si sono alternati ma non è cambiato lo spirito con cui i fedeli ancora si avvicinano alla statua della Vergine per implorare aiuto o conforto.Ultimo accenno, doveroso, nei confronti della Bisiacaria è la famosa “Madonna Torziolona” (dal bisiaco: Madonna che gira). Nel 1947, infatti, a guerra finita, i paesi erano divisi tra le fazioni “rosse” e quelle “bianche” (anche se spesso le semplificazioni politiche non rendono l’idea della complessità di quei momenti), cioè tra la sinistra e quelli più moderati del centro. A questo punto entrò in gioco la statua della Vergine, accompagnata dai missionari, che giravano per i paesi urlando “Viva la Madonna!” e recando sulle spalle una piccola teca contenente la statua di Maria. Questa, accolta nelle varie famiglie, riceveva le preghiere di tutti, anche di quelli che si ritenevano di posizioni più estreme nei confronti della religione. La fede di Maria servì ad unire chiunque, come continua ad essere per le genti della terra tra l’Isonzo ed il Timavo.

(1) Si ringrazia la dott.ssa Cristiana Pisano per la concessione di tali rari documenti.