Una fraternità che supera i confini della Chiesa

“Fraternità che supera i confini della Chiesa, sinodalità e ministerialità”. Sono i tre punti che l’incontro di apertura dell’Assemblea diocesana ha proposto alla riflessione di tutte le comunità per aiutare un percorso che ci porti a verificare nel concreto quale sia la risposta di ognuno e delle stesse comunità alla propria vocazione di testimoni del Cristo. Calata nella realtà del Monfalconese, quella ’fraternità che supera i confini della Chiesa’ suona come richiesta di uno sguardo profondo ad un momento storico difficile ed impegnativo, ma nondimeno stimolante per chi voglia aprire gli occhi sulla situazione in cui viviamo. Parlare di fraternità all’interno della comunità cristiana è già sfidante perché non è poi così semplice condividere ciò che abbiamo con i fratelli e le sorelle che abbiamo vicino, che incontriamo nelle assemblee liturgiche e fuori di esse. Ampliare la ’fraternità’ in una realtà sociale nella quale registriamo la presenza di un quarto della popolazione definita ’straniera’ e per una gran parte anche di religione diversa, è dirompente per le reazioni che questa presenza può suscitare e genera ogni giorno. La crudezza dei numeri rende questa situazione più evidente: nella sola Monfalcone, che alla fine del 2019 contava 28.816 abitanti, gli ’stranieri’ erano 7.577. Una presenza che, alla stessa data, superava l’intera popolazione registrata nel Comune di Staranzano (7.326) e contava ben più della metà dei residenti a Ronchi dei Legionari (11.937). Teniamo anche conto che gli ’stranieri’ presenti a Monfalcone alla fine del 2019 erano cittadini del Bangladesh (3.283), della Romania (1.413), della Croazia (496), della Bosnia-Erzegovina (386), della Macedonia (337), solo per ricordare le provenienze più numerose. Sono numeri che ci stanno a dire che c’è una forte presenza di fedeli mussulmani, accanto ad aderenti a confessioni cristiane di diverse chiese ortodosse.  Una realtà multietnica e multireligiosa, sapendo comunque che nella nostra popolazione molti sono credenti cattolici quasi solo perché battezzati, ma per nulla o poco praticanti. Che significato diamo alla ’fraternità che supera i confini della Chiesa’?  Su questo aspetto siamo davvero messi alla prova perché la testimonianza della fraternità non può essere espressa solo quando siamo in chiesa, ma anche quando siamo a casa, per strada, a scuola, in ospedale, quando svolgiamo funzioni pubbliche e istituzionali, amministrative o di servizio. Fraternità diventa una parola scomoda quando ci rendiamo conto che non basta dire ’poveretti’. Fraternità è farsi carico delle difficoltà e dei problemi delle persone, delle contraddizioni della nostra società, e, sperabilmente, condividere anche la letizia, la gioia della fraternità. Monfalcone, ma i problemi hanno riflessi in tutta la nostra area, paga un modello di crescita e sviluppo di una grande industria che ha ristretto il numero dei dipendenti diretti per aumentare fortemente i lavori in appalto, dove i diritti e le conseguenti tutele dei lavoratori non sono più ritenuti responsabilità diretta della grande azienda, lasciando campo libero a situazioni che ultimamente anche i tribunali hanno iniziato a mettere sotto la lente. C’è chi parla di moderna ’schiavitù’ e chi dice che ’o si fa così o non si è più competitivi’. Sono queste scelte industriali che negli ultimi decenni hanno fatto arrivare a Monfalcone la gran parte dei lavoratori ’stranieri’, molti dei quali si sono fatti poi raggiungere dalla loro famiglie. I problemi che ne sono seguiti non sono di poco conto perché riguardano tutti i settori della vita del territorio, generando tensioni, discriminazioni, reazioni che rasentano l’odio e non manca l’ostentata contrapposizione tra la nostra religione e quella degli altri. “Fraternità che supera i confini della Chiesa”: se non sono solo parole, richiedono un forte e profondo esame di coscienza per vedere come contribuiamo a farle diventare realtà quotidiana qui ed ora, almeno come sincera  e costante ricerca. La sinodalità, il saper camminare insieme, è il metodo del nostro progredire nella fede. Se prendiamo atto che nel nostro territorio viviamo in piccole comunità, minoritarie rispetto alla popolazione, avvertiamo anche la necessità di sentirci, di dialogare, di confrontarci, di camminare assieme senza ipocrisie, rafforzando l’un l’altro la nostra comune fede nel Risorto e cercando di capire cosa il Signore ci chiede oggi come testimoni del suo Vangelo. Ognuno nella comunità è chiamato a dare il suo contributo, vive una responsabilità nei confronti di altri, ha un servizio da compiere. La ministerialità diffusa è come prendere coscienza anche qui e ora che ogni credente è responsabile, nelle parole e nei fatti, della continuità dell’annuncio del Cristo Salvatore: ha un ministero che lo chiama, che può essere reso visibile e confermato dai successori degli Apostoli a beneficio di tutti, ma spesso è anche solo essere consapevole che ogni gesto di amore, di solidarietà, di fratellanza, è continuare l’incarnazione dell’amore di Dio nel mondo. L’invito rivolto anche alla comunità del decanato di Monfalcone-Ronchi dei Legionari-Duino a riflettere sulla fratellanza, la sinodalità e la ministerialità ha un preciso significato che non si ferma allo studio, ai concetti, alle parole, ma chiede a noi che qui viviamo come li incarniamo nella nostra situazione.

(foto d’archivio)