Una dignità a cui è dovuta giustizia

La comunità di Fiumicello non dimentica Giulio Regeni. A sei anni dalla scomparsa e dal suo ritrovamento, in tanti hanno voluto ancora una volta stringersi sabato scorso nella chiesa di San Valentino a Fiumicello ai suoi genitori Claudio e Paola Regeni, per far sentire la loro vicinanza, il loro affetto. Per l’occasione ai piedi dell’altare è stata collocata la lampada che sei anni fa fu accesa, con la speranza che venisse spenta nel momento del ritrovamento di Giulio in vita: la storia ci ha raccontatOa, purtroppo, un altro epilogo. La Messa – come spiegava il foglietto liturgico distribuito nell’occasione – voleva essere una “Celebrazione con Giulio, amico e fratello, nella memoria…” . Quel “con” – ha spiegato il parroco don Luigi – deriva dalle litanie aquileiesi, che invocano l’aiuto di Dio che ci accompagna nel cammino. Oltre ai genitori di Giulio, fra i fedeli presenti c’è stato anche il sindaco di Fiumicello Laura Sgubin che ha così testimoniato la vicinanza dell’intera comunità. Ha presieduto la liturgia eucaristica l’arcivescovo Carlo e con lui hanno concelebrato don Pieluigi Di Piazza, don Alberto De Nadal e il parroco don Fontanot assistiti dal diacono Renato Nucera. Nell’omelia l’Arcivescovo si è voluto soffermare sulla prima lettura, la prima lettera di San Paolo ai Corinzi, dove viene sottolineato che il centro della nostra fede non va cercato “non è una dottrina ma un evento, quello di Gesù. Ciò che è essenziale è il fatto che Lui è morto per i nostri peccati, è stato sepolto (e quindi è veramente morto) e che è risorto apparendo agli apostoli e a molte altre persone”.La fede nella resurrezione è ciò che ci porta anche a pregare per le persone care (come avvenuto durante la liturgia di sabato per Giulio), sentendole vive nel Signore e destinate alla resurrezione: “Lo facciamo non soltanto per ricordarle con affetto e nostalgia: la nostra è una fede che non ci estranea dall’impegno in questo mondo, in particolare all’impegno per la giustizia, la pace, la libertà. L’accusa che la fede nell’aldilà avrebbe allontanato i cristiani dal darsi da fare nel mondo non regge, se solo si conosce la storia della Chiesa, certo con le sue luci e ombre, ma sempre con la convinzione che credere in Gesù morto e risorto non porta a limitarsi ad essere spettatori passivi degli eventi del mondo in attesa del paradiso, quanto piuttosto ad essere persone attive nel vivere i valori proposti dal Vangelo. Proprio perché c’è la risurrezione, proprio perché attendiamo il compimento del Regno di Dio, proprio perché il mondo e la storia hanno un senso, merita impegnarsi con tutte le nostre forze affinché ci sia rispetto, giustizia, pace, dignità”. L’arcivescovo ha quindi fatto riferimento al passaggio del discorso pronunciato giovedì scorso in Parlamento dal Presidente Mattarella, soffermandosi sul termine “dignità”.”Noi cristiani – ha osservato mons. Redaelli – sappiamo bene che la dignità della persona trova il suo fondamento più autentico nel fatto che ogni uomo e ogni donna sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio e sono chiamati ad avere niente meno che la dignità dei figli di Dio. La fede nella risurrezione dice che questa dignità riguarda l’integralità della nostra persona, anima e corpo: un’integralità che è stata assunta dal Figlio di Dio che pur sempre è figlio dell’uomo”. “Questa è la nostra fede – ha concluso- che ci porta stasera a celebrare l’Eucaristia, a proclamare Cristo morto e risorto, e a trovare in questa fede il fondamento della speranza e l’amore per la giustizia e la dignità di ogni persona, compresa quella di Giulio, una dignità di giovane uomo, libero e appassionato, cui è dovuta giustizia”.Infine anche la comunità di Fiumicello, tramite le parole della catechista Pierina, ha voluto lasciare un suo pensiero rivolto a Giulio, alla dedizione con cui svolgeva il suo lavoro, alla passione che metteva nelle sue ricerche, alla fatica ma anche al coraggio che serve per occuparsi degli ultimi, dei dimenticati, di coloro che sono considerati scomodi. Anche lui come il terzo spaccapietre (citato nella prima lettura della liturgia) aveva nella sua mente la costruzione di una cattedrale. Un grazie perciò va a Giulio, per il suo esempio, un grazie ai suoi genitori Paola e Claudio perché hanno dimostrato una grande tenacia e un ringraziamento è andato a quanti continuano ad impegnarsi nella ricerca della verità e della giustizia.