Testimonianza e catechesi ripartono dalla famiglia?

Una crisi ti costringe a muoverti, ma ci si può anche muovere senza andare da nessuna parte. (…) Per contrasto mi piace l’immagine del pellegrino, che si decentra e così può trascendere. Esce da sé, si apre a un nuovo orizzonte, e quando torna a casa non è più lo stesso e nemmeno casa sua sarà più la stessa. Questo è un tempo di pellegrinaggi”. Lo scrive Papa Francesco nel suo recente libro “Ritorniamo a sognare”. Quest’anno, anche a Monfalcone e nel mandamento, abbiamo vissuto la Pasqua con un certo sollievo. Le porte delle chiese sono rimaste aperte, offrendoci la possibilità di superare il disagio dello scorso anno, quando “la rete” era stata l’unico modo per ’vederci’ assieme nella festa più importante dell’anno, quella che offre significato a tutte le altre. Una settimana Santa certamente particolare perché i posti in chiesa erano ridotti e segnati, il distanziamento era inevitabile, ma vissuta con attenzione e, per scelta, assieme ad altri credenti. Non è stato raro vedere le persone in preghiera anche oltre la porta della chiesa perché dentro non c’era più posto disponibile. Quale premessa al Triduo Pasquale, la celebrazione generale e comunitaria del sacramento della riconciliazione ha visto in quasi tutte le chiese una numerosa, convinta e devota partecipazione. Un fatto eccezionale a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, pur tuttavia accolto con grande attenzione dalle comunità. Abbiamo vissuto la Pasqua ricordando la ’settimana santa’ vissuta da parenti, amici, sacerdoti che hanno attraversato questi mesi nella sofferenza della malattia e, non pochi, sono ritornati al Padre. Andiamo avanti, ma siamo ancora alle prese con reali cambiamenti del nostro stile di vita, soprattutto nelle relazioni interpersonali e, di conseguenza, anche comunitarie. Quest’ultimo anno ci ha posto e continua a metterci davanti domande alle quali siamo chiamati a rispondere: come testimoniare il Risorto nella situazione di oggi? Come declinare le due strade dell’annuncio della Parola e della carità? In che modo alimentare e far crescere la fede e la conoscenza del Cristo nella catechesi e nelle attività associative?  Una indicazione la possiamo avere se guardiamo a come si è vissuto quest’ultimo anno: il punto centrale e permanente delle nostre relazioni è stata la famiglia. Purtroppo anche lì, dove le relazioni già prima erano malate, questo periodo ha amplificato la sofferenza dell’incomprensione e talvolta anche della violenza. Resta però il fatto che la trama dei rapporti familiari è stata l’unico punto che la pandemia non ha potuto interrotto. Testimonianza e catechesi possono ripartire dalla famiglia?  E’ una riflessione che comincia a farsi strada in questo periodo e che richiederà il tempo di un approfondimento nel quale ricomprendere il significato della missione che il Cristo Risorto ha affidato agli apostoli e a tutti i credenti. Intanto in molti si domandano quando sarà possibile ritornare alle forme di vita associativa, giovanile o adulta, non mancando di interrogarsi sul futuro dei nostri ambienti, ricreatori o case per le associazioni, poco o addirittura nulla utilizzati. Pare che saremo chiamati a non solo a crescere nella fede, ma anche a rifondare l’organizzazione della vita delle comunità. Un cammino non certamente facile, ma ineludibile anche in questo nostro angolo di mondo e di Chiesa. Questo ci dice quella frase di Papa Francesco che ci ricorda come il pellegrino “quando torna a casa non è più lo stesso e nemmeno casa sua sarà più la stessa”.