Ronchi dei Legionari: una dedica che guardi al futuro

Una appartenenza che riguarda altre zone limitrofe, in particolare il Friuli orientale, che invece sono legate alla storia del regno d’Austria e possono contare su legami di quattro secoli e più.La cultura e la storia sanno creare legami e relazioni che vanno oltre il tempo e, il più delle volte, devono essere considerati al di là di vincoli e confini. Costituiscono un modo di essere e, soprattutto, di sentirsi parte di una terra e della sua storia. Una tradizione che, al di là delle memorie e, soprattutto delle ricostruzioni storiche che hanno il limite dell’ideologia, ha un peso e per questo mantiene un riferimento ideale che merita di essere ricordato.Le condizioni di vita delle popolazioni diverse che vivevano all’interno dell’autorità della corona d’Austria, nelle grandi città e nelle terre del Litorale, sono oggetto di studi riconosciuti; così come sono note le iniziative che, proprio uomini illustri di queste terre hanno intrapreso e allargato fino agli ultime borgate dei nostri centri di quella che è stata la Provincia di Gorizia, attraverso i i suoi organismi di partecipazione politica (Dieta provinciale) e le sue istituzioni (dalle casse rurali ed artigiane, ai consorzi e cooperative) fino a quelle iniziative che ebbero al centro la trasformazione – con il canale Valentinis e il sistema di promozione delle acque – della terra del basso Goriziano.Una vasta opera di promozione culturale prima, accanto alle scuole popolari esistenti sul territorio, e poi una stagione di promozione sociale che, fra la fine dell’ ’800e l’inizio del novecento, avrebbe avuto come esito -proprio a Gorizia e nel Goriziano di cui Ronchi è parte rilevante – la riforma agraria, preparata sui banchi della Dieta provinciale e difesa al Parlamento di Vienna dove sedevano – accanto a De Gasperi – uomini come Faidutti, Bugatto e gli altri deputati della Contea di Gorizia,  oltre che i rappresentanti della comunità slovena e dei gruppi socialisti. La guerra 1915-18 fece cadere tutto e la riforma agraria sarà ottenuta quasi settanta anni dopo.Una terra, il Mandamento, dove le trasformazioni sono avvenute con la costruzione delle ferrovie, grazie alla presenza dell’imprenditoria tedesca ed austriaca negli opifici con la costruzione del Cantiere. Iniziative e presenze che avranno un grande influsso sulle difficili condizioni di vita di queste popolazioni che, grazie anche alla autorevolezza dell’autorità imperiale ebbero un secolo di pace, dentro ad una convivenza che teneva insieme diverse lingue e nazionalità impedendo le esplosioni di quel nazionalismo che ha portato due guerre mondiali e le cui conseguenze pesano ancora su di noi. Una convivenza garantita dalla presenza di scuole, superiori e professionali, di una organizzazione che viene lodata per la sua attendibilità e per la diffusione, proprio fra gli anni 1870 e prima dello scoppio della grande guerra, di una ventina tra giornali, settimanali e organi di stampa che avevano lo scopo di assicurare una pluralità di voci e di presenze.Accanto a questa presenza esistevano a Gorizia, oltre che un grande ospedale psichiatrico, altri pur piccoli presidi distribuiti sul territorio, senza dimenticare la esistenza di luoghi privilegiati per la educazione e la formazione dei ragazzi e dei giovani ma anche delle ragazze e delle giovani.Immobilismo autoritario a parte, inconsistenza politica e altro, magari anche qualche preclusione caratteriale, non negano e, tantomeno, diminuiscono le presenze ricordate alle quali, evidentemente, si legano i motivi di riconoscenza e di riconoscimento. Non solo: nessun giudizio ideologico postumo può negarli e, tantomeno, creare le condizioni per emetterli o peggio giustificarli. La memoria delle generazioni che ci hanno preceduto non ha negato le inadempienze che esistevano; ha evidenziato i motivi di credibilità e di efficienza che c’erano, l’autorevolezza di alcune costumanze e soprattutto due dati incontrovertibili: il senso di patria e di appartenenza. Due dimensioni che sono legate non solo per il tanto di diritti compatibili con il tempo, ma anche per i doveri mai dimenticati. Il rispetto delle minoranze e delle lingue delle minoranze, i segni di appartenenza costituivano un motivo serio ed una acquisizione apprezzata.Quanto è seguito non è sempre stato alla stessa altezza, anzi; troppo poco si è fatto apprezzare se non per segni e apparenze esteriori poco consoni con il carattere e la storia delle nostre popolazioni. Pertanto ogni dedica – anche quella che avrà luogo sabato a Ronchi con la intitolazione di una piazza interna a Francesco Giuseppe I ha insieme questa configurazione e questo patrimonio.Per quanti sono conoscitori della storia e non si fermano alla retorica delle immagini tramandate, tale dedica è destinata a consolidare i valori di riferimento, la memoria e, ci si augura, un autentico senso di patria e di appartenenza che non rimpiange nostalgicamente il passato ma si configura come un dato in più per il futuro.