Ritorna il “Maggio musicale” a Fogliano

La chiesetta di Santa Maria in monte a Fogliano ospiterà anche quest’anno il Maggio Musicale. Giunta alla ventesima edizione, l’iniziativa, organizzata dall’Associazione “L’Albero del Melogramma”, proporrà per quattro sabati un programma variegato: si parte sabato 7 maggio con “A Mosca! A Mosca! A Mosca!”, recital pianistico di Massimo Gon con musiche di autori russi. Si proseguirà sabato 14 maggio con lo “Stabat Mater” di Karl Jenkins ad opera del gruppo vocale “Note d’Autore”. Sabato 21 sarà la volta del coro giovanile “Emil Komel” di Gorizia con “Il grano è maturo: riflessioni corali sulla vita, la morte, l’amore” per concludere sabato 28 maggio con l’”HarmonieBrass Quartet” porterà al pubblico il concerto “Classic & Swing”. Un ottimo modo per coniugare l’arte, la fede e la buona musica, ascoltano brani di generi musicali più vari in un luogo  dalla storia così profondamente impregnata da suscitare forti emozioni anche nei meno saldi nella Fede.  All’apparenza solo una semplice chiesa di campagna, nella realtà uno scrigno di storia, fede ed arte. È la chiesetta di “Santa Maria in monte” nel comune di Fogliano, ad oggi sotto la parrocchia di Santa Elisabetta d’Ungheria. Il piccolo luogo di culto ha alle spalle ben quasi cinque secoli di storia, ha attraversato guerre, siccità, carestie, pestilenze per arrivare fino a noi. La sua storia comincia dal fortino veneziano che venne edificato nella metà del Quattrocento sullo stesso colle, rimanendo attivo sino alla fine del secolo (leggende narrano di un collegamento che da Fogliano rendeva possibile la comunicazione tra il fortino ivi posizionato e la fortezza di Gradisca anche se la presenza fra i due del fiume Isonzo rende tale diceria di dubbia veridicità). Paradossalmente la dismissione della costruzione fortificata sul colle coincise, qualche anno più tardi, con la calata dei Turchi nel 1499 in Friuli (l’ultima ondata). Di quel fortino rimangono, ad oggi, le mura perimetrali del camposanto della chiesetta con la tipica forma “a stella” veneziana (che si ritrova anche a Palmanova) utilizzata per fare in modo che un eventuale colpo di cannone che fosse andato a scontrarsi con il muro non avrebbe danneggiato l’intera struttura difensiva ma i danni sarebbero stati limitati alla zona ristretta della “punta” della stella. Poco più tardi giunge a Fogliano il capitano di ventura “Teodorico Trivulzio da Borgomanero”, conosciuto come “Teodoro del Borgo”, che nel 1514 aveva prestato aiuto a Girolamo Savorgnano, accerchiato ad Osoppo da Cristoforo Frangipane e dal Rizzano. In questo periodo lo stesso Teodoro soffre per la mancanza di acqua finché una pioggia ristoratrice riempie nuovamente le cisterne del castello dove si era arroccato. A seguito di questi aspri conflitti Teodoro decide di edificare una chiesa quale ex-voto alla Madonna, tradizionalmente riconosciuta come protettrice della Serenissima Repubblica di Venezia. Sopra l’architrave della porta d’ingresso l’epigrafe ricorda agli avventori chi volle la costruzione del tempio: “Magnificus D[omi]n[u]s Theodorus Burgiensis Eques auratus et ill[ustrissi]mi Domini veneti armoru capitaneus fanu hoc sumo in colle vici foglivni dive Virgini Magni Dei Genetrici ex voto construi faciebat Anno Domini MCCCCCXXI” (Il magnifico signore Teodoro del Borgo, insigne capitano di cavalleria e illustrissimo signore, capitano dei soldati veneti fece su questo colle vicino Fogliano, costruita come ex voto alla Vergine Gran Madre di Dio. Fece nell’anno del Signore 1521). Sotto l’architrave è scolpito un angelo, simbolo della famiglia Astori, costruttori di chiese e di altari, attivi nel Friuli del Cinquecento. All’interno, ad una sola navata senza transetti, la chiesa presenta due cicli di affreschi: il più antico, datato 1526 come attesta un’epigrafe posta sotto alla Madonna assisa in trono, e il più “recente” del 1572. Il primo ciclo venne riportato alla luce con i restauri degli anni Ottanta del secolo scorso e sono di autore ignoto. I secondi risultano essere opera di Giacomo Secante, pittore udinese. Nell’arco si ritrova la predicazione del Battista ed episodi della vita di Cristo, dalla crocifissione alla sepoltura, dalla risurrezione alla gloria. Sotto l’arco le quattro sante ausiliatrici, invocate dalla popolazione per mali corporali: Sant’Agata, Sant’Apollonia, Santa Lucia e Santa Caterina. All’interno dell’abside, ad altezza naturale, si trovano i dodici apostoli e al di sopra di essi la Madonna in trono col bambino, san Girolamo alla sua destra e San Francesco alla sua sinistra. Sopra la porta seicentesca della sagrestia campeggia una Natività, episodio mancante dall’arco absidale ma posto all’interno di esso per sottolinearne non solo l’importanza teologia ma la fondamentale connessione con il culto della stessa chiesa (ricordo che l’epigrafe stessa sottolineava la devozione alla Vergine gran Madre di Dio). Nel 1593 il patriarca Francesco Barbaro, visitando la chiesa, ordinò che da essa fosse asportata “una tomba”, probabile luogo di riposo eterno dello stesso capitano di ventura Teodoro del Borgo. Dalle visite pastorali di quegli anni si rileva, inoltre, la presenza di due altari laterali, uno dedicato a San Martino e uno a San Valentino con due rispettive confraternite (san Valentino si trova raffigurato in entrambi i cicli pittorici). Vari furono i rimaneggiamenti tra cui il rifacimento ottocentesco della pavimentazione. Nel 1818 un anonimo visitatore di lingua tedesca trascrisse nel suo diario, tradotto nel secolo scorso da Carlo Luigi Bozzi, la sua visita alla chiesetta di Santa Maria citando, tra le cose che lo colpirono, come “L’interno della chiesa è di una povera semplicità e soltanto i gradini dell’altar maggiore e di un altare laterale dedicato alla Madonna sono molto interessanti, perché intagliati in un bel marmo nero in cui si notano belle fossilizzazioni di pesci e granchi.”, altari oramai perduti dopo le vicende storiche delle due guerre mondiali ed i restauri. A terminare la storia della chiesetta la presenza, per soli cento anni, di un campanile eretto a destra dello stesso luogo di culto. Costruito nel 1815 dalla popolazione foglianina fu distrutto esattamente 100 anni dopo, nel 1915, per evitare che potesse divenire postazione d’osservazione per i militari italiani. La chiesetta, dopo la costruzione dell’odierna parrocchiale nel 1900, fu quasi dimenticata fino a trent’anni fa quando ritornò al centro delle tradizioni religiose: ad oggi vengono celebrati qui la Via Crucis del Venerdì Santo, la Messa del Lunedì di Pasqua e la festività del Corpus Domini.