Riforma degli enti locali: le priorità sono efficaci servizi ai cittadini

Tutti sapevano che l’attuale situazione è insostenibile: 216 Comuni, dei quali 155 con meno di 5000 abitanti, non possono più dare risposte adeguate alle esigenze attuali del territorio regionale e della sua popolazione. Tutti lo sapevano e lo dicevano, ma quando è arrivata la prima ipotesi di una nuova organizzazione è scoppiata la bagarre fino al punto, secondo le cronache giornalistiche, di sentire il sindaco di Fogliano Redipuglia che invita i colleghi alla guerriglia istituzionale contro la proposta di organizzazione territoriale della Giunta regionale se non nei confronti della stessa legge. In questi giorni, nei quali i consigli comunali ed i sindaci, sono chiamati dalla legge ad esprimersi sulla adesione dei loro Comuni ad una Unità territoriale intercomunale, il dibattito pare generare più confusione che chiarezza. Anche per quanto riguarda il territorio di quella che oggi è la Provincia di Gorizia. C’è chi ritiene che l’unità territoriale dell’Isontino, Alto e Basso, sia oggi essenziale perchè i Comuni sono già assieme nel gestire importanti servizi e avrebbero più peso nel cercare finanziamenti europei; c’è chi prospetta nuove aggregazioni di zone industriali da Gorizia a San Giorgio di Nogaro passando per Monfalcone; chi vede più importante l’unione di Comuni con vocazione marittima da Duino Aurisina alla Bassa Friulana; c’è anche chi ricorda che Gorizia è erede del Patriarcato di Aquileia e quindi potrebbe avere un ruolo sul territorio attuale della Diocesi isontina, che si estende fino alle porte di Trieste ad est e fino a Cervignano e Aquileia ad Ovest. Criteri politici che hanno la loro importanza, ma il cittadino ha bisogno di chiarezza su livelli più vicini. Abbiamo bisogno di capire a cosa serve oggi un Comune; che funzione può avere una Unione di Comuni; quali potrebbero essere i benefici di una fusione tra Comuni. Si, perchè la legge di riordino comprende anche questa possibilità, anzi, per certe situazioni dove i numeri di abitanti sono troppo bassi, indica una priorità. Allora, la domanda per noi cittadini del Monfalconese, o della Bisiacaria, diventa di altro tipo: la gestione del nostro territorio, del supporto alle imprese, dei servizi sociali, dei servizi sanitari, delle strutture scolastiche, dell’offerta culturale,  sarà adeguata alle esigenze in caso di adesione ad una Unione Territoriale Intercomunale della Bisiscaria? A cosa dovrebbe rinunciare ogni Comune per ottenere dall’Unione un servizio migliore ai propri cittadini? E se guardiamo ai numeri, siamo sicuri che non si debba cambiare qualche cosa nell’assetto istituzionale? Il territorio, comprendendo anche Sagrado e Doberdò del Lago, alla fine del 2013 registra 64.884 abitanti (dati UrbiStat) ed è governato da nove sindaci che si avvalgono della collaborazione di 37 assessori. Certamente in questo momento la legge ci chiede di esprimerci sulle Unioni territoriali, ma queste Unioni non potrebbero essere il punto di passaggio per prendere coscienza che la fusione dei Comuni sta già scritta nel futuro anche del nostro territorio?