Quel volontariato che opera in silenzio e non fa notizia…

Come ormai è diventata una consuetudine, durante la popolare festa denominata “Sagra delle Raze”, sotto il tendone dell’associazione “basket de Raza” si tiene un incontro con un vero un tuffo del mondo del volontariato locale dal titolo  “Semplicemente Daniele…”, da un progetto del socio fondatore Daniele Bucchini mancato pochi anni fa. Hanno partecipato alla serata la Polisportiva Nordest, Castelvecchio Gradisca Basket in carrozzina con il dirigente Carlo Cattai, il sodalizio “Vanessa – Un ponte per la vita e la solidarietà” è intervenuta Roberta Guido, che si adopera per aiutare i bambini colpiti da gravi malattie e “Il Nuovo Giorno” con Matteo Gregoretti, associazione del volontariato del Comune di San Canzian d’Isonzo che da anni si occupa di fornire occasioni di integrazione tra ragazzi disabili e non, e il Centro alla Vita con presenza di Chiara Bressan. Erano presenti anche la famiglia di Daniele e per le istituzioni con il sindaco Riccardo Marchesan. Il vero protagonista della serata è stato Sergio Cechet, 62 anni, bisiaco di Ronchi dei Legionari, che il 18 agosto del 1982, a causa dello scoppio di una granata, ha perso l’uso della vista e la mano sinistra. Il suo racconto, a momenti toccante, ha ripercorso tutto il suo calvario, da quando appena sveglio ha saputo che non avrebbe visto più la luce, ma solo il buio, alla sua razione, grazie alla sua grande forza di volontà, interagendo con nuovi e continui stimoli, dal praticare lo sci, ai corsi di subacquea, con un record mondiale in apnea, ad allenarlo era stato il famoso campione di apnea Jacques Majol, Sergio è arrivato a -47 metri nel 1999. Nel suo continuo raccontare, si è soffermato sul grado che gli è stato assegnato quello di Capitano d’Onore, passando da maresciallo fino ad arrivare a questo grado militare. Poi si è rituffato nuovamente sulle sue molteplici attività: dalla pittura, raccontando di come realizza un quadro, alle varie mostre che ha fatto in giro per l’Italia ed Europa, alla sua passione per i fuoristrada, al gettarsi con il paracadute da 4500 metri, al volare con l’aliante e parapendio insomma un fiume in piena.Il prossimo futuro lo vedrà impegnato nella sua nuova attività, sparare con la carabina e sperare di poter andare alle paraolimpiadi. Alla fine ha esortato i suoi “colleghi” portatori di handicap di uscire dal buio delle case, di vivere la vita, con le proprie problematiche, ma viverla, e alla fine una tiratina d’orecchi ai normodotati, rispettare le zone destinate ai portatori di handicap (parcheggio delle automobili) e quelli come lui che passeggiano con il bastoncino bianco: ” il filo che divide un normodotato ad una handicappato è sottile, non è detto che prima o poi non lo si possa diventare” così ha finito Sergio tra un tripudio di applausi e strette di mano.