Quando i dati parlano chiaro

Il 31 dicembre 2016 Monfalcone contava 27.991 abitanti, dei quali 5817 stranieri (20 per cento della popolazione) e tra questi il gruppo più numeroso proviene dal Bangladesh (1959). Il 31 dicembre 2020 la popolazione sale a 29.233 residenti, dei quali 8367 stranieri (28 per cento della popolazione) con 3817 provenienti dal Bangladesh.Sono numeri elaborati da Tuttitalia.it su dati Istat, mentre sul sito Istat è possibile avere i dati al primo gennaio 2022 che portano gli abitanti di Monfalcone a 29.637 con 8916 stranieri (30 per cento della popolazione totale).Altri dati di un certo rilievo danno, al primo gennaio 2021, la provenienza di 1506 persone dalla Romania e 544 dalla Croazia.I numeri sono aridi, ma parlano chiaro: in questi ultimi anni Monfalcone sta rapidamente cambiando sotto il profilo demografico in quanto la componente proveniente dall’estero è in significativo aumento e si conferma la tendenza alla multietnicità di questa città.E’ chiaro che il principale polo di attrazione è costituito dal cantiere navale Fincantieri dove la grande maggioranza dei nuovi arrivati, soprattutto dal Paese asiatico, trova lavoro nelle ditte che operano in appalto. Contratti e condizioni di lavoro sono stati in più occasioni motivo di proteste e non sono mancati interventi della magistratura. Così come all’inizio dello scorso secolo Monfalcone ha visto crescere il numero dei suoi abitanti con lavoratori provenienti prevalentemente dal Friuli, dalla Slovenia, dall’Istria e poi ha conosciuto le migrazioni da Regioni del Meridione d’Italia, oggi vede arrivare altri lavoratori da Paesi del nostro continente e dall’Asia.Colpisce di più, per le caratteristiche fisiche e la notevole quantità di arrivi, la presenza dei bangladesi. In questi ultimi anni, di fronte a questi mutamenti, l’amministrazione comunale ha puntato molto sul rispetto delle leggi e delle regole con l’obiettivo di diminuire l’impatto della presenza di questi immigrati soprattutto nel centro città, cercando anche di frenare l’apertura di nuovi servizi e negozi ’etnici’. Per le scuole, fin dove il Comune ha competenza, si sono chieste precise percentuali per la presenza di alunni stranieri nelle classi e si è assistito anche ad una carenza di posti nelle scuole materne che ha portato alla pratica esclusione di diversi bambini dalla loro frequenza. Gran parte di questi bambini sono figli di lavoratori immigrati.Le regole sono state fatte rispettare in relazione al numero di inquilini negli appartamenti e all’igiene nei punti vendita, soprattutto di generi alimentari. Polizia locale ed autorità sanitaria hanno svolto molti accertamenti, secondo le cronache locali, per verificare il rispetto delle norme soprattutto in locali abitati o gestiti da immigrati.Alla Fincantieri si è chiesto di adottare misure per diminuire la presenza di lavoratori stranieri e aumentare l’offerta di lavoro alla popolazione del territorio, avendo chiara la necessità che la grande fabbrica svolga anche un suo preciso ruolo di collaborazione nella gestione del fenomeno migratorio e delle questioni che esso porta con sé nella necessità di abitazioni, di assistenza sanitaria, di scolarizzazione, di relazioni sociali.La Fincantieri ha concretamente risposto con la ristrutturazione e l’adeguamento di quello che era un tempo l’asilo “SS. Redentore” riconsegnandolo alla funzione di scuola materna; ha anche donato al Comune una porzione del terreno di sua proprietà che si affaccia sull’inizio del Canale Valentinis.I problemi da affrontare, ce lo dicono le cifre sulla composizione della popolazione residente, non sono però diminuiti, anzi si stanno ampliando. Nel guardare a questi anni e alla realtà monfalconese, va detto che attività di volontariato tendenti a creare un clima di comprensione e convivenza tra comunità di diverse origini sono presenti in città attraverso le iniziative di associazioni sia laiche che di diverse parrocchie.L’insegnamento della lingua italiana ad adulti e bambini, i doposcuola, l’ospitalità e la partecipazione allargata alle festività ’etniche’, l’attività della Caritas sono segnali interessanti di una sensibilità presente nella popolazione di Monfalcone.Sempre con l’occhio allo sviluppo demografico, è emersa la richiesta del Comune di Monfalcone allo Stato per rivedere le norme sul ricongiungimento familiare rendendole più restrittive; non si vorrebbe che troppi lavoratori sposati che vengono dall’estero, si facciano raggiungere dalla moglie e dai figli. Fenomeno che già si vede e che amplifica i problemi. Fenomeno che chi apprezza il valore della vita familiare capisce molto bene.Guardando questo quadro, non sfuggono due atteggiamenti diversi nella nostra città: da una parte non si vuole una presenza straniera così alta e problematica e dall’altra c’è chi vede in una civile convivenza la premessa per una integrazione costruttiva per il futuro della città. Di fronte a questi temi, le comunità cristiane di Monfalcone scelgono la strada dei ’recinti’ e della difesa di quella che si pensa essere l’identità legata al passato o accettano la sfida di una testimonianza dell’annuncio del Vangelo che proprio in questi giorni risuona nella liturgia: “amatevi gli uni gli altri”, “da questo conosceranno che siete miei discepoli”? La fede mostra l’obiettivo, sta ai credenti trovare le strade migliori per realizzarlo in un mondo pieno di contraddizioni, fuori e dentro la stessa Chiesa.