“Profeti” nella realtà civile

Quali sono i “segni profetici” che la Chiesa può testimoniare nella realtà civile urbana? Proprio partendo da questo interrogativo – proposto, tra gli altri, nell’ultima Lettera pastorale di mons. Redaelli – i consigli pastorali delle tre parrocchie di Ronchi, hanno incontrato il Sindaco, il consiglio e la giunta comunale. La questione sottoposta dall’arcivescovo è risultata essere la domanda chiave per dare senso all’incontro avvenuto alcune settimane fa. Come si sono dunque presentate le realtà parrocchiali a questo incontro? Si potrebbe dire: operando con “sguardo contemplativo” – cioè di fede – nel riconoscere la città (secondo l’insegnamento della Evangelii Gaudium al n. 71). Erano presenti al pubblico incontro il sindaco Vecchiet, il vicesindaco Paola Conte, alcuni consiglieri comunali, gli operatori pastorali e i parroci don Boscarol e don Bottacin con il vicario don Franetovich. L’intervento di apertura è stato affidato al sindaco il quale ha posto le questioni sociali al centro della sensibilità dell’amministrazione comunale. L’assistenza in ambito sociale, gli anziani e le “piaghe” sociali giovanili (droga, vizio del gioco e problemi adolescenziali), hanno infatti accomunato sempre più spesso l’azione pubblica e quella pastorale. Sembra che la “simbiosi” tra comune e parrocchia rappresenti quel “fare rete” risolutivo e che rafforza due dimensioni – solo apparentemente – differenti. Molti i punti di forza evidenziati all’incontro: la collaborazione tra servizi sociali e Caritas, la presenza degli scout Ronchi1 ad alcune iniziative e manifestazioni e le responsabilità educative ricoperte dalle suore della parrocchia Maria Madre. Un dato rilevante e in un certo senso indicativo di preoccupazione è questo: circa il 2.5% del bilancio comunale pari a circa 2 – 3 milioni l’anno, è destinato a coprire i costi sociali. Vale a dire occuparsi delle situazioni di difficoltà e di sofferenza. Da questa “alleanza” che si concretizza in proficua collaborazione, è stato sottolineato che la Chiesa “parla” anche fuori dai luoghi puramente sacri: nelle case, nel disagio e nel dolore, nel lavoro e nella politica. Restituire fiducia, non lasciare spazio alla paura, favorire l’integrazione e la convivenza, riscoprire “le periferie” cittadine e parlare ai giovani per il futuro in una società seriamente inclusiva. Queste sono state alcune delle considerazioni portate al vaglio del consiglio comunale, ma la ricchezza di altri temi analizzati non è mancata. I deboli della comunità al centro dell’azione pastorale e politica, la verifica d’insieme delle tematiche urgenti lavorando ad un osservatorio sul mondo del lavoro, il monitoraggio di amministrazione e Caritas sulle situazioni critiche in città, la cura dell’ambiente  per arginare il degrado urbano con azioni mirate di riqualificazione, l’apertura di una riflessione sull’abbandono delle case (cosa viviamo?) e il sostegno al mondo della solidarietà e dell’associazionismo (cattolico e non) che è portatore di valori di crescita ed è capace di sensibilizzare e responsabilizzare gli individui di una comunità. Una serata intensa con molti obiettivi e finalità comuni. Tanti aspetti che messi insieme aiuteranno tutti ad accorgersi che camminare assieme si può per uscire dall’egoismo. Per fare in modo che “l’io diventi noi”. La dimensione civile è quella ecclesiale guidano tutti a costruire il futuro per non restarne “vittime”. Rivitalizzare i centri urbani e gli oratori, puntare sulla “scommessa educativa” della scuola, della catechesi in parrocchia e delle istituzioni, potrebbero essere degli ottimi punti di ri-partenza. Anche l’Evangelii Gaudium ci invita a prendere ulteriormente in considerazione l’integrazione come occasione di sviluppo e gli spazi come sede di relazione. Le risorse ci sono. Il lavoro non manca. Solo insieme si potrà dimostrare di essere costruttori del Bene Comune.