Pessimismo da allontanare

Ospitata come ogni anno nel cortile della ditta Bertinazzi, sabato 19 giugno la comunità di Ronchi dei Legionari si è ritrovata  per celebrare assieme la memoria di san Vito martire. L’intercessione di questo santo, popolarissimo nel Medioevo, veniva spesso invocata contro la letargia, uno stato patologico caratterizzato da un sonno profondo. Anche Gesù nel vangelo di questa domenica è colto da un sonno profondo, un sonno però che, contrariamente alla letargia, qui ha un carattere estremamente positivo.”Se da una parte infatti”, come ha ricordato don Mirko nell’omelia, “il dormire di Gesù ci rivela tutta la sua umanità e la sua conseguente stanchezza, esso esprime anche la sua radicale fiducia nel progetto del Padre”, quello stesso Dio che appare in tutta la sua potenza a Giobbe nella prima lettura e che ci fa cogliere che “la creazione non è in balia di meccanismi ciechi, ma è come guidata dall’ordine e dall’agire sapiente del Creatore.”Avendo in mente queste considerazioni, non si fa più tanta difficoltà a capire come mai, lungo la storia, questo testo sia stato spesso interpretato come una prefigurazione simbolica della passione del Signore: il suo dormire anticipazione del suo morire, il legno della barca anticipazione del legno della croce, il suo risvegliarsi ed il suo porre fine alle potenze che sembravano avere la meglio anticipazione della sua Resurrezione.Gesù quindi è colui che – non senza una certa dose di ironia! – anche in mezzo alle tempeste che spesso sconvolgono la vita, è capace di dormire pesantemente, non perché è un “superman”, ma in virtù della sua fede nel Padre e del suo essere “una cosa sola con Lui”.”L’invito di questa sentita memoria”, ha continuato don Mirko, “sull’esempio concreto di san Vito che non abbandonò la sua fede e la sua gente neanche davanti alla tempesta della persecuzione di Diocleziano, possa essere quello di non lasciarci andare al pessimismo, ma di vedere e vivere le molte tempeste che si abbattono su di noi come delle occasioni per far venir fuori quello che siamo veramente. Anche se nel bel mezzo del viaggio ci può sembrare di aver fatto una scelta stupida, in cuor nostro sappiamo che non avremmo potuto fare a meno di passare all’altra riva.”E d’altra parte che cosa c’è di più umano che l’affrontare con coraggio il mare della vita? È dall’Ulisse di Omero che l’uomo si trova coinvolto in un viaggio di ritorno sballottato dalle onde avverse, ma è solo con Cristo che noi, nuove creature, possiamo dire con il poeta che anche “il naufragar c’è dolce in questo mare”.