Personale di Giuffrida a Monfalcone

“Mi sento prigioniero in certe durezze della vita ed ecco che la pittura mi permette di liberare i tormenti del mio animo e di esprimerli sulla tela”. Queste sono state le parole con cui il pittore Pino Giuffrida ha cercato di spiegare la sua esigenza di dipingere. “La grande crisi dell’esistenza” è la mostra che l’artista ha presentato all’Angolo Maritani del Caffè Carducci di Monfalcone sabato scorso e che inaugura il nuovo anno di incontri artistico-culturali del locale, promossi da Paolo Posarelli. “Pino Giuffrida realizza la quotidianità attraverso la configurazione dell’uomo in estranei paesaggi. Le sue opere trasmettono il tormento dell’artista e lo spirito di ricerca di un equilibrio dell’animo.”  L’artista Diego Valentinuzzi, ospite all’inaugurazione della mostra, ha presentato così l’artista triestino che si dedica da diverso tempo alla tematica esistenzialista.Pino Giuffrida ha incominciato a dipingere nel 1968 , dedicandosi alla pittura astratto-simbolica e successivamente a quella surreale. Questi stili di pittura però non soddisfavano ciò che lui voleva esprime e comunicare e, in seguito a diverse letture e studi, ha maturato un diversa espressione d’arte, dedicandosi alla tematica esistenzialista.Giuffrida non intende criticare la società con le sue opere bensì pone al visitatore alcune problematiche che lo tormentano, al fine di smuovere la coscienza delle persone su alcuni aspetti  legati al modo d’essere dell’uomo e alla sua esistenza. “Ragione come condanna?” è una delle tele più significative della mostra in quanto mette in risalto la condizione dell’uomo di essere razionale , spesso condannato proprio per questa sua peculiarità a soffrire. Se l’uomo infatti non fosse sempre consapevole di ciò che gli accade probabilmente condurrebbe un’esistenza più tranquilla.La mostra sarà visibile fino a giovedì 21: un’occasione per rivedere attraverso le tele problematiche che riguardano l’uomo e con cui è costretto a combattere per cercare di condurre una vita più serena.