“Osanna”: un libretto che ha attraversato un intero secolo

Era stato stampato la prima volta nel 1917, Osanna. Un libretto che ha attraversato i secoli, assieme al fratello Gloria Viktoria. Entrambi raccolte di canti popolari, il primo religiosi, il secondo profani e nazionalistici. Si tratta di due testimonianze rare e importanti da valorizzare. Lo aveva capito molto bene don Renzo Boscarol, scomparso un anno fa, il 7 marzo 2021, che aveva promosso assieme all’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari, nello specifico con il sindaco, Livio Vecchiet, la ristampa anastatica proprio di quell’”Osanna” ritrovato nella cantoria della chiesa parrocchiale di San Lorenzo insieme a numerosi spartiti del periodo della profuganza a Wagna e Leipzig. Don Renzo non c’è più ma il suo lavoro prosegue e proprio in occasione dell’anno dalla scomparsa Osanna ha avuto luogo la consegna, simbolica, al parroco attuale, monsignor Ignazio Sudoso, e al collaboratore parrocchiale don Mirko Franetovich è avvenuta in municipio lunedì mattina alla presenza del comandante della stazione dei carabinieri di Ronchi, Mario Egidi, e del consigliere comunale Renato Chittaro. “Il libretto era stato stampato nel 2020, ad agosto, proprio su idea di don Renzo – ha ricordato il sindaco Vecchiet – ma con la situazione che poi si è creata non siamo mai riusciti a presentarlo. Si inserisce nell’ambito dei nostri gemellaggi decennali, in particolare con Wagna, proprio per l’importanza della testimonianza”.Don Ignazio ha rilevato come sia “importante mantenere la memoria di questi canti che chiaramente sono il deposito di una cultura e di una tradizione del nostro territorio e delle nostre genti. Sono canti che i nostri avi hanno cantato a Wagna da profughi e che hanno riportato a casa a fine guerra. Nella prefazione don Renzo aveva ragione nel ricordare che facciamo tutti parte della stessa razza, quella umana”. Don Mirko ha, invece, ricordato come al termine di alcune celebrazioni, dopo che erano stati cantati alcuni brani un po’ più datati, don Renzo rimanesse in silenzio commosso. “Mi raccontò, un giorno, che rivedeva i volti delle persone che li avevano cantati e che ormai non c’erano più”, ha confessato il sacerdote. Tornando al libretto, in pieno periodo bellico, nel 1917, la contessa Maria (de) Pace, nata a Tapogliano nel 1882 e morta a Graz nel 1958, decise di trascrivere un cospicuo numero di canti popolari sia sacri che profani ad uso dei profughi del Goriziano che si erano rifugiati in Austria, a Graz e in altre zone della Stiria. Proprio a Graz la contessa diede alla stampa due opuscoli chiamati ’Gloria-Viktoria!’ e ’Osanna’, contenenti il primo canti popolari friulani e tedeschi, il secondo brani liturgici e di musica sacra. Ogni brano, con accompagnamento per pianoforte, organo od harmonium è anche tradotto nelle altre lingue. Così la Luogotenenza della Stiria fece pubblicare i libretti distribuendoli, poi, ai profughi di origine friulana e bisiaca. Oltre alle due messe popolari di Haydn e Schubert, vi sono altri canti per i vari periodi liturgici dell’anno. Di chiaro stampo fine ottocentesco, stampati con i colori sgargianti e lo stile artistico della Belle Epoque, alcuni di questi libretti sono sopravvissuti a due guerre e hanno raggiunto i nostri giorni. Come quello che, usato fino all’ultimo organista di Ronchi, Flavio Ermacora, è stato utilizzato per salvarne la memoria con una copia anastatica.