Omelia e preghiera in dialetto “bisiac”

Nella scorsa settimana, in occasione della “Cunsission”, la comunità di Fogliano ha potuto vivere l’esperienza singolare della “Messa Bisiaca”. Non si è trattata ovviamente di una celebrazione tutta in “bisiac” quanto di una S. Messa con alcune parti, come l’omelia e la preghiera dei fedeli, eseguite nella lingua semplice e genuina della gente di questi territori. Se lì per lì questa novità ha destato qualche esitazione in alcuni convenuti, poco dopo, l’occasione di poter pregare anche in dialetto è stato accolta con naturalezza dai presenti. Non come forma di chiusura nel proprio piccolo mondo ma come apertura a tutte le culture e, quindi, anche a quelle che pregiudizialmente sono a torto definite “minori”. Esse  racchiudono invece potenza espressiva e un valore che sta oggi riemergendo in diversi ambiti. Nulla quindi di dissacrante, anzi. La “Messa Bisiaca” è divenuta un modo per presentare la liturgia  come espressione vicina al quotidiano, in una realtà come quella del monfalconese dove il “bisiac” rimane ancora oggi estremamemente diffuso (pur nelle sue differenti forme) nei più diversi gruppi sociali.L’omelia di don Giulio Boldrin ha colto bene questi elementi, rendendo partecipata la liturgia che è stata animata anche dal coro di Fogliano e dai giovanissimi della parrocchia: Margherita, Matilde, Sara, Stefania, Valerio e Victoria.L’esperienza non è in realtà del tutto nuova in quanto l’Associazione Culturale Bisiaca da trent’anni ripropone questo tipo di celebrazione nei diversi paesi bisiachi in occasione del proprio congresso biennale, per i propri associati. In questo caso però, sempre grazie l’aiuto dell’ACB, si è potuto vivere un momento intenso anche al di fuori dei consueti circuiti.