Oltre la semplice unione…

Alle parole ed ai fatti riguardanti il tema dell’unificazione dei Comuni sul territorio monfalconese, si aggiungono in questi ultimi tempi nuove parole. Dopo la raccolta di firme dei cittadini che ha avuto successo a Monfalcone, Ronchi e Staranzano per richiedere il referendum sulla fusione dei tre Comuni, due consigli comunali hanno detto no alla fusione (Staranzano e Ronchi) ed uno ha detto si  (Monfalcone). Le motivazioni del no spaziano dalla difesa dell’identità locale alla opportunità di dare una maggiore democraticità ai risultati del referendum tra i cittadini, alla sfiducia nelle migliorie che potrebbero portare le unificazioni. Le motivazioni del si fanno riferimento all’inevitabile necessità di dare maggiore forza e migliore gestione al territorio attraverso una programmazione economica e dei servizi più adeguata alle esigenze attuali. Quando l’Associazione Città Comune, davanti all’inerzia delle istituzioni locali,  ruppe gli indugi e decise di rivolgersi ai cittadini per poter ottenere il referendum sulla fusione dei tre Comuni, da una parte e dall’altra il dibattito si fece acceso, ma dobbiamo registrare che si è trattato più di un dibattito tra e all’interno dei partiti che di un reale coinvolgimento dei cittadini, L’Associazione Città Comune ha proposto incontri pubblici in tutti e tre i Comuni interessati, ma è stata la sola a farlo. I partiti hanno discusso al loro interno e un sindaco ha fatto anche una sua battaglia a suon di volantini per dissuadere i propri cittadini dal firmare la petizione per il referendum, ma nessun incontro pubblico per chiarire la loro posizione. Una prospettiva, da sempre presente tra gli aderenti all’Associazione Città Comune, è quella di arrivare ad un unico Comune che comprenda l’intero mandamento di Monfalcone. Hanno comunque scelto di iniziare proponendo la fusione di Monfalcone, Ronchi e Staranzano. Davanti a questa proposta più di qualcuno ha detto: anche no, perchè vorremmo la fusione di tutti i Comuni che nel frattempo si stanno organizzando nell’Unione Territoriale voluta dalla legge regionale. Chi ha recentemente espresso in forma ufficiale ques’ultima posizione è il partito di maggioranza a Ronchi, ma qualche aderente a questa linea di pensiero appare anche in altre assemblee comunali dello stesso partito. La credibilità della proposta si deve basare sui fatti. Questo partito sostiene il sindaco di Ronchi che si dichiara contrario alla legge che ha istituito le Unità territoriali e che è sceso in piazza in difesa dell’identità ronchese contro la fusione dei tre Comuni. La situazione attuale vede la richiesta di referendum sulla fusione e i pareri dei tre Comuni in passaggio dalla Direzione centrale Autonomie Locali al Consiglio regionale al quale spetta la decisione definitiva. Potrebbe in questa fase inserirsi una proposta di allargare la fusione a tutti i Comuni del mandamento? E’ un terreno da esplorare, ma certamente richiede dei passi ufficiali dei consigli comunali interessati. Allora, la credibilità e l’attuabilità della proposta del partito di maggioranza a Ronchi passa attraverso la sua capacità di convincere i consigli comunali ad esprimersi autonomamente su un nuovo quesito referendario che riguardi almeno tutti i Comuni del mandamento. Se i consigli comunali fossero in accordo su questo non occorrerebbero raccolte di firme e il Consiglio regionale potrebbe ragionarci sopra e vedere se promuovere un referendum tra tutti i cittadini del mandamento. Potrà succedere questo?  Altrimenti è logico che i fatti prevalgano sulle parole e il referendum avvenga nei tre Comuni per i quali le firme dei cittadini lo hanno chiesto.