Nuova veste liturgica per la cripta del duomo

L’arcivescovo mons. Carlo ha benedetto domenica 23 ottobre i nuovi ambone e sede della cappella feriale ricavata nella cripta del Duomo di Monfalcone concludendo con tale celebrazione la definizione del nuovo presbiterio di tale cappella, progettato dall’arch. Rodolfo Boscarol.  

La cerimoniaI lavori sono stati permessi, per questo complessivo adeguamento liturgico, da un primo finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia (presente alla cerimonia con il presidente Alberto Bergamin) che ha permesso di realizzare l’altare con la sua predella e da un secondo intervento della Fondazione CaRiGo con un ulteriore finanziamento concesso dalla Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse (presente con il presidente Carlo Feruglio), per l’ambone e la sede. Dinanzi anche sindaco di Monfalcone Anna Cisint e al consigliere regionale Antonio Calligaris, dopo una breve ma ricca spiegazione dei significati liturgici ed artistici dei nuovi manufatti ad opera del progettista, il parroco don Flavio Zanetti ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della nuova sede e del nuovo ambone e chi ha finanziato, quindi il vescovo ha fatto la benedizione.La distanza temporale tra la benedizione del nuovo altare nell’aprile del 2017 e quella appena impartita ad ambone e sede ha permesso alla parrocchia di valutare più attentamente, nel tempo intercorso, il progetto originario di adeguamento liturgico della cripta, apportandovi quelle correzioni che l’assemblea dei fedeli ha definito con la forma che essa ha assunto, in questi anni, nel suo riunirsi spontaneo attorno alla mensa del sacrificio pasquale, con povero e modesto leggio ligneo e una sedia da cucina per la seduta del celebrante. L’assemblea ha quindi definito la localizzazione dei nuovi fuochi liturgici e il modo con cui li attornia. Il progetto ha definito esteticamente, liturgicamente e matericamente i due ultimi fuochi liturgici.  Nella cripta il nuovo altare sulla nuova predella occupa la campata antistante il vecchio altare nella piccola abside; ai suoi lati sono collocati il nuovo ambone, col suo gradino che permette l’elevazione del lettore e la sede per il sacerdote, ovvero la seduta della presidenza dell’assemblea celebrante.

La storiaRipercorrendo la storia di questa cripta si può vedere che essa, con tutto il duomo, nasce in conseguenza delle rovine apportate dal bombardamento austriaco del 9 giugno 1915 al vecchio Duomo medievale e seicentesco in Via S. Ambrogio, con una distruzione così estesa da costringerne la demolizione alla fine della guerra. La cripta del Duomo di Monfalcone, sottostante il presbiterio originario della chiesa, con il suo carattere commemorativo della “perenne gloria dei caduti” è una delle ragioni fondanti del bando di  concorso di progettazione del 1922, e probabilmente il motivo principale che giustifica il reperimento dei finanziamenti con cui venne edificata tutta la nuova chiesa, che era anche la nuova parrocchiale principale della città, ricavati dall’intensa attività dell’Opera di soccorso per le chiese rovinate  dalla guerra” costituita in Patriarcato di Venezia all’indomani del 1° conflitto mondiale da Mons. Celso Costantini, per recuperare i luoghi di culto del Triveneto distrutti o danneggiati  durante gli eventi bellici. Il progetto vincitore del concorso, di Gino Benigni e Francesco Leoni, prevedeva un perfetto schema basilicale paleocristiano a tre navate con un sacello collocato alla fine dell’aula in corrispondenza dell’abside e delle prime due campate, sopra cui si sviluppava un presbiterio non molto ampio. L’intervento della Commissione giudicatrice richiese, tra le altre cose, di estendere tale sacello alle navate laterali in modo da definire un ampia cripta in cui collocare la cappella votiva dei giovani “martìri” per la patria. Alla inaugurazione del Duca d’Aosta del 9 giugno 1929 la cripta era costruita ed in essa una lapide pavimentale celebrava il sacrificio dei giovani italiani della Terza Armata, a costituirne le reliquie simboliche. In tale cripta un altare permetteva le funzioni liturgiche commemorative e l’altare principale della chiesa sorgeva sul soprastante presbiterio in corrispondenza di tale simbolico reliquiario. A seguito dei lavori di restauro e rifacimento liturgico del Duomo, intrapresi all’inizio del nuovo secolo, la cripta, molto raramente utilizzata per funzioni liturgiche soprattutto nei decenni finali del ’900 è stata restaurata, con l’eliminazione in particolare delle principali problematiche di umidità, e chiusa con pareti vetrate sui 4 fornici di ingresso dai deambulatori è diventata la cappella feriale. In essa il rifacimento dell’impianto elettrico e la realizzazione ex novo di quello termico hanno permesso, assieme ad altri lavori, il riutilizzo dello spazio. Per la cripta che si trovava nella configurazione originaria del 1929, è stato predisposto un progetto di adeguamento liturgico ai dettami del Concilio Vaticano II a completamento di quello più generale che ha riguardato l’intera chiesa. La lapide commemorativa dei giovani della Terza Armata si trova ai piedi del nuovo altare. Sulla verticale della lapide commemorativa sta, nel presbiterio alto soprastante della chiesa,  il nuovo altare col ciborio, a ricordare quanto avveniva nelle chiese medievali con l’altare sopra alla cripta con le reliquie del Santo che lì veniva venerato. Questa appena descritta risistemazione liturgica di tutto il duomo  ha rispettato e continuato l’impostazione originaria culturale definita fin dal progetto di concorso di questa chiesa novecentesca, sopradescritta.

L’altare, l’ambone e la sedeLa definizione formale dei tre fuochi liturgici del presbiterio, altare, ambone e sede, si avvale di una astrattezza geometrica tipicamente contemporanea, trattata matericamente in modo molto  antichizzato. Sono tre elementi in pietra del carso (fioritello fiammato e spazzolato) definiti come  oggetti massivi più scultorei che architettonici, in cui il materiale e il suo trattamento superficiale conferisce una patina di arcaicità, voluta per poterli far colloquiare con l’architettura della cripta, tipicamente medievaleggiante, del progetto realizzato da Benigni e Leoni in piena consonanza con il revival degli stili storici ancora tipico degli anni 20 del 900. Questi fuochi liturgici contemporanei sono oggetti che vogliono alludere alla  essenzialità, semplicità e talvolta ruvidezza formale che caratterizzava gli arredi liturgici nella quotidianità celebrativa delle più antiche  comunità cristiane.Elementi che qui si è voluti di aspetto antico ma radicati nella realtà di queste terre dell’aspro paesaggio carsico, col ricorso all’uso della pietra locale e con la particolarità del suo trattamento materico e formale.L’altare, consacrato ed utilizzato ormai da tempo è una semplice mensa in pietra appoggiata su uno stipes, un segno quasi elementare a definire la mensa del sacrificio pasquale, nella sua essenzialità formale. Più complessa formalmente la definizione dell’ambone, simbolo del sepolcro vuoto della Resurrezione e del suo giardino, che sorregge il leggio su cui si accosta la figura del lettore, eretto,  in piedi, come è proprio dell’uomo risorto cui vuole alludere. Il sepolcro di Giuseppe di Arimatea, scavato nella pietra di Gerusalemme, è qui tradotto nelle pietra locale del Carso a sottolineare l’universalità del sacrificio e del messaggio del Risorto, rappresentato nei secoli come  avvenuto  in ogni luogo della terra e per ogni gente, come  anche nelle ambientazioni paesaggistiche di tante rappresentazioni a carattere sacro nella storia dell’arte, di cui è ricco per esempio il periodo rinascimentale. Nella cappella il sepolcro vuoto è evocato nella pietra locale del Carso, un sepolcro scavato da mano di uomo e ancora grezzo nella sua definizione materica, solcato da da anfratti, fratture e grotte come è nella terra, nella roccia e nel paesaggio carsico monfalconese. Il leggio che nell’ambone sorregge il libro della Parola è in legno d’ulivo, simbolo di pace e riconciliazione, di rinascita e rigenerazione,  di eternità, è l’ulivo delle Palme che rappresenta il Cristo che col suo sacrificio diventa riconciliazione e pace per tutta l’umanità. Una seduta massiva e monumentale di forme medievaleggianti definisce la sede del celebrante, a rimarcare la dignità e l’importanza della Presidenza dell’assemblea e del sacerdozio: essa si volge verso l’ambone a sottolineare come il sacerdote che presiede sia il primo ascoltatore della Parola  che dall’ambone viene proclamata. Il presbiterio centrale, così dilatato spazialmente a comprendere ambone e  sede, posti oltre le colonne centrali, definisce un luogo di intensità liturgica che comprende anche lo spazio proprio della lapide di dedicazione della cripta a quei giovani che più di cent’anni fa hanno perso la vita sui pendii di questa terra di confine, martiri che in tal modo la pietas cristiana ricorda e celebra ad ogni celebrazione eucaristica. Una lampada posta su di una lucerna sopra la porta d’ingresso dalla piazzetta S. Ambrogio, ristabilita nei recenti restauri,  li ricorda nella luce perpetua. I lavori sono stati realizzati dalla ditta Di Lena snc di Di Lena Igor & C di Medeuzza e Marmi Sgubin di Freddie Sgubin di Monfalcone.