Mosaici da riscoprire e valorizzare

Valorizzare un’area di grande pregio storico e archeologico, anche  attraverso la fruizione diretta di alcuni reperti archeologici giacenti ancora sottoterra, ecco quello che chiede un gruppo di residenti di San Canzian d’Isonzo. Stanno per iniziare i lavori di riqualificazione del piazzale antistante la chiesa parrocchiale dei Santi Martiri a San Canzian d’Isonzo, dove negli anni ’60 il professor Mario Mirabella Roberti, alla guida di un gruppo di  studenti dell’Istituto di Archeologia Cristiana dell’Università di Trieste, coadiuvato dall’allora assistente professor Sergio Tavano, portò alla luce i resti di una basilica paleocristiana di 32 x 16 metri  risalente al VI secolo d. C.. Alcuni lacerti del pavimento musivo, più esposti al rischio di rovinarsi perché molto vicini alla superficie, furono “strappati”, restaurati e sono attualmente conservati nell’Antiquarium Canzianense. Altri, che si trovavano a 70-80 cm dalla superficie, furono lasciati sul posto e ricoperti. Sono proprio questi che il gruppo di cittadini propone di riportare alla luce nell’ambito di un’integrazione al progetto di riqualificazione elaborato dall’attuale Amministrazione Comunale, progetto nell’insieme apprezzato. Si tratta di tre iscrizioni di donatori, con i nomi di cinque persone, che  contribuirono alla realizzazione del pavimento della basilica secondo la disponibilità delle loro tasche e di un ampio lacerto cosiddetto  “a chele”, danneggiato da un incendio, ma ancora riconoscibilissimo, affiancato per un bel tratto della cornice, che contornava tutta la pavimentazione della basilica.Sono elementi decorativi prevalentemente geometrici, affini a quelli esistenti a Grado ed Aquileia, ma anche con apporti originali, come la cornice ad archetti con funzione divisoria, solo qui, nel senso della larghezza della navata. Emerge un quadro multiforme a livello sociale (dal tonsor/barbiere al notaio con la moglie Maria e nell’organizzazione ecclesiastica (i gradi gerarchici di lector e diacono), ma anche la funzione per così dire “livellatrice” della fede, che dava a qualsiasi offerente una pari dignità e collocazione nello spazio della basilica. Sarebbe  importante che questi mosaici fossero riportati alla luce, restaurati ed opportunamente protetti con sistemi individuati da tecnici esperti, in modo da renderli visibili e fruibili , affiancati da  didascalie illustrative. Questo recupero darebbe più valore a tutto il piazzale, meta di studiosi, appassionati e turisti e potrebbe costituire un motivo di orgoglio per tutti gli abitanti del Comune di San Canzian.Un vero e proprio salto di qualità per il territorio, attraverso la riscoperta delle antiche radici cristiane di una comunità (e come non ricordare la preziosa piccola basilica di San Proto del IV sec. d.C. anch’essa sottoterra? ). È viva pertanto la preoccupazione che tutto quello che si trova a breve distanza dal suolo possa restarvi per sempre, seppellendo non solo i mosaici, ma anche la speranza che i lavori di messa in luce, restauro e fruibilità vengano ripresi.