Lavoro, dignità e cambiamenti. Le garanzie? Nello “Stato sociale”

Le trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro, oggi si parla di lavoro 4.0; la qualità del lavoro e la sua dignità, da non confondersi con qualche tentativo di miglioramento economico; la questione degli appalti e dei sub-appalti e la professionalità ma anche la questione della sicurezza e della formazione; le prospettive future cioè quali produzioni e quali professionali; infine, come passare dalle promesse elettorali ad una pratica politica cioè ad un reale cambiamento in tema di lavoro, di stipendi, di capacità di far lievitare il territorio e di coinvolgersi delle aziende per il bene delle comunità nelle quali ineriscono.Questi gli aspetti più rilevanti di un incontro svoltosi venerdì scorso a Ronchi dei Legionari alla presenza del dott. Roberto Rossini, bresciano e presidente nazionale delle Acli. Il dirigente dell’associazione ha concluso a Ronchi la sua visita in Friuli Venezia Giulia per celebrare con dirigenti e amici il settantesimo di fondazione del circolo Acli intitolato alla memoria di Giuseppe Toniolo. Attorno al tavolo, dopo il saluto augurale del presidente del circolo Gianni Clem, amministratori e politici, sindacalisti, rappresentanti dell’artigianato e la presidente provinciale delle Acli di Gorizia, Silvia Poletti. Hanno interloquito con il presidente Rossini, il neo assessore regionale al lavoro Rosolen e per il sindacato Cgil e Cisl, Moreno Luxig e Alberto Montico. Ha portato il saluto anche Livio Vecchiet, sindaco di Ronchi, che non ha mancato di ricordare lo stretto rapporto tra giovani e lavoro e ha ricordato che la zona industriale e artigianale di Ronchi raccoglie non solo un numero significativo di lavoratori e tecnici, ma che le produzioni locali -grazie alla innovazione e alla qualità dei prodotti- lavorano quasi totalmente per il mercato estero.Il presidente Roberto Rossini – annunciando la prossima convocazione a Trieste di un convegno di studi che metta a confronto appunto il mondo delle università e i centri di ricerca per una risposta convincente alle sfide che avanzano – ha ricordato le quattro grandi trasformazioni del lavoro nel tempo della modernità, per ricordare che la sfida che la società deve affrontare è inedita quanto innovativa. Lavoro 4.0, infatti, indica un l’occasione per ripensare formazione e nuovi mestieri, qualità del lavoro e formazione, organizzazione della società e ruolo quindi delle diverse componenti e soprattutto dei ceti medi ma anche la scuola e la ricerca; ha attribuito alla politica un ruolo non solo esecutivo ma capace di raccogliere e guidare un cammino di trasformazioni e progetti. Alle Acli, ha sottolineato, spetta un ruolo promozionale e un compito specifico nella formazione in collaborazione con le altre componenti della società.I rappresentanti sindacali, non hanno mancato di dare concretezza alle loro sensibilità, movendo le acque del dibattito, cioè chiedendo una risposta concreta alla domanda di risposte al mondo giovanile ma anche a tutte le età per un lavoro capace di assicurare dignità umana; uguale richiesta riguarda le condizioni di lavoro, soprattutto dove esiste una giungla di appalti e sottoappalti. Il rischio reale di un lavoro a rischio continuo, di bassa qualità senza professionalità (pochi tecnici e tutti manovali), la realtà di una retribuzione che non guarda in faccia alle domande di senso di ogni individuo che lavoro ed a quelle di famiglia, la sproporzione fra lavoro di grande tecnologia e di lavoro a buon mercato, stanno a dire il cammino da fare.L’amministrazione pubblica, nella persona dell’assessore regionale, Alessia Rosolen, ha ricordato i tratti positivi della legislazione regionale e anche le nuove esigenze legate alle trasformazioni in atto (anche nella società) che prevedono nuovi mestieri e nuovi lavori, per fare un lungo ed interessante elenco delle sfide che ci attendono come società e non solo come individui e istituzioni. La garanzia della dignità del lavoro (tema dell’incontro) ed i cambiamenti del lavoro, ipotizzano prima di tutto una capacità di mettersi in rete tra agenzie e responsabilità; in secondo luogo chiedono potenziamento della formazione con un impatto reale e per il modo della scuola e del lavoro; infine, sin tratta di dare produrre strumenti che (legislativi e finanziari) che indirizzino la società tutta guardare alle integrazioni indispensabili. In particolare il rapporto tra fabbrica e territorio, reso troppo aleatorio e precario, impegna a guardare con attenzione proprio a quel bene comune verso il quale tutto, anche il lavoro, deve convergere. La riforma-conferma di un vero e proprio “stato sociale” potrebbe essere la risposta a queste trasformazioni ed ai problemi emergenti.Nel corso dell’affollato incontro, la presidenza del Circolo Acli ronchese ha consegnato un omaggio al presidente nazionale mentre sono state offerte targhe di riconoscenza a due ex-presidenti, Giovanni Fragiacomo (classe ’23) e Mario Dessenibus (classe 1929), a soci e presidente del circolo; analoga targa è stata consegnata a don Nino Comar, per ricordare il fondamentale ruolo ricoperto nel corso dei decenni passati dagli assistenti religiosi del circolo.