La vita ha senso se concepita come dono totale agli altri

Quale senso diamo oggi alle nostre feste patronali? Quale “adesione” riconosciamo in esse? Ci identifichiamo o riconosciamo coerentemente – come singoli e come comunità –  nell’esempio del Santo Patrono della nostra città? Nei mesi di luglio e agosto, in molte parrocchie del decanato, abbiamo festeggiato e ricordato diversi Santi Protettori delle nostre comunità.Ognuno di loro, dovrebbe essere un esempio o una guida possibile ai quali ispirarsi per vivere consapevolmente la vita comunitaria (non solo ecclesiale) dei nostri giorni. È “impresa non facile”; soprattutto dopo – e ancora, durante – il Covid che imperversa sulle nostre vite. Sono crollati certezze e stili di vita. In un certo senso, la crisi sociale ed economica che già c’era, si è rinforzata e ha continuato a scartare deboli, poveri e malati. Quest’ultima è la riflessione che è stata proposta a Ronchi in occasione della festa di San Lorenzo.Don Paolo Zuttion, decano e amministratore parrocchiale, ha officiato la Santa Messa delle 10.30 all’aperto al palaroller. Nella sua omelia ha ricordato quali erano per San Lorenzo i veri “tesori della Chiesa”.Al primo posto per il diacono martire vi erano i poveri che anche oggi abbiamo in abbondanza e che sono visti come un problema. La povertà nella società esiste a causa della mancanza di relazioni causata dal vivere in solitudine. “È necessaria un’economia di solidarietà che non guardi al profitto sfrenato. Dobbiamo imboccare una nuova direzione nel segno della solidarietà, delle relazioni e della fraternità” così il celebrante. Poi il riferimento al concepire la vita come un dono totale agli altri. Questo è “portare molto frutto” come richiesto dalla pagina del Vangelo ascoltata. Quel Vangelo, le cui pagine pregne della Parola, hanno consolato e guidato la vita del compianto parroco don Renzo. Anche lui, uomo instancabile della carità, non ha mai dimenticato l’esempio del martire Lorenzo. Come lui, si è preso cura fino alla fine di chi aveva bisogno. Si è sempre “schierato” per la giustizia e la libertà a favore di un mondo più giusto con l’aiuto delle istituzioni civili che mai mancano di collaborare insieme alla parrocchia.La solenne concelebrazione eucaristica animata dalla corale “Idee in coro” è stata arricchita ancora da altri momenti significativi. Quest’anno si è tenuta una speciale edizione del “Premio della Bontà” dedicato alla memoria dell’arciprete don Boscarol al quale è stata dedicata una targa marmorea che verrà posta a imperitura memoria nella chiesa parrocchiale. Denso di significato è stato anche il gesto della consegna della borsa di studio in memoria di Mons. Virgulin. Quest’anno, a beneficiare di questo dono sono stati gli studenti del seminario interdiocesano di Gorizia, Udine e Trieste. Don Loris della Pietra, rettore del seminario, ha ringraziato a nome della comunità dei seminaristi. “Hanno concretizzato l’annuncio evangelico”, così il vicario parrocchiale don Mirko Franetovich ha poi motivato il gesto del dono della casula a tre sacerdoti che hanno operato negli ultimi mesi e nell’anno pastorale per il bene della comunità ecclesiale ronchese. Il riconoscimento è andato a Frate Renato Ellero per i suoi 50 anni di messa, a mons. Ignazio Sudoso – prossimo parroco delle comunità di San Lorenzo e di Santo Stefano- per i suoi 25 anni di ministero sacerdotale e a don Paolo Zuttion che dal mese di marzo scorso sino a fine agosto amministra le parrocchie che guidava don Renzo coadiuvato da don Franetovich. Il sindaco Livio Vecchiet ha incentrato il suo discorso sui valori della solidarietà e della collaborazione necessari per la crescita e la salvaguardia del bene comune. Infine, un ultimo regalo da parte dell’artista Federico Leban che ha dedicato alla comunità ronchese – sempre generosa e sensibile – un quadro composto con la tecnica della foto pittura che ritrae il volto di don Renzo “tessitore di relazioni e uomo tra la gente”. Rinvigoriti allora dalla Parola che è pane di vita per tutti, continuiamo a guardare alla vita di San Lorenzo – luce in un momento di grave crisi – per riprendere forza e aderire ad un cammino di rinascita per il futuro.