La riforma delle UTI: intervista al sindaco di Monfalcone, Silvia Altran

È una scelta derivante da una legge regionale di riforma dell’assetto delle Amministrazioni locali che ha l’obiettivo di rendere più funzionale, più efficace e più economica la gestione della pubblica amministrazione locale. In buona sostanza i cittadini dovrebbero avere servizi sempre più adeguati e con spese contenute.La Giunta regionale ha già approvato la prima stesura del Piano di riordino territoriale, che mentre scriviamo è all’esame del Consiglio delle Autonomie locali, prima che la Giunta regionale lo approvi definitivamente.L’UTI alla quale fa riferimento il Monfalconese è dominata come “Unione del Basso Isontino”, comprendente i Comuni di: Doberdò del Lago, Grado, Fogliano-Redipuglia, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Staranzano, Turriaco. La Legge regionale stabilisce che le Unioni “sono costituite entro il primo ottobre 2015”.L’atto costitutivo e lo Statuto saranno proposti ai consigli comunali partecipanti dalla Conferenza dei sindaci convocata dal sindaco del Comune con maggior numero di abitanti. Nel caso dell’Unione del Basso Isontino questo compito spetta al sindaco di Monfalcone, Silvia Altran.Sindaco Altran, quali benefici sono attesi per la popolazione da questa riforma?In realtà questa, più che una riforma, sarà una piccola rivoluzione: le funzioni esercitate da ogni singolo comune del nostro territorio verranno progressivamente accorpate e gestite all’interno di questo nuovo organismo, l’Unione. Il personale verrà riorganizzato e rimarrà in parte dedicato alle funzioni non gestite unitariamente ed, in parte, a “presidiare” i diversi municipi per le attività di sportello e di comunicazione con il pubblico. I numeri, per la nostra Uti, che peraltro sarà la quarta, in ordine di grandezza nella regione, sono importanti: dovrà gestire i servizi per una popolazione di più di 71.000 abitanti con un numero di addetti oltre le 700 unità. I benefici di questa riorganizzazione saranno sicuramente quelli di attivare delle economie di scala, riducendo gli sprechi ed aumentando l’efficienza e l’adeguatezza dei servizi alle nostre comunità.Quali ostacoli vanno superati per ottenere i benefici attesi per la popolazione?Da un lato si dovranno cambiare le procedure di gestione di cui ogni comune si è avvalso finora: quindi superare l’abitudinarietà dei nostri apparati amministrativi, e di quelli politici. Dall’altro dovremo trovare nuovi equilibri per riuscire a dialogare in modo efficace e razionale. A tutto questo si aggiungono le diverse innovazioni e i cambiamenti che si dovranno apportare a tutti gli strumenti di cui ci siamo avvalsi finora: regolamenti comunali diversi, piani regolatori da armonizzare e così via.Le preoccupazioni di cui si si sente parlare di più riguardano il modo di valorizzare il personale dei Comuni e la gestione finanziaria dell’insieme. E’ così?I dipendenti dei nostri comuni di fatto verranno “rimescolati” tra di loro per mettere in piedi degli uffici intercomunali; dovranno trovare nuovi equilibri operativi, senza dimenticare che, mentre avviene questo, le normali operazioni che già eseguono ed i servizi che erogano devono continuare ad essere regolarmente garantite ai cittadini. La gestione finanziaria dovrà, nel tempo, garantire una riduzione dei costi. I sindaci hanno certamente già avviato i loro incontri sullo statuto che in sostanza proporrà gli obiettivi dell’UTI e il conseguente assetto degli Uffici. Quali sono le prime indicazioni emergenti ed i temi che richiedono più approfondimento?Il sistema decisionale e la rappresentatività di tutte le nostre comunità sono ovviamente temi di dibattito, ma anche la scelta delle funzioni da accorpare a partire dal 1° gennaio 2016, e quelle da attivare progressivamente nei due anni successivi sono importanti: in totale riuniremo nell’Uti ben 14 funzioni, dalla polizia municipale, alla pianificazione territoriale, edilizia e  servizi scolastici, tributi, ragioneria, servizi informatici, catasto, personale, per citarne alcuni.Sindaco Altran, il Monfalconese è reduce dalla non brillantissima esperienza di Città Mandamento; che impressione ha in questo momento, il territorio ce la farà a realizzare questa riforma portando benefici ai cittadini?In realtà io non sono molto critica nei confronti di Città Mandamento; abbiamo comunque imparato un metodo di confronto e di collaborazione che adesso metteremo a frutto in questa nuova avventura. Ecco, direi che è proprio un’avventura quella che si profila per i nostri comuni, e quindi bisogna affrontarla con decisione e convinzione, ma anche con coraggio e voglia di sperimentare le novità e gli imprevisti.