La Grande Guerra vista dai cappellani militari

Molta partecipazione alla serata organizzata dall’associazione “Società Monfalconese del Mutuo Soccorso”, per la conferenza “La guerra vista dagli occhi di un cappellano militare” ad opera di don Sigismondo Schiavone, sacerdote, cappellano militare e responsabile del sacrario di Redipuglia e Oslavia. Nella saletta espositiva della Società, don Sigismondo ha dato lettura di alcune lettere e ha voluto portare un approfondimento sul ruolo dei cappellani militari, non soltanto di assistenza spirituale, ma di vero e proprio sostegno, morale, sanitario e fisico, durante i grandi conflitti mondiali. Ha toccato molto l’animo dei presenti la lettura della missiva di un cappellano, don Pietro Todeschini, che scriveva con molta commozione alla mamma di due gemelli, Cosimo e Damiano, caduti in azione durante la prima guerra mondiale sul San Michele, ai quali il sacerdote era rimasto vicino negli ultimi momenti di vita. Forti sensazioni hanno suscitato le testimonianze di alcune azioni di guerra “… è una vera tempesta di fuoco, riusciamo a seguire con gli occhi le sibilanti granate…”. Intenso anche il ricordo delle azioni di numerosi cappellani, alcuni dei quali sono stati beatificati, come don Secondo Pollo (il primo alpino beato) che invece di rimanere al riparo, sotto il fuoco nemico si esponeva per essere vicino ad un soldato mortalmente ferito, veniva a sua volta colpito e moriva dissanguato abbracciato al soldato che aveva voluto soccorrere. Sono state ricordate anche le numerose onorificenze, tra le quali 17 medaglie d’oro al valor militare, 220 d’argento e 495 di bronzo, 321 croci di guerra, con motivazioni che ricordano l’umanità di questi uomini semplici che nella loro missione hanno messo in primo piano il loro sostegno ai soldati in difficoltà, il loro aiuto ai feriti, le loro azioni a sostegno dei civili. Sono stati ricordati anche don Carlo Gnocchi, che partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolaevka, e che sopravvissuto al conflitto, raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, per portarle alle famiglie degli scomparsi e improntò quindi tutta la sua vita nell’assistenza di quelli che la guerra aveva reso orfani o mutilati, don Angelo Roncalli futuro Giovanni XXIII, Minozzi, Accorsi, Antonietti, Franzoni e Angelo Bartolomasi, futuro vescovo di Trieste, assieme a molti altri di cui don Sigismondo custodisce scritti e ricordi, ed è stata inoltre data lettura di uno scritto inedito di Gabriele d’Annunzio. Le parole del cappellano hanno trasmesso ai presenti tutta la pietà e la commozione di molti uomini, che pur nei loro ruoli differenti, hanno dovuto loro malgrado essere coinvolti nelle atroci vicende di guerra, partendo da una riflessione iniziale che ricorda le parole di papa Benedetto XV, che definì la prima guerra “inutile strage”, suggerita dalla lettera a lui indirizzata dal Tenente cappellano militare don Chientelli che di fronte agli orrori, alle distruzioni, alle atrocità del primo conflitto mondiale gli aveva scritto sollecitandone una decisa presa di posizione contro la guerra: ” 33 mesi di guerra hanno dimostrato la inutilità del tremendo massacro, 33 mesi di guerra devono aver insegnato anche al più freddo, anche il più indurito, anche al più spietato uomo del mondo, che la guerra è il male più  terribile, più straziante, più lacerante che possa colpire l’umanità. Che essa è il più tragico, il più delittuoso gioco, poiché travolge incosciente e infrenabile, tutti i popoli … conduce a rovina a miseria, a disperazione”. Nel complesso una serata molto coinvolgente nella quale è stato ribadito il ruolo del cappellano militare che anche ora, nelle missioni di pace in cui sono impegnati i nostri soldati, è una presenza importante, non soltanto nei confronti dei nostri contingenti ma anche delle popolazioni civili  coinvolte nei conflitti.