In festa per il patrono ricordando il Privilegio del 967

Ronchi dei Legionari ha festeggiato il suo protettore San Lorenzo ricordando in maniera solenne anche  i 1050 anni dalla firma del Privilegio di Ottone I. La festa patronale e il ricordo dell’ Editto imperiale (29 aprile 967), hanno perciò permesso alle coscienze di ognuno di rinascere, ritornare e saper restare in una storia millenaria segnata per gran parte dalla presenza cristiana al servizio del bene comune. Quel bene di tutti che stava a cuore soprattutto a Lorenzo diacono e martire, uomo audace e forte come un raggio di luce, la cui memoria è stata celebrata il 10 agosto. L’annuncio della festaA dare l’annuncio della festa patronale – il 9 agosto alle 20 – la recita cantata dei Vesperi Solenni. Anche quest’anno, alla vigilia della festa, sono stati presenti i Sacri Cantores Theresiani che hanno sostenuto l’assemblea con il canto. Sono stati eseguiti anche il Magnificat di Ciro Grassi e l’Ave Maris Stella. Al termine dei Vesperi, in serata, è riuscito anche il concerto d’organo a cura di don Federico Butkovich, vicario parrocchiale di Sagrado e Poggio. Dalle 9.30 del giorno seguente, il gruppo decanale degli Scampanotadori Bisiachi, ha fatto suonare manualmente i sacri bronzi della parrocchiale per solennizzare la mattinata. Il prossimo importante appuntamento, sarà nel  paese di San Pier d’Isonzo che ospiterà l’11.a Festa dei Campanari del Goriziano, organizzata per sabato 2 settembre. L’occasione dell’annuale raduno coincide con un anno particolare per la pieve di San Pietro, che ricorda nel 2017 i suoi 250 anni dalla consacrazione.

10 agosto: La Messa festivaLa tradizione è stata rispettata. La solenne concelebrazione eucaristica ha visto la partecipazione dei sacerdoti del decanato, di quelli che negli anni hanno prestato servizio in città e dei parroci delle comunità gemellate: Wagna e Metlika. A presiedere la liturgia, è stato il vescovo emerito di Capodistria Metod Pirih. Nell’omelia il presule ha ripercorso il messaggio del Vangelo ricordando che chi semina in abbondanza avrà un gran raccolto. Il seme rappresenta quindi la parola di Dio che è viva e operante tra noi. “Nella Parola c’è Il Signore. La Parola sta nel cuore e nell’intimo per vedersi poi realizzata” così il celebrante. E ancora mons. Metod: “Cristo è stato seminatore come il martire Lorenzo che ha coltivato così la buona novella tra i credenti con perseveranza e costanza”. Da qui il richiamo a sacerdoti, educatori, insegnanti e genitori invitati a dialogare sempre con cuore sensibile, aperto e religioso. Facendo riferimento infine al 1050° di Ronchi, il vescovo ha invitato tutti a vedere e sentire anche gli amministratori pubblici come seminatori, costruttori e custodi del bene nella grazia.

Il Premio della Bontà 2017Per l’edizione di quest’anno, il comitato mons. Virgulin d’intesa con la parrocchia, ha voluto assegnare il Premio della Bontà a Vinicio Pohlen. Un attestato per esprimere riconoscenza ad un uomo che per anni è stato presidente dei Donatori Volontari di Sangue, ha fatto parte della squadra comunale della Protezione Civile e che oggi assiste amorevolmente la moglie con fiducia e serenità. A consegnare il premio al signor Pohlen è stato il sindaco Livio Vecchiet che nel suo intervento ha parlato di una comunità forte, desiderosa di coesione sociale in vista delle sfide future una delle quali è sicuramente rappresentata dalla precarietà giovanile. La “fuga di cervelli” all’estero e i dati statistici non sono elementi incoraggianti. “Dobbiamo combattere la crisi di valori , partendo dall’accoglienza e dalla custodia del creato” ha affermato Vecchiet. In conclusione il primo cittadino ha fatto anche autocritica sulla classe politica che necessita di cambiare per garantire quella coesione sociale presente in comune e in parrocchia, riferimenti che costituiscono il cuore della città.Un secondo gesto che ha costituito la festa è stato quello della consegna di una borsa di studio a favore di un giovane studente di teologia nel seminario di Jasi in memoria del parroco Mons, Mario Virgulin. Prima della benedizione finale, sono stati ricordati i 50 anni di ministero sacerdotale compiuti da don Ambrož Kodelja, don Ugo Bastiani, don Enzo Fabrssin e don Diego Bertogna. Dopo i momenti ufficiali, la festa popolare è terminata con un rinfresco comunitario e con l’estrazione della lotteria a favore delle opere della Caritas parrocchiale.

L’inaugurazione della meridianaSono passati 1050 anni da quando è comparso per la prima volta nella storia il nome della città di Ronchi in un decreto dell’imperatore Ottone I. In occasione di questo anniversario è stato compiuto un altro gesto molto significativo. Sulla facciata della casa del sagrestano e delle opere caritative, sono stati scoperti e inaugurati gli stemmi dei comuni di Ronchi dei Legionari, delle due città gemellate di Metlika e Wagna e una meridiana. Le quattro opere sono state realizzate con la tecnica del mosaiko urbano e sono state collocate su una delle pareti della vecchia canonica di San Lorenzo. Quattro “opere mosaiko con la k”, in quanto i  materiali utilizzati non sono quelli dei tradizionali mosaici romani, ma prodotti di scarto delle fabbriche locali che vengono riciclati per creare nuove opere d’arte capaci di abbellire le nostre città. L’iniziativa è stata promossa dal Circolo Acli di Ronchi dei Legionari e dalla nascente associazione Mosaiko Ceramiko Isontino che ha appoggiato il suo primo lavoro. L’associazione è nata il 17 luglio di quest’anno con il direttivo di Dario Puntin e Elisa Brotto, maestri di questa peculiare tecnica, con a capo la presidente Laura Mirion. “Mi sono subito innamorata del Mosaiko di Dario ed Elisa – racconta la presidente- e abbiamo deciso di organizzare meglio il lavoro del Gruppo mosaiko, che esisteva già prima, mettendo in piedi una vera e propria associazione”. Lo stemma di Ronchi dei Legionari, con il prato verde, la vite, le montagne carsiche e lo sfondo rosso, quello di Wagna, con un castello rosso e delle aquile nere, e quello di Metlika, con delle spighe di grano e due mani che si stringono, sono dunque il primo lavoro realizzato dal gruppo di questa giovanissima associazione. Creata inoltre una meridiana con otto ore: il sole in alto e ai fianchi le foglie colorate del Carso e una vigna. La meridiana segna il mezzogiorno di Ronchi dei Legionari che, in questo momento dell’anno, corrisponde alle nostre undici e mezza segnate dall’orologio, orario in cui il sole, nella zona di San Lorenzo, è il punto più alto della città. Ma perché costruire una meridiana e gli stemmi delle tre città proprio quest’anno? “Sono ormai passati 1050 anni da quando Ronchi è entrata a far parte della storia- spiega il parroco don Renzo, ed entrare nella storia vuol dire diventare nel tempo una comunità più responsabile ed accogliente”. La meridiana è diventata dunque il simbolo del tempo e degli anniversari legati alla storia della comunità ronchese. Il prossimo anno infatti Ronchi dei Legionari festeggerà un altro evento importante, ovvero il cinquantesimo anniversario del gemellaggio con Wagna e Metlika, tre comuni di tre nazionalità diverse che sono riuscite a superare le cortine di ferro che le separavano e a condividere assieme, dallo scorso secolo fino ad oggi, le proprie vicende.