Il messaggio di speranza dei santi Canziani

Un festoso scampanio ha risuonato nel paese di San Canzian d’Isonzo già nel pomeriggio di sabato 30 maggio, giorno in cui si è fatta memoria dei Santi Patroni Canzio, Canziano e Canzianilla. La comunità si è poi ritrovata numerosa alle 18.30 per partecipare alla S. Messa, concelebrata dal parroco don Francesco Maria  Fragiacomo e da don Paolo Soranzio, alla presenza delle autorità civili e rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, animata da musica, canti e dagli energici rintocchi delle campane suonate dagli Scampanotadors  Bisiachi. Quest’anno, per consentire la presenza ad un maggior numero di fedeli, la celebrazione liturgica si è svolta all’aperto, attorno all’altarolo di pietra collocato sul lato nord della parrocchiale, luogo dove nel 1965 è stata ritrovata la tomba con i resti ossei  dei  fratelli Canziani. Come mai, a distanza di tanto tempo, questi tre giovani martiri suscitano ancora tanto interesse e sulle loro reliquie sostano in preghiera tanti gruppi di pellegrini, forse per tradizione? Con questo interrogativo inizia l’omelia di don Francesco che prosegue evidenziando come la loro vita e morte siano una provocazione per il mondo di oggi  dove prevale  la tendenza al consumismo fine a sé stesso. Questi giovani, che avevano già tutto, hanno sentito la necessità di cercare qualcosa di più grande, si sono posti umilmente alla ricerca di Dio e per mezzo dello Spirito Santo lo hanno trovato dentro il loro cuore. Hanno così scoperto che  la vita è un dono e che si  realizza solo donandola. Sull’esempio di Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini, hanno accettato di offrirsi totalmente fecondando, con il  loro sangue, la vita futura della Chiesa. Canzio, Canziano e Canzianilla diventano così portatori di un grande messaggio di speranza, oggi quanto mai necessario visto il momento storico che stiamo vivendo e che ha reso tutti più consapevoli riguardo l’imprevedibilità e la fragilità della vita. Prima della benedizione finale ai fedeli presenti con le reliquie dei martiri, è intervenuta la dottoressa Desirée Dreos, responsabile della Sezione Isontina della Società Friulana di Archeologia, che ha ricordato come le scoperte fatte a San Canzian siano così eccezionali che meritano di essere rivalutate dalla comunità del paese e divulgate quanto più possibile. Raramente, continua Dreos, coesistono tre fattori che concorrono a formare la verità storica , come nel caso delle reliquie dei Santi Canziani. La presenza di fonti storiche quali la Passio, di reperti archeologici emersi da più scavi e in punti diversi tra cui la presenza di una tomba con un particolare rivestimento in marmo bianco posta sotto l’altare principale di una basilica e le ossa raccolte ed analizzate presso un laboratorio di antropologia, hanno dato dignità storica a ciò che si confondeva con la leggenda. Il suo intervento si è concluso con l’esortazione a guardare con occhi nuovi alle reliquie e al patrimonio storico ed archeologico, invito che è stato rinnovato anche dall’architetto Anna Fragiacomo che ha curato il progetto per la collocazione ai piedi dell’altare di altre reliquie. Al termine della celebrazione liturgica è stata benedetta infatti una nuova teca contenente le ossa femorali attribuibili a Canziano che in passato non avevano potuto trovare posto sotto l’altare di celebrazione perché troppo grandi. Una gioia per tutta la comunità dell’antica Aquae Gradatae, un invito a riscoprire i santi martiri Canziani, sia spiritualmente che materialmente, rivolto in particolar modo ai  giovani sempre in cerca di nuove strade e contenuti necessari per costruire la loro esistenza  come autentica ed originale.