Il cammino è iniziato

Annunciata, contrastata, attesa: sabato 22 settembre, con l’arrivo di don Flavio Zanetti, a Monfalcone è nata ufficialmente l’Unità pastorale che comprende le comunità parrocchiali di San Nicolò, della Marcelliana, del Redentore e di Sant’Ambrogio. Non un punto di arrivo, ma un primo mattone per un nuovo sfidante cammino della testimonianza cristiana in questa città. Una sfida che già nei gesti voluti per la celebrazione della messa di quel sabato sera ha trovato le indicazioni per il percorso sul quale ci si è incamminati. Alla porta del duomo il vescovo Carlo attorniato dal gruppo di sacerdoti che collaboreranno con il nuovo parroco e dai rappresentanti delle quattro comunità parrocchiali, ha accolto don Flavio con accanto il sindaco della città, Anna Maria Cisint. Un benvenuto con una stretta di mano. Tra la piazza e la chiesa, simboli della società civile e della presenza cristiana, il sindaco ha espresso il saluto dell’accoglienza improntato, nelle pur brevi parole, alla convinzione che assieme si potrà rendere un buon servizio alla comunità.Davanti alla scalinata che porta al presbiterio, il secondo significativo gesto: prima don Flavio e poi gli altri sacerdoti hanno confermano al vescovo, successore degli Apostoli,  la volontà di aderire alla missione sacerdotale loro affidata nella nuova Unità Pastorale, che avrà quindi un responsabile ed un gruppo di confratelli collaboratori: don Ignazio, don Marco, don Giovanni, don Remo, don Mario, don Valentino, il diacono Paolo, ai quali si affiancano padre Renato assistente spirituale nell’Ospedale della città, don Jean Marie e don Marc Arthur a Monfalcone per motivi di studio. Vicino al vescovo, la presenza del decano don Renzo a significare che la nuova Unità pastorale è parte di una chiesa locale che si estende ad altre Unità e parrocchie del Monfalconese che, attraverso la comunione con il vescovo partecipano alla missione universale della Chiesa guidata da Papa Francesco. All’offertorio, quando a don Flavio i ragazzi hanno portato assieme al pane e al vino le spighe di grano ed i grappoli d’uva, è stato spiegato che i doni stavano a significare l’impegno delle quattro comunità a mettere assieme le forze per dare comune testimonianza del loro credere in Cristo. Ancora un segno, durante la celebrazione eucaristica: al momento dello scambio dell’augurio di pace il celebrante, stretta la mano al vescovo e ai confratelli, si è avvicinato all’assemblea ed ha scambiato il gesto di pace con i rappresentanti delle quattro comunità parrocchiali e con il sindaco. San Nicolò, Marcelliana, Redentore e San’Ambrogio sono una Unità per operare con spirito di pace nella più vasta e variegata società in cui sono chiamate a rendere testimonianza di fede. Dai segni alle parole che ne esplicitano i significati.

Il vescovo Carlo Detto della “fiducia” nell’azione di Dio che “affida voi a questi uomini e questi uomini a voi”, il vescovo Carlo ha riconosciuto nella carenza di sacerdoti la spinta alla nascita delle Unità pastorali, ma ha subito aggiunto che non sono e non devono essere un rimedio “solo organizzativo e amministrativo, bensì occasione per un rinnovamento della vita e della vita pastorale di queste comunità”.  “Io ci credo e penso che vogliamo crederci insieme, con umiltà, con realismo ma anche – ha sottolineato – con speranza e, perchè no, anche con gioia”. Sono quattro i punti che il vescovo Carlo ha indicato come fondamentali per il cammino della nuova Unità pastorale. Una vera comunione che non dimentica il passato delle quattro parrocchie, che “non vuole modificare le loro identità, il loro cammino, le loro tradizioni, le loro potenzialità, ma mettere tutto ciò a servizio dell’Unità pastorale”.La missionarietà, perchè una comunità che vive la comunione “è già di per sé missionaria” nella consapevolezza di “avere un tesoro” e quindi il desiderio di condividerlo; e questo tesoro “non è una fede o una religione ma è Gesù”. Se ne siamo consapevoli è ovvio essere ’missionari’. L’altra indicazione del Vescovo Carlo riguarda la “ministerialità”; la capacità di ognuno, sacerdoti o laici, di mettere a servizio degli altri le proprie competenze e le proprie capacità. Infine la volontà di testimoniare i valori cristiani assieme all’altra Unità Pastorale (San Giuseppe di Monfalcone e Santi Pietro e Paolo di Staranzano) nella società monfalconese. “Il tutto con atteggiamento rispettoso, attento, umile, dialogico e collaborativo anche verso chi la pensa diversamente e anzitutto verso le istituzioni che sono patrimonio e responsabilità di tutti”. Nelle parole del vescovo Carlo, quindi, le prospettive di impegno per il futuro, ma anche il ringraziamento a chi ha aiutato le comunità parrocchiali ad arrivare fino qui: “a don Fulvio e don Gilberto per l’impegno profuso senza risparmio in questi anni con grande cuore e con grande saggezza”.  

Le parrocchieAlla fine della celebrazione eucaristica, Gabriella Valenti ha rivolto a don Flavio il saluto delle quattro parrocchie, dal quale riportiamo alcune espressioni.  “Le cose nuove suscitano domande, preoccupazioni, e spesso  senso di inadeguatezza, ma rappresentano anche  un invito, una chiamata ad aprire gli occhi, una sfida… L’Unità pastorale cittadina è una novità e una meta grazie alla quale  le nostre quattro parrocchie – che hanno sempre avuto storie e percorsi  abbastanza autonomi – sono sollecitate a collaborare con generosità e spirito di servizio. La preparazione e l’organizzazione di questa celebrazione è stata la prima prova di cooperazione,  il primo mattone di un edificio da costruire insieme.  Sentiamo poi  fortemente il dovere di collaborare con tutte le realtà professionali, politiche, associative, culturali e religiose presenti a Monfalcone: tutti nella nostra specificità siamo chiamati alla costruzione di una società sempre più a servizio degli uomini e delle donne che qui vivono tutta, o parte della propria vita. Chiediamo a lei, don Flavio e ai sacerdoti che svolgono il loro ministero a Monfalcone  di aiutare tutti noi in questo impegno di collaborazione che oggi ci viene affidato e che ci assumiamo  con senso di responsabilità e gioia cristiana”.

Don FlavioAl termine, don Flavio ha comunicato con molta semplicità le sue sensazioni davanti alla nuova responsabilità. “Il vescovo non ha detto che ha scelto il migliore… ha preso quello che c’era… e io prendo quello che c’è”. La parola ’insieme’ pronunciata spesso nel breve intervento si è abbinata a verbi che stanno ad indicare un programma: “agire e fare… sbagliando il meno possibile”. “Monfalcon no xe più quela”, ma anche in futuro non sarà più quella perchè “nella vita si cambia” con l’avvertenza che “si può cambiare in meglio o in peggio”. Bisogna scegliere e, ha ribadito, quella frase che dice “si è sempre fatto così” non è scritta nel Vangelo.”Siamo quello che siamo… qualcosa di nuovo sta nascendo e insieme un pezzo di strada potremo farlo…”.  Il cammino è iniziato. Sulla porta della chiesa don Flavio ha stretto la mano a tutti i presenti.