Il Cav di Monfalcone cerca casa

Ogni giorno sentiamo il bisogno di quanto sia necessario lottare per tutelare i propri diritti e la propria dignità. In un tempo nel quale si fa fatica a guardare in avanti con fiducia e a trovare il senso del vivere quotidiano, assistiamo a violenze, emergenze e crisi. I momenti di difficoltà si vivono anche sul nostro territorio e nonostante gli sforzi delle realtà associative presenti nelle nostre zone, le necessità sono tante. Spesso mancano spazi utili e garanzie per poter proseguire con le attività di volontariato e di sostegno sociale. Ci rincuorano però l’impegno, la solidarietà e l’aiuto che molte persone offrono ai più deboli nell’affrontare una vita sempre più frenetica ed egoista. A Monfalcone esiste il Centro di Aiuto alla Vita che assieme ad altri centri e movimenti locali dislocati in tutta Italia, costituisce la Federazione del “Movimento per la Vita” la quale si occupa della promozione e della difesa del diritto alla vita e della dignità di ogni uomo, dal concepimento fino al momento della morte naturale, favorendo l’espandersi di una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, prima di tutti, il bambino concepito e non ancora nato.In questi centri, ogni giorno si conoscono delle storie anche drammatiche e complesse. I volontari che operano in questa realtà operano affinché possano restituire la speranza e la fiducia a chi vive questi seri momenti offrendo loro un luogo di riparo e di ascolto nel quale viene garantita la propria privacy e il sostegno psicologico.In questa pagina, intervistiamo Chiara Bressan, presidente del Cav di Monfalcone. Attraverso le sue parole, verrà pronunciato un appello per risolvere il problema strutturale che l’associazione vive attualmente. Il numero di persone che si rivolgono al Cav cresce continuamente quindi i volontari stanno cercando una sede più grande di quella attuale presente in via del Rosario e che è di proprietà parrocchiale. Viene rivolto dunque un invito alla sensibilità di enti pubblici ma anche di privati cittadini affinché si possa garantire il sostegno all’azione di questo centro molto importante per l’intera comunità monfalconese e del Mandamento.

Quale è la situazione nella quale attualmente opera la vostra associazione?La nostra associazione dal 1991 è ospitata in via del Rosario a Monfalcone, in comodato gratuito, in un immobile di circa 35 mq, di proprietà della parrocchia di Sant’Ambrogio. Se dall’epoca, e per parecchi anni ancora, questa sede è stata sufficiente per il numero di mamme che si accoglievano e, di conseguenza, per l’entità di generi di prima necessità di cui dovevamo essere provvisti, nell’ultimo decennio la sede ha iniziato mano a mano a rivelarsi insufficiente e angusta. Si pensi che dalle 15-20 mamme accolte inizialmente nei progetti di sostegno, siamo arrivate alle 105 dell’anno 2015. Sono proporzionalmente aumentati la quantità di abbigliamento che ci viene donato o che acquistiamo e la scorta di pannolini e di generi alimentari per neonati e piccolini; la convenzione con il Banco Alimentare ci garantisce scorte di latte, biscotti per l’infanzia e omogeneizzati, e talvolta pasta e riso. Non dimentichiamo quindi che spesso le mamme non riescono ad acquistare il necessario per mangiare neppure per loro e spesso ci sono fratelli o sorelle maggiori nel nucleo familiare. Infine , poiché vogliamo e dobbiamo essere precisi e corretti nell’ archivio dati, nella rilevazione e conservazione di dati sensibili e quant’altro, è aumentata la mole di documentazione che dobbiamo conservare. Insomma siamo un’associazione con 29 anni di vita, con tutto ciò che ne consegue, e non dimentichiamo tutta la mole di documenti relativi a convegni, a corsi di formazione, di documentazione varia che anch’essa richiede spazio e ordine. Da troppi anni ormai la sede del CAV, che dovrebbe essere un cuore caldo che accoglie, nella riservatezza e in ambienti che esprimano appunto calore e senso di familiarità e confidenza, è – duole ammetterlo – una sorta di magazzino. Chi entra si trova circondato da pile di scatoloni di vestiario, da pile di cartoni di alimenti, dovunque… basta che qualcuno ci porti senza preavviso una carrozzella ed un lettino, di cui peraltro abbiamo sempre bisogno, ed il quadro di “inospitalità” è completo. Mi sono personalmente trovata, con un’altra volontaria, in piedi, ad accogliere una mamma con il certificato di IVG in tasca, quindi con un carico di pena e bisogno ben immaginabile, nel nostro piccolo ufficio, tra computer , fotocopiatrice e telefono, poiché l’altra unica stanza era occupata e il dolore non può attendere… ma non è così che vogliamo asciugare le lacrime di chi deve decidere per la vita di suo figlio, non è dignitoso dell’umanità di queste donne… Dal 2006 paghiamo un garage in viale San Marco per poter conservare tutta l’attrezzatura “ingombrante”. È stata una scelta obbligata e indubbiamente scomoda.

Gli spazi sono dunque insufficienti. Quale è il vostro appello?Come stiamo facendo da anni, cerchiamo una sede di almeno 80 metri quadrati, in un posto non troppo periferico, possibilmente servito da mezzi pubblici dato che molte mamme non possiedono l’auto e possibilmente al piano terra. Recentemente una generosissima signora di Monfalcone ci ha offerto l’appartamento condominiale disabitato della madre. Il gesto è stato commovente per la sua disponibilità ma siamo purtroppo perplessi se accettare. Altri CAV della regione hanno avuto la loro sede in un condominio e ne sono sempre emersi problemi anche tanto spiacevoli, con i condomini ed è brutto che un Centro di Aiuto alla Vita generi fastidi con la sua presenza, con buona pace della mancanza di comprensione e tolleranza delle persone. Abbiamo bisogno di essere visibili e necessitiamo per esempio di esporre una bacheca per gli orari, eventuali messaggi, e ci piace l’idea di esporre il fiocco azzurro o rosa , quando, ancora una volta nasce una mamma, nonostante le difficoltà perché questo è un segno per la cittadinanza e ci spiacerebbe non poterlo fare. E’ un modo di dire a chi passa: “è nato un bambino, e magari grazie anche a te e a quanto ci hai donato, magari nell’anonimato…”. Davvero non possiamo più stare dove siamo, perdura già da troppo questa situazione.

Avete avuto risposte dall’ amministrazione comunale  attraverso l’assessorato alle politiche sociali?Abbiamo presentato una richiesta formale lo scorso aprile, compilando una modulistica ad hoc e tramite una mia lettera indirizzata espressamente al Sindaco, nella quale ho presentato il problema e le nostre esigenze. Quindi la documentazione ha fatto il suo lungo corso. In settembre abbiamo appreso che esiste una apposita graduatoria del Comune per le associazioni di volontariato sociale che richiedono la sede. Siamo dunque in attesa sperando di trovare accoglimento e che le lungaggini burocratiche possano finire presto.

Il vostro è un servizio di aiuto concreto e in prima linea per la comunità. Ci racconta di cosa vi occupate?Grazie per questa domanda che mi permette di chiarire ancora una volta un dato importante. Il Centro di Aiuto alla Vita – il nostro, così come gli altri 8 in Regione e gli altri 360 in Italia – nasce ed esprime il senso del suo esistere, per aiutare le mamme in difficoltà ad accogliere una gravidanza difficile da essere accettata e proseguita. Accoglie la mamma incerta e dubbiosa, in un rapporto discreto, amichevole, materno se serve, proponendo una serie di aiuti concreti, per sopperire alle difficoltà materiali, e un aiuto personale di amicizia , condivisione e solidarietà quando ciò che spaventa della gravidanza non è la difficoltà economica ma la solitudine, il vuoto dell’anima, l’abbandono del compagno che non vuole il figlio e che mette la mamma davanti ad un aut aut in cui già la coppia ha perso la sua unità, il rifiuto della famiglia di origine. Non è per refuso che ho parlato prima di “una mamma che nasce”. Infatti si accoglie la vita se si è accolti come persone , come donne, con la propria dignità ed identità unica preziosa ed irripetibile, così come quella del bambino che si porta in grembo. Mamma e bimbo sono un’unica vita da amare e i nostri 29 anni di attività sono ricchi di volti, di storie di sofferenza e di rinascita, di lacrime asciugate e di sollievo e gioia condivisa, quando quel certificato viene gettato quando la fatica e la difficoltà di una gravidanza vengono divise con le volontarie e diventano più lievi ed affrontabili. Purtroppo, e lo dico con sofferenza, sono sempre meno le mamme incerte che vengono a chiedere aiuto. Il fenomeno della “microabortività” e della cosiddetta contraccezione di emergenza sta facendo notare i suoi effetti – sarebbe da ipocriti negarlo –  e l’aborto diventa sempre più un fatto privato. Sono perciò sempre più numerose le mamme che vengono a chiedere aiuto negli ultimi mesi di gravidanza o addirittura con i figli già nati, strette da difficoltà economiche aumentate a dismisura negli ultimi 5 anni. Abbiamo scelto di tenere la porta aperta per tutte, sia per dare comunque valore alla maternità di ogni madre, sia per offrire la condivisione delle sue fatiche, specie con interventi materiali ma anche per una sorta di  “prevenzione ad ampio respiro”. La mamma che oggi viene a chiedere aiuto con il figlio già nato può essere la mamma che tra un anno verrà a dirci che non ce la fa a tenere un altro figlio, e lo farà se avrà sperimentato su di sé e per il suo bambino un’accoglienza che non giudica, che ama e basta, pur nei limiti di progetti di sostegno più limitati per le mamme che non sono mai state a rischio di aborto ma che non vanno comunque lasciate sole. La nostra sede è aperta il lunedì e il martedì dalle 10 alle 12; il giovedì e il venerdì dalle 16 alle 18. L’accoglienza è garantita da una quindicina di volontarie che spesso fanno gli “straordinari” per le mamme che arrivano in ritardo o che hanno bisogno di fermarsi un po’ di più per sfogare preoccupazioni e angosce. E naturalmente se c’è un figlio che rischia di non nascere, si apre la sede in qualunque giornata ed in qualunque ora del giorno…. questa è la gratuità piena del volontariato!

Fondamentali nella vostra attività sono perciò confronto, ascolto e assistenza. Quale è il messaggio che si sente di rivolgere ai lettori e cittadini?Il mio appello? Oltre a quello per il concretissimo e urgente bisogno della nuova sede – per la quale potremo permetterci un modestissimo affitto da poter sostenere – si rivolge su 2 fronti: aiutate la nostra opera parlando di noi e di quello che facciamo. Mi spiego: ciascuno avere la parola che salva, che aiuta una mamma a decidere per la vita, indirizzandola a noi o anche al Cav di Gorizia. Così facendo si contribuirà a salvare due vite perchè quando muore il concepito, muore anche una parte della sua mamma…e parlo avendo davanti agli occhi e nel cuore volti reali, storie accadute. Aiutateci come già tanti fanno, con le loro offerte, con le elargizioni, donandoci attrezzature e vestiario per neonati e piccolini o con il vostro tempo di volontari. Siete assolutamente benvenuti. Desidero rivolgere un pensiero di ringraziamento a due realtà cui dobbiamo moltissimo: la Fondazione Carigo che da qualche anno ormai contribuisce in maniera fondamentale alle nostre risorse e ci permette di attuare diversi, essenziali progetti di sostegno per le nostre mamme; inoltre desidero ricordare il Lions Club di Monfalcone, che ha preso a cuore non solo il nostro operato donandoci annualmente buoni spesa per le gestanti e le mamme più indigenti, ma anche il problema della nostra sede; sappiamo già che potremo contare anche su di loro non appena il sospirato posto sarà reperito.