Il “Bilancio di mandato” nelle mani dei cittadini

Opere realizzate, opere finanziate, opere desiderate da trasferire in progetti e chissà se i tempi difficili ai quali andiamo incontro permetteranno di realizzarli. Una Monfalcone in carta patinata, molto bella anche se qualche volta si fa difficoltà a capire se si guarda una fotografia o un lavoro al computer (quello che chiamano rendering). Il “Bilancio di mandato” per il periodo 2016-2022 del Comune di Monfalcone è arrivato ai cittadini ed è stato redatto secondo le normative nazionali sul ’bilancio sociale’. La direttiva Ministeriale della Funzione Pubblica del 17 febbraio 2006 dice che “Il  bilancio sociale è definibile come il documento, da realizzare con cadenza periodica, nel quale l’amministrazione riferisce, a beneficio di  tutti i suoi interlocutori privati e pubblici, le scelte operate, le attività svolte e i servizi resi, dando conto delle risorse a tal fine utilizzate,  descrivendo i suoi  processi  decisionali ed operativi”. Se il libretto che abbiamo tra le mani sia la risposta a queste direttive sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni o una iniziativa che prelude alla campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale è una domanda che spesso ci si pone in queste occasioni. Si potrebbe dire che c’è questo e quello anche solo leggendo le cose realizzate e quelle di cui si dice ’ci sarà’ , ’è previsto’, ’sono in corso di progettazione’. Peccato che non sempre i due campi sono chiaramente divisi. Ognuno lo valuta a seconda del suo punto di osservazione. Un aspetto invece non si trova in questo bilancio di fine mandato: la composizione demografica della città, dalla quale capire chi sono i cittadini ai quali si danno risposte con i fatti o con i progetti. Quanti residenti aveva Monfalcone sei anni fa e quanti ne ha oggi? Come sono suddivisi in classi di età (bambini, giovani, adulti, anziani)? Da dove provengono i nuovi residenti?Quale è stato l’andamento dell’occupazione a Monfalcone in questi anni? Quale è il livello di istruzione? Che tipo di occupazione offrono le attuali industrie insediate a Monfalcone? Quali concrete proposte di nuovi insediamenti di imprese ci sono? Ci sono risposte al convivere di culture e tradizioni molto diverse sullo stesso territorio? Il cammino di questi ultimi anni ha realmente affrontato la realtà multietnica a Monfalcone, che nel bilancio di fine mandato non trova una parola?  Eppure si parla del 26 per cento di residenti provenienti da altri Paesi europei e da altri continenti. La risposta delle istituzioni alle esigenze del territorio non può non partire dalle necessità dei cittadini residenti, altrimenti si rischia di progettare una città a misura dei propri desideri e non delle reali necessità. Ed il danno che ne consegue è per tutti, vecchi e nuovi monfalconesi. Forse non sono temi da bilancio di fine mandato, ma come si può valutare quanto è stato fatto e quanto resta da fare senza comprendere se sono rispondenti alla realtà della richiesta della popolazione? E la realtà non si può confondere con i ’mi piace’ sui social; la realtà ha facce di persone, ha esigenze di abitazione, di lavoro, di istruzione, di salute, di cultura, di mobilità e di svago. Registriamo che la campagna elettorale in città, se mai è terminata in questi ultimi anni, è aperta in vista della ormai imminente consultazione elettorale, pur se la data precisa, mentre scrivo, non è stata ancora pubblicata. L’auspicio è che non sia una corsa ai ’mi piace’, ma un consapevole concorso di idee perché la storia di Monfalcone si sviluppi come una pacifica armonia delle diversità che ci sono e continueranno ad esserci.