I 500 anni di Santa Maria in Monte

Fornire date certe a episodi della storia locale, specialmente dove sono passate guerre, pestilenze e invasioni non è semplice. Fogliano ne è un caso e, se alcuni documenti parlano e raccontano di un passato non sempre idilliaco, in altri casi le documentazioni sono frammentarie e spesso la storia locale, in mancanza di dati certi, ha farcito il racconto con leggende e storie popolari dalla veridicità molte volte traballante. Per la chiesa di Santa Maria in Monte, però, tra le poche date certe vi è quella del 1521, scolpita sulla lapide che ancor oggi capeggia sopra il portale d’ingresso all’edificio sacro. E “Theodorus Burgiensis”, ovvero Teodoro del Borgo, ne fu l’artefice, almeno per quanto riguarda il primissimo edificio costruito che venne, nei secoli, migliorato, ampliato, decorato con ulteriori cicli di affreschi e con altari che, a noi, non sono mai arrivati. Quest’anno, di fatto, la chiesa festeggia i cinquecento anni di vita. E, seppur a volte troppo dimenticata, resta un testimone importante per la comunità foglianina ma non solo.Il programma per dare lustro alla secolare storia della “Ceseta de Foian”, rinomata a conosciuta a livello regionale proprio per le opere d’arte che custodisce, si è ridotto alla sola domenica 26 settembre quando due sono stati i momenti pregnanti per ricordare l’anniversario. Alla mattina, alle 11, la Santa Messa Solenne celebrata dal parroco, don Fulvio Ostroman, assieme a don Giulio Boldrin e al diacono Franco Baggi. La liturgia è stata accompagnata dal Coro Elianico di Redipuglia diretto da Franca Zanolla e accompagnato da Dimitri Candoni. La locale Pro Loco ha anche attivato un servizio navetta a partire dalle ore 10 per consentire a coloro che erano impossibilitati a raggiungere la chiesetta con mezzi propri o con le proprie gambe di prendere parte all’evento.Al pomeriggio, poi, spazio al racconto storico e alle visite guidate. Alle 15 l’intervento di Vanni Feresin, archivista e paleografo, che ha raccontato “Il Goriziano tra il XV e il XVI secolo”. Quindi le visite guidate a cura del giornalista Ivan Bianchi fino alle 17 quando si è dato spazio al concerto “Ave Maria, Mater Dei – La preghiera all Vergine dal ’500 ai giorni nostri” del Coro Egidio Fant diretto dal maestro Fulvio Turissini. “Abbiamo dovuto attendere diversi mesi per fissare questa giornata, sperando di essere un po’ più liberi a differenza della prima parte dell’anno e per contare su clima e temperature maggiormente favorevoli dopo un’estate oltremodo calda”, racconta il sindaco, Cristiana Pisano. “L’auspicio – conclude Pisano – è che questo anniversario possa aver destato l’attenzione e l’interesse per un opportuno intervento di manutenzione della chiesa, piccolo gioiello dell’architettura cinquecentesca del Territorio che ospita pregevoli affreschi coevi”.Necessità di interventi sostanziosi e mirati che in molti, anche durante le visite guidate, hanno sottolineato non solo per i preziosi affreschi ma anche per lavori di natura prettamente architettonica come la sostituzione delle finestre, da anni in pessimo stato, o il ripensare a una serie di sedute eliminando, finalmente, l’ingombrante e poco aggraziata presenza delle sedie di legno. Discreta la partecipazione alla funzione religiosa, preceduta da un lungo scampanio a cura del gruppo di campanari locale coadiuvato da giovani provenienti un po’ da tutta l’Arcidiocesi, mentre buona la presenza ai momenti storici e al concerto finale. Soddisfazione espressa da gran parte dell’organizzazione anche, si permetta, l’edificio sacro rimane per troppo tempo dimenticato. Nel corso dei decenni varie sono le tradizioni che si sono mantenute all’interno e attorno alla chiesetta, dalla Madonna del Rosario, scomparsa negli anni ’50 con la sua processione, fino al Corpus Domini, che ha resistito fino al 2017, arrivando alla Messa del Lunedì dell’Angelo con la tradizionale Merenda de Pasqueta. “Nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam.Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam”, recita il salmo 126 – che calza, oltretutto, a pennello vista la dedicazione mariana della chiesa foglianina e l’utilizzo dei versi salmodici all’interno dei Vespri della Madonna – ma resta il fatto che è necessario un impegno maggiore a livello generale e comunitario per la sua valorizzazione e riscoperta. Sicuramente non lasciando campo libero a “visitors” o personaggi troppo lontani da una concezione della memoria storica troppo concreta e poco emozionale ma guardando alle nuove generazioni. Non a caso fino a qualche anno fa classi di studenti della vicina scuola media raggiungevano la chiesetta per una visita guidata, almeno per capire la storia locale in quel determinato momento storico (il Cinquecento, ndr) ma anche gli scrigni di arte e di fede che rimangono a noi. In ogni caso l’anniversario è servito a ricordare la presenza severa e austera della chiesa non solo su Fogliano ma sulla campagna della Bassa Friulana e Bisiacaria. Che non si debba aspettare altri cinquecento anni per riaprirne i battenti.