Gli anziani ed il senso della vita

Un grande saggio ebreo del II secolo a.C., Gesù figlio di Sirach, scrisse: “Non trascurare i discorsi degli anziani, perché anch’essi hanno imparato dai loro padri; da essi imparerai l’accorgimento e come rispondere a tempo opportuno.” Sarà vero? Quest’estate alcuni ragazzi del centro estivo della parrocchia di Ronchi dei Legionari hanno voluto verificarlo di persona.Dopo essersi confrontati tra di loro su temi – si dice “da adulti” – quali lo scopo e il significato del vivere a partire dalla riflessione su alcuni brani dei vangeli, i ragazzi hanno provato a formulare varie risposte personali e, con queste, sono poi andati ad intervistare gli anziani saggi della nostra comunità, i nonni della casa di riposo “Corradini”. La posta in gioco era alta, vedere cioè se, effettivamente, chi si trova da più tempo in questa cosa chiamata “vita” avesse le idee più chiare di chi, invece, ci è dentro da appena qualche anno. Le risposte date da persone che vivono su questa terra da quasi un secolo sono tanto diverse da quelle date da ragazzi di nemmeno quindici anni? Le domande poste agli anziani ospiti sono state senza filtri, senza fronzoli, dirette e taglienti come lo sono tutte le parole dei più giovani: “Quali ricordi prevalgono della vostra vita? Qual è il senso della vita? Avete dei consigli per noi e per le nostre vite?”. Via i giochetti felici, via le frasette facili date sovrappensiero e frettolosamente, perché più che risposte i primi interventi degli anziani sono risuonati alle orecchie dei ragazzi come sentenze irrevocabili e per nulla serene; per molti nonni infatti la memoria di una vita intera era stata avvelenata dai ricordi tristi e rumorosi della seconda guerra mondiale, della fame, della miseria, nonché di tutti i volti e i nomi degli amici e dei parenti ormai perduti… Ma dopo qualche intervento sporadico e per nulla incoraggiante, ecco il momento di porre la seconda domanda.”Ma allora la vita,” hanno rincalzato i ragazzi, “davanti a tutte queste brutture, non ha nessun senso?” Sconcerto generale! “Certo che la vita ha un senso!” hanno risposto energicamente tutti gli anziani facendo svanire i toni cupi che la conversazione sembrava aver preso. Un anziano preside, il signor Alfio, ha infatti puntualizzato con fermezza che: “Tra il 1944 e il 1945 ci sono state sì delle scene drammatiche che nessuno di noi potrà mai dimenticare, ma è anche vero che in questi frangenti ho assistito a momenti di mirabile coraggio e altruismo. Ho visto bambini  – pressoché della vostra età – sfidare il pericolo dei bombardamenti pur di rimanere accanto ai loro amici e ai loro familiari rimasti feriti, nonostante gli venisse raccomandato di trovare riparo dalle bombe!”Con questo ricordo personale il preside Alfio ha ben riassunto e rappresentato la posizione di tutti i nonni riuniti nella sala ed è riuscito a spiegare ai ragazzi che è proprio perché la vita ha un senso che,  nonostante tutte le situazioni drammatiche affrontate negli anni della guerra, tutti loro hanno potuto continuare a vivere e a gioire. In altre parole “non basta solo vivere, non basta sopravvivere”, hanno poi continuato gli anziani in maniera calma, convinta e di comune accordo, “perché ci sono delle cose che danno un senso al vivere. Non sono tanto quelle grandi, quanto le cose piccole di ogni giorno che danno un senso alla vita. C’è un di più.” Suscitati ormai tutti gli animi, compresi quelli del personale della casa di riposo, i ragazzi hanno poi rivolto ai nonni la loro terza ed ultima domanda: “Quali consigli avete allora per noi che abbiamo tanti anni di vita davanti?””State in compagnia,” hanno affermato alternandosi composti e come se avessero raggiunto tutti le medesime conclusioni dalle loro singole vite, “non state da soli, magari a perdere tempo davanti ad uno schermo, la solitudine non dà felicità. Andate d’accordo con tutti, tenetevi stretti i vostri amici e i vostri genitori. Godetevi il momento, state tranquilli e non preoccupatevi. Siate facili da accontentare e non abbiate troppe cose. Non vogliate arricchirvi, spendete piuttosto la vostra vita per gli altri. Mangiate ciliegie e more e magari rubate un po’ d’uva con gli amici!”Arrivati entusiasti al termine dell’intervista i nonni hanno dunque ringraziato di cuore i ragazzi del centro estivo e li hanno ovviamente invitati a ritornare, promettendo di non dimenticare mai questo loro prezioso incontro. Al termine della giornata è stato splendido constatare che le risposte degli anziani erano estremamente simili a quelle date dai ragazzi sugli stessi argomenti. Forse che la confusione su ciò che conta davvero nella vita arriva quando, da “adulti”, ci si immerge in un mondo che sembra essere più dedito alla sterile efficienza e al cieco guadagno che non al piacere di condividere con i propri amici ciliegie e more o rubare un po’ d’uva? Forse. Ciò che è certo è che le parole dei nonni sono suonate incredibilmente simili a quelle pronunciate da Gesù nei Vangeli: “Non preoccupatevi per la vostra vita di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo di quello che indosserete…” (Mt 6,25)  o ancora “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?” (Mc 8,35-36). Cosa c’è di più evangelico di un messaggio di speranza dato da persone anziane che hanno visto in faccia alcuni degli anni più bui della storia dell’intera umanità? Cosa c’è di più evangelico di un messaggio di semplicità e fiducia in un mondo sempre più complesso e ricco di ansie per il futuro? Cosa c’è di più evangelico di un nonno o una nonna che, guardando all’indietro la propria vita, dicono a dei ragazzini di non aver paura, ma di godersi il momento e di spendere la propria vita per gli altri?Questa è autorealizzazione, questa è pedagogia divina, questo sembra essere, in definitiva, il senso più vero della vita.