Comitati di rione: strumento di democrazia

“La partecipazione dei cittadini, singoli o associati, alla formazione degli indirizzi, alle scelte ed in generale alla gestione del Comune è garantita attraverso l’attività degli Istituti promossi dall’Amministrazione comunale nel rispetto delle norme di Legge e sulla base di un apposito Regolamento. Il Comune promuove forme di partecipazione alla vita pubblica locale dei cittadini dell’Unione Europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti”. Sono i primi due punti dell’articolo 59 dello Statuto del Comune di Monfalcone. Per la concreta realizzazione di questi obiettivi il Comune dispone di un “regolamento degli organismi di partecipazione territoriale su base rionale: i Comitati di Rione”. Si vede chiaramente che l’intento di chi ha approvato lo Statuto ed il successivo regolamento è di ottenere la massima partecipazione dei residenti alla vita della città attraverso la raccolta dei pareri e delle proposte dei residenti dei singoli rioni da portare all’Amministrazione cittadina. I Comitati di rione sono quindi il punto di incontro tra le esigenze di un Rione e gli interessi collettivi della città che si esprimono nell’attività del Consiglio e dell’Amministrazione comunali. Più i cittadini residenti in un Rione si interessano ai problemi e fanno proposte e più la stessa Amministrazione comunale avrà pareri ed elementi utili a formare le proprie decisioni.  Monfalcone ha sei Comitati di Rione (Centro; Romana Solvay; Largo Isonzo/Crociera; Aris San Polo/Anconetta; Panzano; Marina Julia) che si avviano ad essere rinnovati. Proprio per questo è interessante seguire le vicende che stanno portando ad una modifica del Regolamento che ne regge le modalità di formazione e l’operatività. Gira infatti una proposta che dovrà passare al vaglio della apposita Commissione comunale e dello stesso Consiglio. Per la verità non se ne parla molto, ma introduce alcune novità che merita conoscere e valutare. La prima riguarda la composizione dell’Assemblea generale che finora era “composta da tutti i cittadini residenti nel rione, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza”.La proposta di modifica dice che l’Assemblea Generale “è composta da tutte le cittadine e i cittadini che godono dei diritti di voto previsti per le elezioni amministrative che risiedono nel rione e abbiano compiuto 18 anni”.Il testo attuale e la proposta di modifica prevedono anche la partecipazione di chi ha sede di attività economiche e commerciali nel territorio rionale. La conseguenza della modifica è l’esclusione dei residenti stranieri. Non tutti, perché quelli provenienti da Paesi dell’Unione Europea possono chiedere di essere nell’apposito elenco che consente poi la loro partecipazione anche al voto per l’amministrazione comunale. Quelli che arrivano da Paesi al di fuori dell’UE e risiedono regolarmente in un rione di Monfalcone sarebbero esclusi per regolamento. Non potrebbero quindi partecipare all’Assemblea Generale, né eleggere il direttivo né essere eletti. Se il peso demografico dei residenti provenienti da fuori UE è di un certo rilievo a Monfalcone (quasi il 30 per cento è ’straniero’ e la gran parte proviene da Paesi fuori dall’UE) la proposta di modifica impoverisce di fatto la possibilità dei partecipazione democratica alla vita dei rioni e della stessa città. E’ in linea con un indirizzo politico che contrasta questa presenza e la vorrebbe diminuita se non azzerata. Ma contrasta pure con la realtà dei fatti e non tenerne conto rischia di vedere una città amministrata senza essere aderenti alla realtà dei fatti e dei problemi. Il secondo aspetto delle proposte di modifica, che fa riflettere, riguarda il rapporto tra il Comitato di Rione e le autorità istituzionali dell’Amministrazione comunale. Nel regolamento in vigore si dice che “alle sedute del Direttivo possono essere invitati, con diritto di parola, qualora la convocazione ne faccia esplicita menzione, il Sindaco, gli Assessori ed i Consiglieri Comunali”. E’ il direttivo quindi che li invita quando ne avverta l’esigenza in base ai temi da trattare. Nella proposta di modifica si dice: “Alle sedute del Direttivo possono partecipare con diritto di parola, il Sindaco, gli Assessori ed i Consiglieri comunali…”. Ovvero, possono intervenire ai lavori del Direttivo e parlare ogniqualvolta decidano di farlo, senza bisogno di alcun invito. E’ una proposta che pare adombrare una funzione di controllo e di indirizzo dell’attività dei Direttivi dei Rioni da parte dell’Amministrazione comunale. Probabilmente, si potrebbe dire, serve a rendere più efficiente il lavoro, ma nel momento in cui la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica della città è in calo e in difficoltà, accentuare il ruolo di chi già ha il compito di amministrare non aiuta la partecipazione e l’elaborazione di proposte da parte dei cittadini residenti. Già così c’è una forte tendenza a delegare “a loro, che sono lì per questo” l’esame dei problemi e le proposte di soluzione, se poi entrano quando lo decidono loro anche negli organi di partecipazione…allora rischia di aumentare il detto “facciano loro”. La partecipazione democratica non è molto di moda in questi tempi, ma che i cittadini debbano limitarsi a mettere ’mi piace’ sui social è un rischio da evitare.