Cento anni fa il dramma della profuganza

I primi mesi dell’anno erano volati fra attesa di ricevere notizie dei sondati inviati soprattutto verso i Carpazi sul fronte russo ed anche alcuni preparativi (costruzione di postazioni di difesa) che annunciavano la guerra ormai vicina. L’annuncio, in Italia, ebbe luogo il 20 maggio; da noi, nei nostri paesi, corrispose l’invito alle popolazioni di lasciare quelli che venivano considerati i siti del primo fronte, ai piedi del Carso che guarda a Doberdò del lago fino al monte Sabotino e oltre.Per la gente di Ronchi arrivava il momenti di lasciare tutto per rifugiarsi al sicuro in Stiria; in diverse località dell’Austria e della Ungheria erano stati già stati allestiti accampamenti per accogliere le famiglie provenienti dalla prima linea del fronte. Il centro di raccolta, successivamente fu il campo di Wagna, la località della Stiria vicino a Graz che oggi, in ricordo di quelle giornate, è gemellata con Ronchi. La partenza ebbe luogo attraverso la stazione di Aurisina dove si raccoglievano le famiglie: donne e bambini, soprattutto, qualche persona anziana. Una partenza che alcuni illudendosi ritenevano di breve perché – secondo la propaganda la guerra sarebbe stata “blitz” – non vi erano dubbi sulla sua riuscita.Una partenza dolorosa e tragica che fece da anticipo di quasi quattro anni di esilio e di esulanza in condizioni difficili e drammatiche.Essere profughi ieri come oggi è un vero dramma. Ricordare è un dovere.In questo spirito la comunità ronchese ricorderà i cento anni della profuganza e le condizioni nelle quali è avvenuta con un incontro che avrà luogo martedì 26 maggio con inizio alle ore 20.30. L’incontro – grazie alla collaborazione del Consorzio culturale monfalconese e dei gruppi corali cittadini (Verdi, Note allegre, Soul circus e coro sloveno) – presenterà una serie di testi e di voci oltre che le immagini dell’evento di cento anni fa con l’impegnativo compito di ricordare… per vivere il momento presente con altri atteggiamenti e attenzioni.