Una gita scolastica speciale, diventando “Diversamente solidali”

Nasce dall’esplicita richiesta e dalla forte motivazione espressa degli alunni della classe 4ASU a vivere un’esperienza di servizio, oltre che visitare una città d’arte importante e ricca quale Roma.Si propone ai giovani di collaborare per quattro mezze giornate alla gestione di una mensa. Pertanto richiede una disponibilità d’animo orientata alla gratuità, nello spirito della responsabilità e della cooperazione di gruppo. Questi requisiti sono essenziali per vivere una settimana serena come avvenuto nello scorso mese di marzo, accompagnata dai professori Giovanna Portelli e Marco Luciano.La classe, informata delle condizioni, ha accettato questo progetto e ha fatto anche una scelta di essenzialità nell’optare per il pernottamento nella foresteria di via Casilina Vecchia 17 della Caritas.Alla mensa serale “Don Luigi Di Liegro” accedono ogni giorno circa 600 persone che si trovano in stato di bisogno.La mensa è attrezzata con linea self-service. Il materiale occorrente al consumo del pasto è del tipo “usa e getta”: ciò consente maggiore efficienza e garanzia igienica.Ai volontari è richiesta la presenza dalle ore 16.30 al termine per svolgere i seguenti servizi:- accoglienza: individuazione scheda personale che l’ospite è tenuto a firmare per “prestazione ricevuta”- linea self-service: preparazione delle porzioni e distribuzione delle pietanze- sale da pranzo: portare acqua, pane, pulire i tavoli, parlare con gli ospiti che lo desiderino, lavare i vassoi su lavastoviglie- riordino e pulizie di tutti gli ambienti dopo la distribuzione dei pasti.Dopo il servizio agli ospiti, i volontari si ritrovano per consumare a loro volta la stessa cena servita agli ospiti.Di seguito le testimonianze degli studenti partecipanti.

ELISA

Appena partita da Gorizia, nel lungo viaggio che mi avrebbe portata a Roma, ho ragionato su che cosa mi sarei dovuta aspettare una volta arrivata alla Caritas. Dapprima ho pensato che il servizio che avrei dovuto svolgere alla mensa avrebbe comportato da parte mia e degli utenti una certa titubanza e freddezza, ma quello che ho trovato è stato diverso.

Partendo dal presupposto di essere una persona alquanto razionale e decisa, non avrei mai pensato che mi sarei quasi messa a piangere, e che avrei provato emozioni così profonde.

Il legame instauratosi con qualche ospite è stato quello di ascolto reciproco, di confronto e condivisione di tempo, che mi ha portata a lasciare un pezzo di me là.

Tornando a casa ho capito che è praticamente impossibile non instaurare dei legami con chi ti cerca con lo sguardo, o con chi utilizza qualsiasi pretesto pur di scambiare qualche parola.

Da questa esperienza ne esco più matura ed aperta verso l’altro, con la consapevolezza di non dover partire con degli stereotipi e/o pregiudizi, perché oltre ad essere inutili e dannosi, distorcono quella che è la realtà.

GIULIA

Un essere umano residente in una “piccola” realtà cittadina non potrebbe mai rendersi conto di quante persone e che persone hanno bisogno di aiuto al giorno d’oggi, prima di vivere un’ esperienza pari a quella che ho avuto la possibilità di provare in prima persona.

Sono partita con l’ idea di andare ad aiutare esseri umani in difficoltà pensando di essere pronta e soprattutto preparate ad affrontare qualsiasi tipo di situazione e realtà.

Invece tutte le preparazioni, e le idee, entrata in quella mensa non servivano più, in quel contesto bisognava in pochi minuti, cambiare modo di rapportarsi con le persone in base al soggetto e in pochi istanti capire che persona si aveva davanti.

Nel corso di ogni servizio mi sentivo cambiata, più forte; stare a contatto con le persone e conoscerle mi arricchiva dal punto di vista emotivo tanto da riuscire ad affrontare ogni situazione con il sorriso.

Da questa esperienza non si può assolutamente trascurare che noi siamo stati degli operatori che prestavano servizio per conto della Caritas, che hanno saputo ascoltare le richieste degli utenti e i loro racconti. In realtà proprio loro che hanno bisogno di aiuto, hanno però aiutato noi. Non immaginavo di ritornare a casa con un bagaglio psicologico ed emotivo così pieno, non pensavo nemmeno che questa esperienza potesse cambiarmi così tanto, ho imparato a guardarmi intorno con occhi diversi e ad affrontare le situazioni in altro modo, un’esperienza forte e allo stesso tempo costruttiva.

GIORGIA

Grazie all’esperienza fatta presso la Caritas di Roma ho conosciuto una nuova realtà, imparando a rapportarmi con persone diverse da me e tra loro.

Inoltre è stata una possibilità di crescita, di arricchimento del mio bagaglio culturale e di conoscenza della mia versatilità.

Avendo portato a termine il servizio di volontariato assieme ai miei compagni e ai professori, mi è stata data l’opportunità di condividere le esperienze quotidiane, valutando così gli stessi eventi con occhi e parole diverse.

ELEONORA

Grazie all’esperienza che ho avuto modo di fare presso la Caritas di Roma, ho notato un notevole cambiamento in me, ed ho inoltre acquisito maggior consapevolezza di me, del mio comportamento e della mia sensibilità. Inizialmente avevo il timore di non riuscire a gestire una situazione così apparentemente difficile, ma con molto stupore ho saputo adattarmi ad ogni situazione riuscendo a strappare un sorriso a molti più utenti di quanto io avessi immaginato. Durante questa esperienza ho avuto modo di dialogare con molte persone caratterialmente molto diverse fra loro e senza dover pensare troppo alle parole con le quali esprimermi. Ho notato in me molta disponibilità e sensibilità nel riuscire a relazionarmi ad ogni singolo utente, tanto da non accorgermi che per non trascurare nessuno, molto spesso mi ritrovavo a muovermi con molta velocità tra i tavoli della mensa.

Tutta questa consapevolezza la devo a questa esperienza molto forte emotivamente e molto significativa per il mio cambiamento.

Ho trovato dentro di me uno spirito solidale e sensibile che non avrei mai pensato di avere.

MARIASOLE

Ho scoperto di riuscire ad adattarmi molto velocemente ai vari servizi che ci hanno affidato. 

Non avrei mai pensato che persone con una vita così difficile si sarebbero confidate con noi, conoscendoci da così poco tempo. La nostra presenza li ha aiutati ad avere qualcuno con cui parlare, e allo stesso modo loro hanno aiutato noi a incontrare una nuova realtà. Sono rimasta stupita come davanti a tutte le loro difficoltà continuavano a sorridere senza perdere la speranza di migliorare la condizione in cui si trovano.

VALERIA

Sono partita senza avere alcuna idea di cosa sarebbe successo. Sapevo che sarei venuta a contatto con persone completamente diverse fra loro, ma soprattutto diverse da me. Diverse soprattutto per quanto riguarda lo stile di vita, totalmente differente rispetto al mio e a quello di tutti i miei compagni. In ogni caso, quando sono arrivata ero un po’ impaurita, nel senso che non sapevo come comportarmi, avevo timore delle loro reazioni. Però una volta iniziato il primo turno, tutte le mie paure si sono volatilizzate. Ho iniziato a parlare con molti utenti della Caritas e ad ambientarmi molto bene nei tre giorni successivi. Le persone erano, chi più chi meno, disponibili a parlare e a raccontare e sembravano felici del fatto che dei ragazzi come noi li stessero ad ascoltare pur non avendo la minima idea di quello che si prova ad essere nelle loro condizioni. Avevano la speranza, ecco cosa mi ha colpito, ho visto in loro una grande forza di volontà, per migliorare in qualche modo la situazione in cui si trovano.  Sono tornata a casa con i racconti delle loro storie e tutte le emozioni che mi hanno trasmesso. È stata un’esperienza davvero forte, che a parere mio tutti almeno una volta nella vita dovrebbe avere l’opportunità di intraprendere.

ANTONIA

Prima di iniziare l’esperienza alla Caritas di Roma, pensavo di dover esclusivamente aiutare le persone che si recavano alla mensa per prendere il cibo o aiutare a lavare i piatti. In realtà, durante il servizio, ho instaurato dei rapporti con alcuni, mi hanno raccontato le loro storie, mi hanno chiesto la mia storia e le mie opinioni su svariati temi. Il tipo di aiuto di cui ho fatto esperienza è stato un aiuto reciproco: io ho aiutato loro, loro hanno aiutato me a maturare. Ho ascoltato molte storie, ho visto diverse persone. Sapevo quello che mi aspettava, ma, come si dice, finché non lo vedi non ci credi. Quella realtà mi sembrava tanto lontana ed impossibile, invece adesso ho acquisito consapevolezza grazie all’aiuto delle persone che ogni giorno si recano alla Caritas di Roma per mangiare un pasto caldo e scambiare qualche racconto con qualcuno.

Vivere quella realtà, seduti comodi a casa propria, attraverso un telegiornale o un giornale è decisamente diverso da percepirla sulla propria pelle.

FRANCESCA

Durante il nostro periodo a Roma siamo stati proiettati in un contesto  completamente diverso da quello a cui eravamo abituati: non solo siamo entrati in contatto con situazioni di vario tipo, ma siamo stati parte di esse, anche se solo per brevi momenti. Ci è capitato di sentirci spaesati, persi, inadeguati, ma anche accolti e apprezzati e questo ci ha fatto capire cosa provano molte persone nella vita di tutti i giorni e quanto valore possano avere il sostegno, l’aiuto e la comprensione di chi si impegna in prima persona per aiutarle.

SVEVA

Ciò che abbiamo vissuto all’interno della Caritas, durante il viaggio d’istruzione, è stato del tutto nuovo, dal mio punto di vista.

Sono entrata in relazione con determinate persone e sono riuscita a condividere e conoscere esperienze e racconti di realtà che non avrei mai immaginato.

Lavorando sia nella lavanderia dell’ostello, sia all’interno della mensa Caritas, mi sono resa conto di essermi rapportata molte volte in modo diverso con coloro che mi si ponevano di fronte, accorgendomi lentamente che tutte le persone si rapportavano con tutti noi volontari in maniera quasi uguale , presentandosi con fiducia e disponibilità la maggior parte delle volte.

Questo vissuto mi ha aiutato a concentrarmi meglio sulle persone, partendo dal presupposto che ero molto titubante e timorosa per ciò che sarebbe successo, accorgendomi, successivamente, di aver lasciato una parte di me in quel posto e portato, via con me, le conoscenze di coloro con cui mi sono relazionata.

Gli utenti ci hanno aiutato a crescere moralmente e socialmente in un posto dove pensavamo di essere noi a portare aiuto.

ALBERTO

L’esperienza fatta a Roma durante la gita è stata molto particolare e interessante e ha in parte cambiato il mio modo di vedere le cose. Prima di iniziare l’esperienza ero convinto che la mensa fosse frequentata quasi solamente da persone con grossi problemi psichici oltre che economici e da immigrati ma alla fine mi sono dovuto ricredere: infatti diverse persone con cui ho avuto occasione di parlare o anche solo ascoltare hanno dimostrato di essere molto intelligenti e gentili dimostrando che è possibile mantenere la propria dignità e speranza nonostante la loro situazione complicata e probabilmente umiliante. Non si può negare che ci fossero elementi con problemi oppure semplicemente arrabbiati con la vita, con i quali non era facile rapportarsi, ma molti si dimostravano desiderosi di aprirsi a noi e raccontare la propria storia, proprio per la necessità di sfogarsi con qualcuno e condividere qualcosa. In queste situazioni  emergeva sempre la personalità di ognuno ed è stato quindi interessante osservare le diversità tra le persone e cambiare di conseguenza il proprio comportamento. All’inizio l’idea di mettermi al servizio di qualcuno non mi andava particolarmente a genio ma alla fine dell’esperienza posso dire di aver apprezzato anche questo aspetto.

LUDOVICA

È stata educativa e formativa; una settimana è sufficiente per farti comprendere di quanto le apparenze ingannino e sia inutile fermarsi ad esse. Per farti comprendere che là fuori c’è qualcuno disposto ad aiutarti, che non si è mai in troppi per portare sostegno a qualcuno, che parlare ed ascoltare sono una forma d’aiuto e supporto molto più potente ed importante di quanto non si creda. Farti realizzare di quanto sia ingiusto etichettare una persona, un luogo, un lavoro, partire prevenuti e con un’idea che si rivela, il più delle volte, essere lontana, sbagliata e perfino ingiusta nei confronti di quella che poi si dimostrerà essere la realtà. Una settimana è bastata per farti comprendere quanto tu non sappia di quante persone possano avere bisogno di un sostegno e di quanto poco basterebbe per poter dare un po’ di sollievo ad esse. Basta rimboccarsi un po’ le maniche ed armarsi di volontà, o avere dei docenti come i nostri che ci hanno permesso di vivere un’esperienza irripetibile ed unica nel suo genere.

MARGHERITA

L’esperienza presso la Caritas diocesana è stata intensa e forte nei contenuti e nelle relazioni, nonostante io sia cresciuta in un ambiente familiare sensibile alle problematiche legate alla marginalità sociale e alla sofferenza umana, questo breve percorso mi ha insegnato che non ci si abitua al disagio, al dolore e alle fragilità del prossimo. Il contatto diretto e quotidiano con le persone che vivono la strada mi ha arricchito nel profondo. Ho capito che le relazioni umane sono sempre di reciprocità, di rispetto e di accettazione delle diversità.

ENRICO

L’esperienza che ho vissuto alla Caritas di Roma è stata molto interessante e costruttiva perché è servita ad aprirmi gli occhi su come vivono le persone che non riescono, per vari motivi, a vivere autosufficientemente nella nostra società. Dato che ho passato tutti e quattro i giorni di servizio all’ostello ho potuto osservare nel privato come queste persone vivevano e passavano la giornata, e su come possa essere difficile la vita per chi non ha niente o quasi. Vedendo ciò mi sono potuto rendere conto invece di quanto io sia fortunato. Nonostante ciò nessuno aveva perso la voglia di vivere, anzi ognuno cercava di impegnarsi per risanare la propria situazione senza deprimersi. Infatti tutti erano molto simpatici e anche se non abbiamo potuto intrattenere dei veri e propri discorsi, come invece hanno fatto le mie compagne alla mensa, abbiamo comunque scherzato allegramente. Comunque anche se tutto ciò mi ha aiutato ad avere una visuale più ampia sulla società e sui vari stili di vita che le persone posso intraprendere, volenti o nolenti, non mi sento tanto cambiato interiormente, forse perché mi sono concentrato maggiormente sul lavoro che sull’intrattenere discorsi.

SOLIDEA

Prima di partire ci avevano avvisati; ci avevano preparati a quello che avremmo trovato, al genere di persone ospiti alla mensa. La maggior parte degli individui quando pensa a questo genere di luogo crede di trovare solamente soggetti anziani e trasandati ma a noi era stato spiegato da subito che avremmo incontrato persone di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. Sapere questo però non bastava, perché una volta che ti trovi di fronte ad uno di loro devi capire come agire e come comportarti. Davanti a te non c’è “il barbone” ma c’è una persona che merita di essere trattata come tale. Pensarla così a casa sembrava facile però poi ho capito che non tutti avevano le stesse esigenze. Alcuni volevano parlare, ascoltare ed essere aiutati, mentre altri no, ci rifiutavano e trattavano male, come forse è giusto che sia, non lo so. Questo atteggiamento mi ha aiutata a crescere e a scoprire un autocontrollo che non sapevo di avere e che spero mi tornerà utile.

Oltre a questo ho notato come il mio comportamento sia cambiato durante questi quattro giorni. Inizialmente, infatti, proprio a causa delle persone più chiuse, mi ero sentita presa in giro ed ero molto delusa perché, pur cercando di fare il meglio per tutti, non riuscivo ad accontentarli. I giorni dopo tuttavia è andata meglio. Ho imparato a conoscere e ad ascoltare storie di vita lontane e diverse dalla mia, che mi hanno mostrato aspetti della vita che non conoscevo. Alla fine avrei passato ancora molto tempo in mensa, ma dovevamo ripartire.