San Rocco in festa per il patrono

Un giorno di festa per tutto il Borgo: San Rocco, a Gorizia, è stato onorato martedì 16 agosto con una grande festa di famiglia. Come da tradizione, lo stesso giorni si chiude l’omonima sagra a Gorizia e la mattinata è dedicata al Premio Mattone su mattone. Il riconoscimento, assegnato dalla parrocchia e dal Centro per la conservazione delle tradizioni del borgo, quest’anno compie 37 anni ed è stato assegnato a una famiglia, anziché a un solo nome che si è contraddistinto. La targa, infatti, viene donata a sanroccari o goriziani che hanno portato lustro al nome della città grazie al loro lavoro, decidendo per l’occasione di premiare la famiglia Fior.La motivazione recita che il titolo è stato assegnato per “i molteplici servizi resi alla comunità, sia per il servizio alla liturgia, sia per la vendita in sagra alla tenda bianca, sia per l’aiuto nei vari ambiti ecclesiali”.Grazie all’impegno del figlio Marco, anche il padre Franco e la madre Alessandra sono sempre più entrati nella realtà comunitaria, espressione della mescolanza di lingue e culture della zona. Lui italiano e lei slovena, il giovane – appena 14enne – sta per iniziare le scuole superiori dopo aver frequentato quelle in lingua slovena. Un’unione sottolineata dallo stesso don Ruggero Di Piazza al termine della santa messa di martedì, celebrata dal vescovo di Forlì-Bertinoro, il pordenonese Livio Corazza.Quest’ultimo e monsignor Dipiazza sono da tempo amici, con don Ruggero che ha insistito affinché fosse lui a tenere l’omelia. Lo stesso ha ricordato come “San Rocco è uno dei culti più diffusi in tutto il mondo. Un santo controcorrente: mentre il mondo pensava a salvarsi, lui si è messo a servizio dei poveri e degli appestati, senza mai contrarre la peste”. Il presule ha quindi rimarcato che “non servono a nulla le nostre pratiche religiose di pietà se non sono animate da misericordia”, ricollegandosi anche al tema della sostenibilità.L’esaurimento delle risorse della Terra – ancora monsignor Corazza – ci fa pensare che c’è chi dovrebbe digiunare e chi iniziare a mangiare”. Da qui, l’invito: “Siamo tutti chiamati a cercare e trovare il fuoco dentro di noi e riscoprire le motivazioni delle azioni di San Rocco, e sarà un mondo nuovo se potremo seguire le sue orme e il suo esempio”. Spirito che, proprio con il riconoscimento assegnato, si indica nello spirito della piccola famiglia goriziana, raccogliendo parte del clero locale e della diocesi romagnola.”È molto facile definire il perché delle nostre scelte – è intervenuto nel suo breve discorso Marco Fior -, abbiamo scelto ciò che Cristo ci ha insegnato. Stiamo dando una piccola parte di noi stessi, un piccolo impegno di solidarietà e apertura verso chi ha bisogno, anche se diverso da noi. Noi siamo questi, lontani da bandiere che spesso cambiano colore, ma forti di ciò che portiamo dentro”. Nel frattempo, si può ben definire un successo la 522esima Sagra di San Rocco, appuntamento tradizionale per la città ma anche per l’intero mandamento. Grande la partecipazione, specialmente di giovani segno, da una parte, che l’offerta è ancor oggi valida ma anche che, evidentemente, la città stessa si ritrova incagliata in una mancanza quasi cronica di offerta per le giovani generazioni che nella proposta del Centro Tradizioni hanno trovato una sicura risposta. Enogastronomia ma anche cultura, con vari momenti culturali a corollario della plurisecolare kermesse. Da sottolineare domenica 7 agosto la 47esima rassegna di arte campanaria “Gara dai Scampanotadors” (di cui riferiamo a parte) e, martedì 9, l’Incontro sotto l’albero “Storia e misteri del convento delle Madri Orsoline di Gorizia” con la presentazione del libro dedicato alle cronache del monastero curato da Vanni Feresin. Ma anche il secondo Incontro con “Mama. Moja. Cent ricetis plui une”, con gli interventi di Armando Mucchino, giornalista della Rai, Roberto Zottar dell’accademia italiana della cucina e Lucia Pertoldi, storica della cucina.  “È stata una preziosa occasione per conoscere dalla viva voce dell’autrice i segreti che stanno dietro alla celebre pubblicazione Mama Moja Cent ricetis plui une. Simpatici aneddoti, racconti di vita, narrazione di incontri importanti con l’ironia e la verve di tutti gli ospiti”, ha ricordato il presidente del Centro, Vanni Feresin. Al termine la Presidente emerita del Centro per le Tradizioni, Laura Madriz, ha fatto assaggiare delle eccezionali gubane goriziane (putizza bianca e putizza al dragoncello) che hanno stupito tutti i presenti per delicatezza e squisitezza. Il Presidente del Centro per le Tradizioni, Vanni Feresin, dopo i saluti e i ringraziamenti ha donato ad Armando Mucchino l’ufjel d’arint a suggello di una proficua nuova collaborazione.