S. Ignazio in festa per il patrono

La comunità di S. Ignazio ha vissuto anche quest’anno intensamente la festa patronale dello scorso 31 luglio.Domenica 30, al termine della celebrazione della messa parrocchiale, la prof.ssa Maddalena Malni Pascoletti ha presentato ai presenti due oggetti custoditi da decenni in canonica.Il primo è stato una piccola croce di legno molto scuro con un Gesù tutto d’avorio. Tale contrasto di colore e di materia aveva ed ha un significato ben preciso: la croce quasi nera ricorda la morte, mentre il Gesù in avorio, quindi bianco ricorda che Egli è risorto, donandoci la Vita eterna; L’altro oggetto è un ostensorio molto lavorato e composto da vari metalli, la cui parte centrale di vetro non è tonda ma a forma di cuore, che richiama la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Oggetti davvero di rara bellezza e di raro valore!Lunedì 31, a chiusura della festa di S. Ignazio di Loyola, la sera alle ore 20 l’Arcivescovo emerito di Gorizia, monsignor Dino De Antoni ha presieduto la santa messa solenne – in una chiesa davvero gremita di fedeli – concelebrata con numerosi presbiteri ed arricchita dai canti del coro di S. Ignazio.Nell’omelia il Vescovo Dino ha trattato il tema del discernimento paragonandolo a una “mappa del tesoro” (il Vangelo faceva riferimento alla parabola di Gesù sul tesoro nascosto):la mappa ci indica la direzione, così anche il continuo discernimento ci aiuta a percorrere la giusta strada, per trovare il tesoro che è Gesù, la Sua Parola. Proprio il fondatore dei Gesuiti con i suoi “Esercizi Spirituali” invitava le persone di ogni rango ed estrazione sociale a fare discernimento, ciascuna nel proprio ambito. Vale anche per ciascuno di noi improntare la propria vita di cristiani, pellegrini in questa vita, aiutandoci con “la mappa”: passo passo, giorno  dopo giorno imparare a “leggere” quale è il progetto di Dio su di noi. Anche Papa Francesco, gesuita, sottolinea che c’è sempre bisogno di tempo per un cambiamento vero, ed è proprio “il tempo del discernimento”: si, il discernimento sarebbe auspicabile se diventasse una forma mentis. Dopo la solenne celebrazione, l’Arcivescovo De Antoni, i presbiteri e i fedeli si sono intrattenuti per un momento conviviale.