Ritorna a casa la “Visitazione di Maria” di Francesco Caucig

Potrebbe sembrare quasi la trama di un giallo la vicenda che ha segnato il ritrovamento della pala d’altare raffigurante la “Visitazione di Maria” del pittore Francesco Caucig, prelevata da Gorizia nel lontano 1916 e quindi scomparsa.L’opera di grandi dimensioni (213×126,5 cm) apparteneva alla famiglia Coronini e faceva parte, insieme ad altre due pale d’altare dell’artista – “Assunzione di Maria” e “Fuga in Egitto” – di un’eredità ricevuta da Michele Coronini Cronberg nel 1810 dalla famiglia Cobenzl.Nel 1916, quando Gorizia fu conquistata dal Regio Esercito, un reparto speciale guidato dal tenente goriziano Emilio Mulitsch fu incaricato di recuperare e mettere al sicuro i beni storico – artistici rimasti nelle residenze private, abbandonate allo scoppiare della Grande Guerra, tra i quali anche quelli di Palazzo Coronini. Tutti i beni furono restituiti al termine del conflitto, tranne le due pale d’altare di Caucig “Fuga in Egitto” e “Visitazione di Maria” (l’Assunzione venne restituita ma purtoppo gravemente danneggiata e ne rimangono ora solo pochi frammenti). Al tempo il conte Carlo Coronini denunciò subito la scomparsa delle opere, chiedendo venissero effettuate ricerche. La Sezione Belle Arti del Regio Commisariato per la Venezia Giulia si attivò, con indagini a Firenze, Roma e Venezia ma, purtroppo, infruttuose.Il lungo oblio dell’opera è durato fino ai giorni nostri quando, lo scorso mese di dicembre, la storica dell’arte della Fondazione Coronini, dottoressa Cristina Bragaglia, è stata contattata via mail da uno storico dell’arte tedesco il quale, dopo uno scambio epistolare volto a sapere maggiori dettagli sulle opere di Caucig di proprietà della famiglia Coronini, segnalò di aver visto la pala “Visitazione di Maria” in una galleria d’arte del centro di Roma. “Nei primissimi giorni dell’anno – ha spiegato Bragaglia – abbiamo contattato la Soprintendente archeologica alla Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, dottoressa Simona Bonomi, per presentare la questione. Avevamo già a disposizione una vasta raccolta documentaria proveniente dai nostri archivi ma la dottoressa ci consigliò, per una testimonianza maggiore, di effettuare delle verifiche anche nell’archivio della Soprintendenza. Grazie all’aiuto della dottoressa Claudia Crosera, in poco tempo ci è stato possibile raccogliere ulteriore documentazione. Abbiamo quindi inoltrato il tutto e la richiesta di accertamenti ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine, che hanno messo in atto un intervento davvero tempestivo. Abbiamo trovato una partecipazione anche umana che ci ha fatto davvero grande piacere”.I militari dell’Arma, guidati dal maggiore Lorenzo Pella, hanno proceduto – in collaborazione con i colleghi della Capitale – con gli accertamenti, individuando la pala d’altare nella galleria segnalata. “L’opera, che non era censita nei nostri database, – ha raccontato il maggiore – era finita sul mercato antiquario, pertanto risultava in vendita. Abbiamo quindi accelerato i tempi, per scongiurare il rischio che venisse venduta e che finisse magari all’estero, cosa che avrebbe complicato molto il tutto. Abbiamo indagato a ritroso e accertato come mandante e mandatario fossero completamente all’oscuro della provenienza furtiva dell’opera, infatti al momento sono considerati in buona fede. Hanno da subito dato la massima collaborazione e la pala – con decreto della Procura della Repubblica di Roma – è stata sequestrata con procedimento penale contro ignoti”.Recentemente il magistrato ha posto il dissequestro dell’opera, dando il via alla restituzione alla Fondazione Coronini.La “Visitazione di Maria” è stata quindi delicatamente riportata “a casa” e ora può essere nuovamente ammirata in tutta la sua bellezza all’interno della cappella del Palazzo, nella sua posizione originaria.”Tra le ferite di guerra non sanate – ha commentato il Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, il generale di brigata Roberto Ricciardi – non ci sarà più la “Visitazione di Maria” del Caucig. Dobbiamo essere felici tutti per questo ritrovamento, che esprime anche il senso del nostro Nucleo: riportare la nostra storia, la nostra cultura. Noi siamo la nostra storia. Il patrimonio culturale è un dono che abbiamo ricevuto dai nostri antenati e che abbiamo l’obbligo di lasciare a chi ci seguirà”.Grande felicità per il ritrovamento dell’opera – oltretutto completamente intatta – è stato espresso anche dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, che ha sottolineato la grande collaborazione di tutte le parti scese in campo per il recupero della pala e l’importanza del rientro dell’opera anche verso il 2025, proprio per quello che Caucig rappresenta: con il suo essere nato a Gorizia da famiglia di origine slovena, formatosi in Italia e a Vienna, operato poi tra Austria, Germania, Ungheria e Boemia, esemplifica la varietà di culture, lingue e nazionalità che, per secoli, è stata tratto distintivo dei goriziani.