“Reti di comunità”: fra potenzialità e difficoltà

“Il lavoro in rete è espressione di una comunità che si prende cura di chi è svantaggiato”. Queste le parole dell’arcivescovo Redaelli in occasione della presentazione del Report “Reti di Comunità”, realizzato all’interno del protocollo che lega Regione Friuli Venezia Giulia e le quattro Caritas diocesane regionali.Un lavoro lungo quello presentato presso la sede della Fondazione Carigo la scorsa settimana, frutto di un percorso triennale di ricerca, sviluppato in due fasi, la prima tra l’autunno del 2014 e la primavera del 2015 su quattro territori campione (Ambito socio assistenziale di Azzano X, il Gemonese, la Val Canale e Canal del Ferro, Monfalcone, l’ex UOT 3 di Trieste), la seconda nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2016. Lo studio ha portato alla luce come le sinergie e le collaborazioni interne al mondo ecclesiale non siano per nulla “scontate”: in nessuno dei quattro territori si può infatti parlare di una vera e propria rete che copra il territorio dell’ambito socio assistenziale di riferimento. Questo dato non sorprende, perché l’organizzazione ecclesiale delle foranie o dei decanati non è sovrapponibile alla suddivisione territoriale degli Ambiti o dei Comuni e laddove esistano delle collaborazioni, queste derivano da progettualità specifiche, come nel caso dell’Emporio di Monfalcone e dell’Emporio di Gemona.All’interno dell’Report sono stati stilati alcuni punti di debolezza e criticità; tra quelli emersi – per esempio – il presentarsi con difficoltà in modo organizzato e la collaborazione che fatica a perseguire percorsi strutturati e condivisi da parte della rete caritativa e l’assenza di scambio informativo e di momenti formativi comuni, poiché la diversità dei metodi operativi e procedurali non sempre facilita la nascita e il consolidamento di strategie condivise. Ulteriore difficoltà segnalata, il fatto che gli interventi assistenziali siano spesso prestazionali e non progettuali, anche per la scarsità delle risorse umane disponibili. Dall’altro versante sono emersi numerosi punti di forza e opportunità dati dalle Reti di Comunità, primo fra tutti il fatto che il territorio regionale sia caratterizzato da una rete di realtà caritative differenziata e articolata rispetto agli interventi offerti, disponibile a sinergie con il sistema di welfare pubblico; tra le opportunità è emersa la voglia di favorire occasioni e luoghi d’incontro tra i soggetti della rete caritativa, realizzare percorsi di sensibilizzazione all’impegno civile e solidale, attivare progetti di sostegno al lavoro di comunità, così come il promuovere con regolarità momenti di programmazione sociale. “Il riconoscimento reciproco tra Servizi Sociali e Caritas è un forte valore aggiunto quando si tratta di dare risposte ai bisogni crescenti della nostra comunità”. ha commentato Pier Oreste Brusori, direttore dell’Area Politiche sociali della Direzione centrale salute.Nel corso della presentazione del Report è stata anche presentata la “Carta di Comunità” delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia, un impegno da parte delle quattro realtà regionali nello sviluppo e animazione delle reti di Comunità. Tra i vari impegni in elenco spicca il “formare i volontari delle Caritas parrocchiali a una visione strategica del proprio operato, che superi un approccio assistenziale finalizzato alla risoluzione dell’emergenza, ma che sia in grado di generare nuove progettualità capaci di incidere sulle cause della povertà”, per realizzare sempre di più quello che, riprendendo le parole di monsignor Redaelli, è il passaggio della persona che ha bisogno da “oggetto” a “soggetto” all’interno della società.