Norma Cossetto, una memoria che divide?

Due mazzi di fiori ed una piccola cerimonia pubblica nel pomeriggio del quattro ottobre sulla salita che da via del San Michele porta a via del Carso, nel quartiere della Campagnuzza, questo il ricordo semplice ma sentito, organizzato in onore di Norma Cossetto dall’amministrazione comunale unitamente ad ANVGD e Lega Nazionale.Quella salita infatti, posta nel quartiere abitato per decenni in maggioranza da esuli istriani giuliani e dalmati, dal 2009 per volere dell’allora amministrazione comunale porta il nome della giovane di Visinada assassinata dai partigiani titini fra il quattro e il cinque ottobre di settantacinque anni fa. Una storia dolorosa che si aggiunge a decine di migliaia di storie simili e purtroppo nella maggior parte dei casi, dimenticate. Al ricordo erano presenti il sindaco Rodolfo Ziberna, l’assessore Chiara Gatta, la presidente ANVGD Maria Grazia Ziberna e il presidente della Lega Nazionale Luca Urizio. La presidente Ziberna ha tratteggiato i momenti salienti della breve vita della giovane, ricordando il suo legame con la nostra città. Era infatti nata a Visinada, vicino a Buie, il 17 maggio 1920 da una famiglia di piccoli possidenti e trascorse gli anni de ginnasio e del liceo prima con la famiglia e poi da sola in collegio a Gorizia, diplomandosi brillantemente presso il Liceo Vittorio Emanuele III di (oggi liceo Dante). Successivamente si iscrisse a Padova al corso di lettere e filosofia. Nel ’43 tornò nella sua terra natia per completare la sua tesi di laurea in geografia sulla “terra rossa d’Istria” ricca di Bauxite, girando in bicicletta per i paesi vicini alla ricerca di informazioni e archivi. Dopo l’armistizio il 25 settembre la casa dei Cossetto fu razziata e il giorno successivo venne arrestata da un gruppo di partigiani jugoslavi che dopo averla separata dagli altri prigionieri e portata nella scuola elementare di Antignana abusarono ripetutamente di lei, legandola ad una cattedra dove la giovane Norma avrebbe probabilmente desiderato di sedere per insegnare. Venne poi gettata probabilmente ancora viva nella foiba di Villa Surani. Il corpo fu ritrovato il 10 dicembre successivo dai vigili del fuoco di Pola comandati dal maresciallo Harzarich. La sorella Licia, scomparsa cinque anni fa, ha impegnato tutta la sua vita per far conoscere la storia della sorella alla quale il presidente Ciampi nel 2005 conferì alla memoria la medaglia d’oro al merito civile per la sua “luminosa testimonianza d’amor patrio”.Nei fatti però continua a far parte di una storia scomoda, forse da dimenticare o da tenere chiusa in qualche cassetto: il giorno successivo alla commemorazione quei due mazzi di fiori che ingentilivano il cemento sotto la targa della salita non erano più al loro posto. Furto ideologico, atto vandalico? Probabilmente non lo si saprà mai, ma in qualsiasi caso chi ha aspettato la notte per portare via qualche rosa e qualche garofano ha dimostrato, pur nell’anonimato, mancanza di rispetto e senso civico.