La profuganza nella Grande guerra: la memoria in mostra

Nel corso della Prima Guerra mondiale furono 240 mila le persone che dal fronte austro – italiano si spostarono, a seguito di evacuazioni forzate o spontaneamente, verso le aree interne dell’Impero Asburgico e circa 630 mila i profughi – compresi i friulani e i veneti fuggiti dopo Caporetto – che in momenti diversi trovarono ricovero nel Regno d’Italia. Destinazioni diverse ma un unico destino: quello dell’allontanamento dalle proprie case e dai propri affetti e dello straniamento che ne conseguì. Di questi eventi parla “Altrove 1915-1918. Memorie dal campo di Wagna e altre storie di profughi”, mostra allestita a Gorizia nella sala espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio, realizzata insieme al Consorzio Culturale del Monfalconese.L’esposizione, visitabile fino al 26 febbraio 2017 da mercoledì a venerdì dalle 16 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 14 e dalle 15 alle 18, ripercorre le storie degli abitanti di Gorizia, del Monfalconese e dell’Isontino che durante la Grande Guerra vissero l’esperienza della profuganza. Con un ricco apparato iconografico e accurati approfondimenti storici, il percorso espositivo illustra le condizioni di vita dei profughi a partire dalle prime evacuazioni e dal loro trasferimento, su carri bestiame, dai centri raccolta di Gorizia ed Aurisina fino a Leibnitz in Stiria, da dove i meno abbienti furono trasferiti dapprima in Ungheria e poi in Austria, collocati in campi costituiti da baracche di legno o dispersi nell’Impero, dalle regioni austriache alla Boemia e alla Moravia. Al centro dell’esposizione il campo che sorgeva accanto al villaggio rurale di Wagna, in Stiria, dove circa 20 mila profughi trascorsero gli anni di guerra: oltre alla fame e alle precarie condizioni igienico sanitarie, si scontrarono con la gestione del campo quanto mai autoritaria e le dure restrizioni alla libertà di movimento, che caratterizzarono la loro permanenza. La mostra tratta anche il tema degli internamenti attuati dalle autorità di Vienna, che colpirono persone considerate “politicamente inaffidabili”: cittadini austriaci di lingua italiana, irredentisti o presunti tali, sloveni e croati, come anche cittadini italiani residenti nell’Impero.”Altrove” – ha sottolineato Davide Iannis, presidente del Consorzio Culturale del Monfalconese,- “nasce dalla volontà di ricomporre i tasselli di una memoria collettiva che rischia di andare perduta e che appartiene a tutti noi” La mostra, resa possibile anche grazie alla preziosa collaborazione di enti pubblici e di privati italiani e stranieri, oltre alle testimonianze fotografiche, alle lettere, alle pagine di diario e ai pannelli espositivi, si caratterizza anche per le testimonianze audio, raccolte dal Consorzio Culturale del Monfalconese negli anni ’90, che daranno la possibilità ai visitatori di ascoltare – percorrendo il percorso espositivo – il racconto di quei fatti dalla vera voce di chi li visse in prima persona.