Centri di ascolto: presidio di attenzione al prossimo

Sono state più di 8.000 le ore messe a disposizione dei poveri dai Centri di Ascolto parrocchiali della città nei primi dieci mesi dell’anno. Numeri impressionanti, che testimoniano quanto bisogno di aiuto ci sia, di quante famiglie facciano difficoltà ad arrivare alla fine del mese, di quanti genitori abbiano problemi a garantire tutto il necessario ai propri figli.I dati sono stati diffusi negli scorsi giorni, proprio in occasione della Giornata mondiale dei Poveri indetta e voluta da papa Francesco per riflettere su ciò che compiamo in favore dei fratelli e sorelle in difficoltà accanto a noi.”Si evince una domanda forte – ha commentato monsignor Ruggero Dipiazza – il Signore, attraverso queste persone, grida e chiede aiuto. Volutamente nel report non abbiamo distinto i numeri tra italiani e stranieri, perché il povero non ha aggettivi; il cristiano non può distinguere le persone, se non come facenti parte della famiglia umana”.Ma chi è a rivolgersi ai Centri d’Ascolto? “Sono sia donne che uomini – per le famiglie italiane più la donna, per quelle straniere più gli uomini – ha proseguito Dipiazza – e in genere sono piuttosto giovani, genitori con figli in età scolare che devono far fronte a delle necessità urgenti. Spesso e volentieri si tratta di persone che, dall’oggi al domani, si sono trovate senza lavoro; assistiamo anche a tanti casi di immoralità da parte di datori di lavoro che trovano una serie infinita di scuse per non pagare ciò che ancora spetterebbe loro. Salta totalmente l’etica dei rapporti umani”.Di forte impatto anche la cifra economica messa a disposizione dei poveri della nostra città: più di 110.000 euro in 10 mesi derivanti dalla solidarietà della gente, distribuiti in svariate forme di sostegno: dalla più “classica” busta della spesa, ad un aiuto concreto nel pagamento di alcune rate dell’affitto o di utenze varie, senza dimenticare ciò che concerne la sfera scolastica o dei trasporti, o ancora l’assistenza medica e le spese legali.Ciò che don Ruggero ha voluto maggiormente sottolineare, è il senso di atto d’amore e di fede che il cristiano ha in sé: “ci viene chiesto dal Signore, e noi lo desideriamo, di servire i poveri e non di servircene. E’ un aito che offriamo difronte a un precetto”.Accanto a monsignor Dipiazza, anche padre Giorgio Basso, responsabile della mensa dei frati Cappuccini di Gorizia, che quotidianamente distribuisce un pasto ai più bisognosi. Da ottobre 2017 allo stesso mese del 2018, sono stati ben 22.055 i pasti erogati, servizio reso possibile dai tanti volontari che si alternano alla mensa. Unitamente al servizio del pranzo, dal 4 aprile al 5 agosto – su richiesta del vescovo Redaelli – i padri Cappuccini hanno messo a disposizione della Caritas diocesana gli spazi della mensa anche per le cene, per far fronte all’”emergenza migranti” che in quel periodo la città stava registrando. Sono stati così distribuiti 7.109 pasti serali, dei quali hanno beneficiato anche alcuni italiani in grave difficoltà. Il cibo veniva preparato nelle parrocchie di San Giusto, Sacro Cuore, San Rocco, Sant’Anna, Lucinico e Sant’Andrea e distribuito quindi alla mensa dagli stessi volontari.”Il fenomeno povertà, è inutile non dirlo, è in ascesa – ha aggiunto in conclusione don Ruggero – : proprio in questi giorni una nuova realtà industriale cittadina si è aggiunta a quelle che hanno chiuso i battenti, con la conseguenza che molti dei suoi lavoratori si sono trovati in grave difficoltà e alcuni si sono rivolti proprio ai nostri Centri di Ascolto parrocchiali. Come dice il Signore, “i poveri li avremo sempre con noi”. Sta a noi tendergli la mano”.