Carso 2014+: quale futuro?

Il Carso è, senz’ombra di dubbio, una delle maggiori potenzialità economiche del nostro territorio. Grazie ad un importante progetto di recupero e valorizzazione – Carso 2014+ – l’area in questi anni è cresciuta molto, attraendo oggi numerosi visitatori e proponendo itinerari legati principalmente al centenario della I Guerra Mondiale.Come proseguire però a centenario concluso? E – soprattutto – chi proseguirà con questi progetti una volta terminato il mandato della Provincia di Gorizia, capofila delle attuali attività?Abbiamo incontrato la Vice Presidente provinciale e assessore all’Ambiente e al Turismo Mara Černic, con la quale abbiamo tirato le somme di questi 10 anni di Carso 2014+ e guardato più in là, verso i prossimi passi da compiere.

Vice Presidente Černic, parliamo di Carso 2014+: cosa si è riusciti a compiere in questi anni e cosa rimane incompiuto – o si lascia a chi prenderà in carico il progetto?In questo 2016 il progetto compie 10 anni. Abbiamo iniziato a ragionare su quest’argomento nel 2006 con un masterplan di Andreas Kipar, pensando ad uno sviluppo del Carso che, fino a quel momento, non era concepito come una meta turistica: era un’area del nostro territorio dove vivevano alcune persone, ma non aveva una valenza turistica vera e propria.Il progetto cominciò a prendere vita, focalizzandosi principalmente su 2 obiettivi: far diventare il Carso un’area di sviluppo, anche economico, del territorio e recuperare le peculiarità storiche e ambientali. Si è deciso così di puntare alla valorizzazione e al recupero di tutte le opere presenti sulla zona sacra del San Michele, Redipuglia e – per quanto riguarda la parte ambientale – Doberdò e il suo lago.Venne realizzato un concorso di progettazione, vinto dall’architetto Paolo Burgi, e i lavori partirono. Oggi possiamo dire che il San Michele è una meta turistica ben consolidata, le gallerie sono state messe in sicurezza e, dal prossimo autunno, sarà anche possibile accedere ai due belvedere: uno si aprirà sulla piana di Gorizia e le Alpi, l’altro offrirà la visione sul Golfo di Trieste.Il progetto però è più ampio e la Regione si prenderà carico di realizzare ciò che manca, principalmente la ristrutturazione del museo del San Michele. Per quanto riguarda Redipuglia, se ne occuperà lo Stato tramite Onorcaduti.Rimane un po’ scoperto Doberdò del Lago, sarà da capire come far evolvere anche questa località, dove si era pensato di realizzare un punto panoramico dedicato alla natura, alla geologia e alla fauna.

Carso 2014+ non comprende soltanto opere ma anche divulgazione su quest’area. Come è cambiato questo tema negli ultimi 10 anni?Le associazioni hanno preso molto vigore: la Pro Loco di Fogliano Redipuglia – che già stava lavorando sul tema della Grande Guerra – ha aumentato la propria attività con ancora più eventi e sviluppando l’Infopoint collegato alla stazione ferroviaria; a San Martino del Carso il Gruppo Speleologico ha realizzato una vasta serie di eventi legati alla figura di Ungaretti e all’Albero isolato; ci sono tante e diverse associazioni che programmano escursioni, visite guidate, sia naturalistiche che storiche. C’è moltissima attività associazionistica e trovo tutto questo molto positivo.Non manca poi l’editoria legata al Carso, quest’anno abbiamo già presentato due libri, “La zona monumentale del monte San Michele” di Marco Mantini e “Il Quarto Cavaliere” di Mitja Juren, che racconta la tragedia dei gas nella I Guerra Mondiale.Le realtà economiche che c’erano 10 anni fa si sono strutturate ancora più solidamente e vivono di economia del Carso: si è sviluppata una vera e propria economia complementare, questo anche grazie al GAL Carso – Gruppo di Azione Locale, che ha contribuito alla diffusione di Bed&Breakfast, agriturismi, piccole produzioni locali legate all’apicoltura e alla frutta.Ciò che io vedo in una proiezione futura e che deve ancora essere attuato, è lo sviluppo di servizi sul territorio: l’agricoltura ha una sua valenza imprenditoriale ma vanno realizzati servizi turistici, una grandissima potenzialità da sviluppare.

Riguardo quest’ultima osservazione, cosa manca in questo momento?Manca sicuramente un sistema di trasporto: se uno arriva all’Aeroporto di Ronchi o noleggia un’auto o non ha altri collegamenti con la zona carsica. Stessa cosa per chi arriva in treno.Il sistema di trasporto pubblico locale non è pensato per il turismo, è pensato per soddisfare le esigenze di chi lavora, studia, vive nelle nostre città. Pertanto credo si debba puntare a sviluppare questo punto, per mezzo di autonoleggi e noleggi con conducente, o una linea appositamente turistica dell’Azienda Provinciale Trasporti. Dal punto di vista logistico però il Carso è certamente servito perfettamente, c’è tutto: autostrada, treni, aeroporto.Mancano anche alcuni posti letto: se arriva un pullman sul Carso, non c’è una sistemazione che possa accogliere tutti i turisti della comitiva ma vanno divisi nelle varie strutture o “dirottati” negli alberghi delle principali cittadine. Si potrebbe pertanto ragionare su un sistema di “albergo diffuso”.

Recentemente, proprio sul tema del Carso, si è svolto anche il convegno “Carso, dov’è il futuro?”. Cos’è emerso da quest’incontro?Il convegno è stato preceduto da due workshop sul territorio, dove abbiamo analizzato che cosa la gente stessa si aspetta da questo futuro.È emerso che gli abitanti desiderano un Carso come luogo dell’esperienza, ossia con percorsi storici, sportivi, enogastronomici e naturalistici e un rapporto molto diretto tra persone e paesaggio, sempre avendo riguardo di proporlo in una scala molto “umana”, senza un turismo di massa ma un turismo in cui entrare in relazione tra persone – questo viene percepito come un valore aggiunto -.I temi sono l’Identità, l’Economia, la Promozione e il Coordinamento. È emersa anche la necessità di una “cabina di regia” che possa contenere in sé sia la visione strategica sia la visione esperienziale. Tutto questo è stato presentato al convegno, dal quale sono usciti spunti importanti, come il ragionare per obiettivi futuri, un esempio: con il 2018 si potrebbe pensare a “Il Carso, luogo di Pace”, oppure “Il Carso, la terra delle scoperte”.Si tratta di avere già degli obiettivi per superare il Centenario della I Guerra Mondiale; la storia rimane come parte dell’identità, ora parliamo di Carso come territorio. Tra gli altri spunti, l’unione tra soggetti pubblici e privati anche all’interno di singoli eventi, come iniziative enogastronomiche, per essere motore dell’economia.È stato anche elaborato un nuovo logo, che sviluppa ulteriormente l’attuale, unendo i luoghi d’interesse dell’area – Isonzo, Carso, territorio confinario… – e i colori che la caratterizzano – c’è il rosso del sommaco, l’azzurro dell’Isonzo, il verde dei campi.. – .

Guardando al dopo Province, come continuerà quindi il lavoro sul Carso?Come accennavo, la parte relativa alle opere pubbliche, verrà ereditata dalla Regione FVG, che proseguirà con le opere già progettate. Una parte verrà assorbita dallo Stato e, per quanto riguarda la gestione del territorio carsico, verrà messa in capo ai Comuni.Abbiamo poi individuato nel GAL Carso un futuro soggetto sul quale concentrare l’attività di animazione del territorio; pensiamo sia idoneo perché porta in sé tutta la rappresentanza pubblica con i 12 Comuni del Carso isontino, triestino e sloveno, le Province e le parti economiche – consorzi, associazioni agricole… Inoltre, con il nuovo PSR, potrà gestire un fondo da destinare ad attività rurali, turistiche e agricole.