Volontari fondamentali per la comunità

In questo lungo periodo di pandemia causato dal coronavirus – il prossimo mese si taglierà il traguardo di un anno – tra le numerose difficoltà che ogni giorno di più emergono, va sottolineato un dato positivo: il ruolo importante che hanno svolto i volontari di diverse associazioni cormonese per garantire quel minimo di attività sociale che viene permessa dalle restrizioni anti Covid-19.Un’ultima dimostrazione, se ce n’era ancora bisogno, è venuta nel corso della conclusione dell’Ottavario.I volontari della Protezione civile, il gruppo degli Alpini, della Caritas, della Confraternita di Misericordia, i Nonni Vigile hanno risposto alla richiesta della parrocchia di essere presenti in Duomo per fare la guardia d’onore all’immagine di Rosa Mistica e di accoglienza dei fedeli.Statua che è stata portata nella parrocchiale grazie alla fondamentale disponibilità data dai “portatori della Madonna”, che hanno coordinato il trasferimento verso e dal Duomo. Questo è solo l’ultimo esempio ma molti ce ne sono stati in questo ultimo anno: come non dimenticarsi dei giorni in cui la comunità diocesana ha reso omaggio in Duomo a don Fausto Furlanut: il grande afflusso dei fedeli è stato sempre regolamentato dai volontari delle associazioni cormonesi affiancati anche dai rappresentanti delle associazioni.Da ricordare anche il sistema di accoglienza fuori e dentro le chiese durante le funzioni religiose iniziato nello scorso mese di maggio ed ancora in funzione grazie a un efficiente coordinamento fra tutte le associazioni della comunità, civili e parrocchiali. A tutto questo si aggiunge anche l’impegno profuso nell’ambito delle attività ordinarie delle diverse associazioni e quindi a tutti va un doveroso plauso perché ancora una volta il volontariato si è dimostrato essenziale per la vita sociale di una comunità.E Cormons in questi anni ha dato prova che il volontariato è vitale e presente, anche se a vedere le persone impegnate emerge che c’è bisogno di forze nuove e giovanili che sappiano aggregarsi alle forze presenti per dare maggiore continuità. Spesso si scopre che stesse persone indossano o la casacca della Protezione civile o quella della Misericordia o indossano il cappello alpino.Le porte sono aperte per chi vuole dare una mano.Manca un po’ di coraggio? Diamocelo, soprattutto in questo periodo di pandemia perché c’è propria le necessità di non rinchiudersi in sé stessi, nei propri egoismi, ma aprirsi anche agli altri. È anche questo un modo per far crescere la comunità.