“Vivi ciò che insegni”

Domenica 24 ottobre giornata da ricordare per la Comunità di San Lorenzo Isontino che ha festeggiato i 10 anni dall’arrivo di don Bruno Sandrin nella parrocchia. Il decennale esatto ricorreva sabato 23 ottobre, ma è stato fatto ricadere al giorno dopo, durante la messa delle 10.30. La festa, organizzata in silenzio dai due Consigli, pastorale e degli affari economici, ha colto di sorpresa il parroco che ha celebrato normalmente anche se più di qualche presenza sulla cantoria presagiva qualcosa d’insolito. Prima della benedizione finale il consigliere Tiziana Trevisan porgeva gli auguri a don Bruno a nome di tutta la Comunità e invitava chi scrive a presentare una lettera di cui citiamo i momenti salienti: “La commemorazione dei 43 anni dall’ordinazione e l’arrivo a San Lorenzo Isontino di don Bruno Sandrin, sono stati vissuti proprio qui nella nostra parrocchia. Il sacerdote è arrivato quasi in punta di piedi, senza sfarzo, con quella riservatezza che lo contraddistingue, con quel suo essere discreto che sa agire senza grandi manifestazioni esteriori e intervenire nelle situazioni difficili o disagiate con rispetto e senza invasività, convinto che ognuno abbia il diritto di un consiglio, di una parola, ma senza forzature, conscio che l’animo umano si apre con la delicatezza e non con il dito alzato in segno di biasimo. In ogni momento della sua esperienza come pastore, a volte densa di problematiche personali sofferte, non ha mai disatteso ciò che per lui è primario: le priorità dei suoi fedeli e le messe feriali celebrate comunque anche nei momenti affliggenti della malattia, affrontata con forza e coraggio senza pesare la sua momentanea fragilità su nessuno. Ha dimostrato con i fatti e l’esemplarità, la veridicità di ciò che predica, memore del pensiero di papa Francesco: “Vivi ciò che insegni”. Le sue omelie brevi, ma vibranti, intense, profonde nei contenuti e impeccabili nella forma, seppur pacate nella vocalità, sono delle vere icone dell’insegnare, del trasmettere valori condivisi e onorevoli che possano far crescere e arricchire la Comunità. Per tutto questo lo onoriamo e gli esprimiamo la nostra più sincera riconoscenza per il bene a volte muto e nascosto che elargisce nel suo apostolato, uniti ad alcuni sanlorenzini emigrati in Argentina che lo hanno definito con l’appellativo di “Padre” Bruno che esprime tutta la loro considerazione. Graziis tant don Bruno, lu disin tal nestri furlan, parzè ca vuarin tinì cont Lui e la lenga mari da nestra int, ca ià tant soflat par imbastila e mantinila. Graziis a non di duc chei ca son ca, di chei ca varesin vuarut jesi e non ian pudut vignì, di duc i nestris parochians ca ian un gran cur, ma propri parzè ca son di zocia furlana no rivin simpri a dimostralu”.Don Bruno ha ringraziato tutti, precisando con sottile ironia che nelle parole belle mancavano quelle brutte che, assicuriamo, non ce ne sono davvero! Intanto saliva sull’altare il coro “don Nino Bearzot” che alla fine ha cantato “Suspir da l’anima”, seguito da Jolanda Canavacciuolo, responsabile emerita della cura delle vesti sacre e dei tovagliati che ha consegnato una casula donata dalla Comunità e una pergamena con l’augurio di officiare a lungo sull’altare della nostra chiesa e la dicitura: “E’ preziosa e di grande impatto emotivo: è l’espressione della riconoscenza di tutti per il suo operato umano e pastorale”. A seguire il dono comunitario di alcuni buoni da fruire a discrezione. Il giorno di Ognissanti don Bruno ha indossato per la prima volta la casula “candida come quella della moltitudine davanti all’Agnello”.