Suor Paola, il “giglio di Pola”

A chi frequenta la cappella di San Giuseppe nel santuario di Rosa Mistica, che si trova dietro l’altare maggiore, non può essere sfuggita la grande lastra funeraria marmorea con incisi tre nomi: suor Cecilia Piacentini, suor Adeodata Rizzi e suor Paola Martinello. È nota la storia delle prime due religiose, la prima considerata la cofondatrice delle Suore della Provvidenza, la seconda fu pure Madre generale e una delle colone della congregazione nella prima metà del secolo scorso. Poco conosciuta invece è la storia di suor Paola Martinello, morta a Pola in odore di sanità il 26 ottobre 1923. Questa suora poco ha da spartire con Cormons – la sua vita religiosa l’ha vissuta tra Pergine, Tesero, Trento e Pola –  se non questa ultima dimora avvenuta oltre 20 anni dopo la sua morte in seguito alle conseguenze legate alla seconda guerra mondiale, alla ridefinizione dei confini e al conseguente abbandono da parte di molte comunità religiose che operavano in Istria. Ma, forse, in quest’anno, legato ai 150 anni della presenza della Suore della Provvidenza a Cormons, è bene far conoscere l’opera misericordiosa di suor Paola chiamata anche “il giglio di Pola”.  Suor Paola degli Angeli, al secolo Rosa Martinelli, era nata a Centa, paesino del Trentino il 18 ottobre 1858 e a 22 anni, nel 1880, entra a Udine nel Noviziato della congregazione fondata da padre Scrosoppi. Poco dopo la vestizione fu inviata a Pergine per prestare servizio nel manicomio da poco aperto. Due anni più tardi fece la prima professione nella chiesa di Santa Croce a Trento. Dopo aver prestato servizio negli ospedali di Tesero prima e di Trento poi, suor Paola nel 1900 fu trasferita a Pola, dove la Suore della Provvidenza si erano insediate quattro anni prima su richiesta delle autorità di quel posto accolta dalla Madre generale Cecilia Piacentini. Ed è nella citta istriana che suor Paola profuse tutte le sue energie e tutto il suo spirito cristiano per assistere e confortare gli ammalati, sempre pronta a essere loro vicina in tutte le ore della giornata e anche in quei difficili momenti della prima guerra mondiale.Gli atti di virtù e eroismo di suor Paola, citati anche nel libro del gesuita Pietro Colombara “Un apostolo della carità padre Luigi Scrosoppi sacerdote”, furono riconosciuti dalla gente di Pola quando la religiosa morì il 26 ottobre 1923. I suoi funerali, celebrati due giorni più tardi, furono imponenti, accompagnati lungo le vie di Pola da una folla enorme oltre che dalle autorità locali.Scrive Colombara: “Quei solenni funerali non erano però fatti, né ad un uomo politico, né ad un conquistatore, né ad un ricco benefattore, ma questa volta il gran benefattore era una povera Suora dell’Istituto della Provvidenza. Questa Suora infatti per lo spazio di ventitré anni, aveva servito all’Ospedale i poveri ammalati, sacrificandosi eroicamente per loro, per tutti indistintamente, scegliendo per sé i più ributtanti e i più reietti. Si chiamava Madre Paola Martinelli.I funerali fu davvero imponenti. Fu per Volontà della città che il cadavere della suora venisse trasportato sopra un carro funebre di prima classe. Due cavalli bianchi coperti di ricche gualdrappe, con ricami in oro, tiravano il carro. Erano seguiti ai fianchi da quattro palafrenieri, tutti in divisa di gran lusso. Vi erano sei sacerdoti col rappresentante del Vescovo, quasi tutta la direzione del grande ospedale, un gran numero di medici e una calca straordinaria di popolo. “Pareva il funerale di un piccolo re”, scrive padre Colombara.Furono numerose le testimonianze e le relazioni delle sue consorelle, molte pubblicate sul periodico “La voce di Maria SS.ma Rosa Mistica”, che riferirono sull’operato di suor Paola e sulle sue virtù compiute durante la sua esistenza a favore degli altri e in particolare dei più bisognosi.Le spoglie di suor Paolo lasciarono il cimitero di Pola quando le Suore della Provvidenza, a seguito delle vicende belliche e della ridefinizione dei confini decisa dal Trattato di pace, lasciarono le loro case dell’Istria seguendo il destino di migliaia di esuli. L’ultimo convoglio partì il 10 marzo 1947, e fu un dolore immenso per le suore abbandonare le fiorenti opere. Le suore di Pola lasciarono l’ospedale e il ricovero trasportando tutti i mobili della comunità. Desideravano che venissero trasportate anche le spoglie delle consorelle sepolte nel cimitero di Pola, ma questo non fu possibile per l’assillante lavoro di trasloco. Eppure stava sommamente a cuore di possedere almeno le venerate spoglie di madre Paola Martinelli, morta in concetto di santità. La vicaria generale, madre Adeodata Rizzi, con grande zelo e cristiana pietà, intraprese le copiose pratiche e, grazie all’interessamento dell’economo dell’ospedale di Pola Giacomo Malabotta e all’avv. Giovanni Benussi, riuscì a raggiungere il suo obiettivo. Con Decreto n.° 558 Sua Ecc.za Rev.ma il Preside di Zona di Pola, il 9 luglio 1947, permetteva l’esumazione delle spoglie mortali e il trasporto delle medesime a Trieste. Ciò avvenne il 13 luglio 1947 con una motonave. Un automezzo partiva intanto da Cormons per ricevere al molo di Trieste il caro deposito. La madre Giacomina, superiora della comunità di Cormons, e la madre Aurelia, incaricate ad accogliere le spoglie della consorella, giunsero a Trieste quando la motonave era arrivata da mezz’ora.  Presero in consegna l’urna e quando chiesero il costo del trasporto., si sentirono rispondere: “Nulla, nulla”. Intanto che il camioncino volava verso Cormons e monsignor Raffaele Radossi, vescovo di Parenzo e Pola, faceva una gradita visita alla comunità cormonese delle suore. “Prima di tutto portò la sua preziosa benedizione, il suo paterno incoraggiamento alle ammalate di entrambe le infermerie – si legge nella cronaca del santuario -. Fu una gioia reciproca fra lui e le suore che lo conobbero a Pola e Parenzo”. Intanto a mezzogiorno in punto le spoglie di suor Paola giungevano a Cormons e venivano poste nella Cappella di San Giuseppe, già preparata per riceverla, e la preziosa cassetta fu deposta su un apposito rialzo in mezzo a ceri e fiori.Intanto la Casa generalizia, che aveva sede al “Nazareno” di Gorizia, aveva chiesto alla Curia arcivescovile il permesso di poter deporre le spoglie mortali della consorella nel sepolcreto esistente nel centro della cappella S. Giuseppe, dove riposano pure i resti di alcune consorelle della Dottrina cristiana, vissute e decedute durante il secolo XVIII. Furono le Consorelle della Dottrina cristiana, fondate dalla cormonese Orsola de Grotta, a realizzare il convento e la chiesa di Rosa Mistica, che nel 1866 vennero rilevati dalle Suore della Provvidenza. L’arcivescovo Margotti, il 13 luglio, acconsentiva alla richiesta avanzata dalla Madre generale Agnese Delugan.  Le poche ossa di suor Paola vennero riordinate e riposte in una cassetta di zinco ove fu pure collocata l’ampolla di vetro contenente una scritta su pergamena. Questa la dicitura: “Qui riposano i resti mortali della Consorella Madre Paola, al secolo Rosa Martinelli nata a Centa – Trentino – il 18 ottobre 1858 – entrata in religione il 13 agosto 1880 – Vestito l’abito l’8 maggio 1881 – Professato il 29 settembre 1883 – Voti perpetui il 9 ottobre 1892 – deceduta nell’Ospedale di Pola in concetto di santità, dove prestava la opera di infermiera, il 26 ottobre 1923”.Il 24 luglio 1947 fu celebrata una Messa da requiem a suffragio di suor Paola da tre padri francescani del locale convento di San Leopoldo e vennero cantate le esequie prima della collocazione dell’urna nel sepolcreto. In quello stesso sepolcreto vennero riposti nel 1951 i resti mortali di madre Cecilia Piacentini e nel 1960 madre Adeodata Rizzi, la stessa che nel 1947 accolse a Trieste le spoglie mortali della consorella suor Paola e le portò a Cormons.