Padre Marega: missionario in Giappone

Domenica scorsa, nell’ambito della Giornata della Vita, la comunità parrocchiale ha ricordato la memoria di San Giovanni Bosco, compatrono della parrocchia, la cui statua troneggia in una nicchia della chiesa. All’omelia don Maurizio rivolgendosi ai tanti bambini presenti ha detto loro come sia bello avere un patrono tutto speciale, un santo che ha donato tutta la sua vita ai bambini e ai giovani diventando così, come ricorda il Vangelo, luce e sapore per tutti coloro che incontrava.Al termine della celebrazione il coro GAP ha intonato l’inno a don Bosco e tutti hanno potuto venerare la sua Reliquia. Il 31 gennaio invece, ricorrenza liturgica di San Giovanni Bosco, è stato ricordato, come sempre, il grande salesiano a cui il paese ha dato i natali, padre Mario Marega. Nato nel 1902 a Mossa, in provincia di Gorizia, Mario Marega entrò nel Collegio Salesiano di Vienna a quattordici anni. Nel 1919, prese i voti di professione temporanea alla quale affiancò gli studi di teologia e filosofia. Venne ordinato sacerdote nel 1927. Dal 1923 la Chiesa Cattolica iniziò ad affidare incarichi missionari nel territorio giapponese ai superiori di alcuni Ordini religiosi; i seguaci di Don Bosco, da sempre particolarmente propensi all’apostolato in territori non cristiani, si dimostrarono subito disponibili. Poco dopo Mario Marega partì per la sua missione in Giappone, paese che lo incuriosiva dal punto di vista storico e culturale. Iniziò ben presto lo studio della lingua giapponese, che riuscì a padroneggiare con relativa rapidità. Nel 1947 tornò in Italia e venne ricevuto dal papa Pio XII e da Benedetto Croce mentre l’anno successivo fece visita alla comunità salesiana statunitense di San Francisco. Dopo circa due anni di viaggi all’estero rientrò in Giappone dove si ammalò e rientrato in Italia morì a Brescia il 30 gennaio del 1978. Marega, che ovviamente si proponeva come obiettivo principale l’evangelizzazione, adottò un comportamento sempre rispettoso della mentalità e del patrimonio culturale della civiltà giapponese, senza mai rivendicare una superiorità del cattolicesimo. Tale approccio è ben visibile nel suo Katorikku wa kotaeru, in cui la fede cristiana viene presentata come aperta ad altre concezioni filosofiche e religiose del mondo. Accanto al suo interesse personale per la cultura giapponese, Marega non esita a ricordare anche la difficoltà del compito che il suo ruolo di missionario gli impone. La Biblioteca Apostolica Vaticana è impegnata da alcuni anni, con Istituzioni giapponesi, per inventariare, conservare, digitalizzare, studiare e catalogare i circa 10 mila documenti del fondo “Carte Marega”, che riguardano le persecuzioni subite dai cristiani giapponesi tra il XVII e il XIX secolo. Il fondo “Carte Marega” della Vaticana prende il nome proprio da lui che raccolse i preziosi documenti negli anni Trenta e Quaranta. I “Rotoli di Marega” sono una immensa raccolta di documenti che descrivono la presenza e la persecuzione della comunità cattolica in Giappone e furono portati in Vaticano dal nostro missionario negli anni ’40 del secolo scorso. Da allora sono rimasti negli archivi vaticani fino al 2010, quando sono stati ritrovati dal ricercatore Delio Proverbio scriptor orientalis della Biblioteca Vaticana (ovvero esperto di documenti orientali) che ne comprese il valore. I documenti sono scritti su carta di riso e per questo sono delicatissimi. Ci si augura davvero che possano esserci alcuni studi su questo presbitero della nostra terra per conoscerlo meglio e apprezzarne l’opera evangelizzatrice.