La preghiera di suffragio nel ricordo dei caduti della prima guerra mondiale

Il 4 novembre giorno in cui, con l’armistizio, terminava la Prima Guerra Mondiale, fu annoverato come giorno festivo fino al 1976, soppresso nel 1977 e diventato in seguito “festa mobile”, con le celebrazioni spostate alla prima domenica di novembre. La comunità di San Lorenzo Isontino, rispettando la data originaria, ha completato i riti dedicati alle feste di Ognissanti e dei Defunti, con la celebrazione della festività del 4 novembre con una messa nella parrocchiale. Nonostante la pioggia che picchiettava battente e indomita sul portale della chiesa, erano presenti gli esponenti delle varie associazioni, i fanti d’arresto della sezione 63° Cagliari di San Lorenzo Isontino, il delegato del Comune con il gonfalone proprio e altri ancora, tutti a testimoniare l’onore e il rispetto dovuti agli innumerevoli Caduti delle Grandi guerre. Don Bruno ha contestualizzato il contenuto dell’omelia sulla riconoscenza che deve scaturire nel cuore di tutti per queste persone che, con il loro eroismo e il dono della vita, si sono sacrificate per una Patria libera e sicura come veri testimoni dei valori fondanti dell’esistenza quali la giustizia e la pace. La preghiera dei fedeli ha rinforzato il tema dell’omelia, affidando al Signore i nomi degli eroi conosciuti, ricordati sulle lapidi commemorative e sui cippi celebrativi, ma anche degli “ignoti” come il Milite Ignoto, figura simbolo che continua a perpetuare nel tempo il volto di ogni soldato italiano che si è “offerto” e immolato per il proprio Paese. Dopo l’offertorio il Sindaco Clocchiatti ha posato ai piedi dell’altare la ormai tradizionale corona d’alloro ed, invitato da don Sandrin, ha sottolineato l’importanza del ritrovarsi assieme in chiesa, sostenuti dalla “speranza” nel futuro e illuminati dal ricordo di coloro che si sono sacrificati per la nostra sicurezza, garantita dalle Forze Armate e dell’Ordine, a cui va il plauso di tutti. A ognuno di noi, ha continuato, la responsabilità di costruire la pace, affinché l’Italia possa continuare a godere di questo bene prezioso, visti i venti di guerra che spirano lontano dal nostro Paese.  Ha sottolineato la corresponsabilità comune nell’affrontare le difficoltà emergenti nel presente e nel futuro, perché la pace è un bene di e per tutti. Il suono dell’organo con il canto “Andrò a vederla un dì, in Cielo patria mia…” ha coronato il messaggio della giornata: non solo la Patria terrena, ma anche quella celeste che, unite, formano un connubio inscindibile, perché completano l’essenza dell’uomo credente, pellegrino sulla terra patria, ereditata dagli Antenati, ma proteso verso quella sconfinata propria dell’Eternità, assicurata da Dio.