La gerla di Penelope

Lo fa la redazione Web&Voce della parrocchia di Cormons che giovedì 26 novembre presenta “La gerla di Penelope”, un monologo in lettura scenica di e con Carlo Tonazzi. Lo spettacolo – sarà messo in scena alle 20.30 nella sala Maria Rosa Muhli del Centro pastorale di via Pozzetto, a Cormons – è una storia d’amore sullo sfondo della Grande guerra.Un omaggio alle portatrici, che la retorica dei monumenti e delle medaglie ha ridotto a eroine, offuscandone la grande funzione di collante di una società e di una cultura bombardata dal maschilismo militare. Un omaggio ai dubbi e alle necessità di quelle donne, un omaggio al silenzio con l’erba ricresce.Le portatrici carniche erano un gruppo di donne che operarono sul fronte della Carnia trasportando con le loro gerle rifornimenti e munizioni fino alle prime linee italiane, dove molto spesso combattevano i loro uomini nei reparti alpini. Erano tutte volontarie e non erano militarizzate. Erano dotate di un apposito bracciale rosso con stampigliato il numero del reparto dal quale dipendevano e percorrevano anche più di 1000 metri di dislivello portando sulle spalle gerle di 30-40 chilogrammi. Ogni viaggio veniva loro pagato una lira e cinquanta centesimi, pari a 3,50 euro. La loro età variava dai 15 ai 60 anni. Tre di loro rimasero ferite: Maria Muser Olivotto, Maria Silverio Matiz entrambe di Timau e Rosalia Primus da Cleulis. Una di loro, Maria Plozner Mentil, 32 anni, madre di 4 figli e il marito soldato sul Carso, cadde colpita da un cecchino il 15 febbraio 1916. Come alcuni cognomi suggeriscono non tutte le portatrici erano di etnia e cultura friulana, essendo alcune provenienti da paesi friulani di minoranza tedescofona e slava.