La Russia rende omaggio ai suoi caduti sepolti a Brazzano

Conrad, Sergej, Gavril, Dimitru, Nicolaj, Wasiloij sono solo alcuni nomi dei 150 soldati russi morti durante la prigionia nel campo di Brazzano e sepolti nel cimitero militare della frazione di Cormons. Nomi riportati su targhette  scolorite dal tempo. Sono lì da oltre cento anni, 39 di loro in una fossa comune, gli altri 111 in tombe singole segnate da una croce in pietra bianca. La loro Madre Patria li ha dimenticati in tutti questi anni, nessuno mai ha chiesto le loro spoglie e l’oblio è sceso sulla loro sorte complici i grandi eventi storici accaduti a Mosca e dintorni: inviati sul fronte dallo zar, poi durante la guerra la bandiera è cambiata con la rivoluzione d’ottobre. Finito il conflitto, in preda alla guerra civile fra “bianchi” e “rossi” che dilaniava la Russia, furono dimenticati anche i prigionieri rimasti in vita costretti, a guerra finita, a peregrinare alcuni anni prima di far rientro in Patria. Figurarsi dei morti. Eppure dietro ognuno di loro c’era una storia, un sogno, un progetto, una madre, una moglie, dei figli  che a casa li aspettavano; che li hanno pianti e non hanno mai saputo della loro sorte, se e dove avessero trovato  sepoltura.Fino a oggi perché ora la Russia vuole rendere  omaggio e memoria a questi loro connazionali, quasi tutti giovani, fatti prigionieri dagli Austroungarici e dopo aver peregrinato per mezza Europa hanno concluso la loro vita a Brazzano. Mosca non conosceva l’esistenza di questo piccolo cimitero; almeno fino a pochi mesi. Lo ha scoperto grazie a un libro – “Cormons-Brazzano 1917-19187-  edito lo scorso dicembre dalla Società Cormonese Austria. Una copia di questo volume, su interessamento dei dirigenti della stessa associazione cormonese, è giunta sul tavolo dell’ambasciatore russo a Roma. Grazie a questa pubblicazione per gli uomini di Mosca si è aperta una pagina di storia che non conoscevano e che hanno voluto approfondire, Non si sono accontentati di leggere il puntuale capitolo dedicato al campo di prigionia di Brazzano, corredato da 65 inedite foto e mappe, dove centinaia e centinaia di loro connazionale era stati detenuti. Hanno voluto personalmente visitare il cimitero. Lo hanno una fatto nello scorso mese di maggio  in modo privato  rendendosi subito conto della sua importanza e così, a 101 anni dalla fine della prima guerra mondiale, hanno deciso di rendere ufficialmente omaggio ai loro connazionali.  Così domenica 3 novembre una delegazione dell’ambasciata russa a Roma, guidata dall’Addetto navale capitano di vascello Alexey Nemudrov. parteciperà alla commemorazione ufficiale nel corso di una cerimonia  che, coordinata dall’Amministrazione comunale di Cormons, si svolgerà all’interno del cimitero. L’appuntamento è per le 14.30 e vi prenderanno parte, oltre alla delegazione russa, anche autorità comunali e provinciali, rappresentanti delle associazioni d’arma; oltre alla deposizione di corone, il parroco di Cormons e un pope ortodosso reciteranno alcune preghiere. L’invito a presenziare è stato rivolto a tutti i cittadini, in particolare ai brazzanesi i cui loro padri e nonni, in quell’ultimo difficile anno di guerra, caratterizzato dalla miseria e dalla fame, non si tirarono indietro alle richieste di un po’ di cibo da parte dei prigionieri affamati e, sfidando le guardie, non fecero mancare quel poco che avevano: un tozzo di pane, una fetta di polenta o una ciotola di latte.Brazzano con grande umanità e rispetto ha sempre onorato questi morti e una quarantina di anni fa non  ha esitato a opporsi alla riesumazione di queste salme, caldeggiata dal Comune che intendeva allargare l’area del cimitero civile, unendo la loro voce a quella ferma e decisa di pre’ Guido Maghet, strenuo difensore di quella memoria storica. Grazie a quella sollevazione popolare il piccolo cimitero di Brazzano, immerso nella verde campagna friulana, ha potuto conservare la sua identità: è l’unico in Italia che conserva  tombe singole di soldati russi morti durante la prima guerra mondiale. Ce ne sono altri, in Trentino e in Alto Adige, che conservano i resti di prigionieri  russi ma sono tutti raccolti in fosse comuni e in modo anonimo. Le prime sepolture nel cimitero di Brazzano avvennero nel gennaio 1918 legate al campo di prigionia che l’esercito Austroungarico  apri quando, dopo la battaglia di Caporetto, riconquistò  questo territorio. Il monumento, ancora conservato, venne inaugurato il 23 settembre 1918 a poche settimane dalla fine delle guerra.Il campo di prigionia di Brazzano aveva grandi dimensioni, diviso a settori secondo la nazionalità dei prigionieri,  ospitava anche un convalescenziario. Il gruppo più numerosi era quello dei russi, ma c’erano anche serbi, romeni e italiani. Molti prigionieri, e in particolare i russi, erano  ammalati di tubercolosi che fu la causa principale dei decessi. Mentre i prigionieri italiani deceduti in stato di detenzione venivano sepolti nel cimitero di Cormons, in quello militare di Brazzano  – per conto della Croce nera austriaca è sotto tutela di OnorCaduti e, grazie a una convenzione scritta, la manutenzione ordinaria è affidata al Comune di Cormons – sono sepolti anche prigionieri serbi e romeni. Ma non solo: a Brazzano trovarono  eterno riposo anche soldati austro-ungarici morti durante la guerra. Sono oltre 500 i resti di soldati  sepolti  nel piccolo cimitero,  Amici e nemici uniti nello stesso destino della morte: come recita la frase in tedesco incisa nel monumento piramidale eretto dagli Austriaci pochi mesi prima della fine della guerra ed ancora esistente: “Feind / Im Tode vereint (Amico o nemico uniti nella morte)”.