In Russia la terra del cimitero di Brazzano

La Russia vuole ricordare i propri Caduti dei due conflitti che hanno insanguinato l’Europa nel Novecento con un momento che raccolga le terre dei fronti dove persero la vita i soldati russi e dei cimiteri dove sono sepolti.  Fra queste terre ci sarà anche quella dei cimiteri di Brazzano, dove sono sepolti 151 russi, morti tra il 1917 e il 1918 nel campo di prigionia di Brazzano. Un’urna contenente questa terra è stata consegnata dal sindaco di Cormons Roberto Felcaro all’addetto militare dell’Ambasciata di Russia a Roma maggiore Dmitry Rodenkov nel corso della cerimonia svoltasi il 3 novembre nel cimitero della frazione di Cormons per rendere omaggio ai Caduti.  E’ una cerimonia patrocinata dall’ambasciata russa dal 2019, anno in cui ha saputo del cimitero di Brazzano e della presenza di soldati russi grazie al libro “Cormons-Brazzano 1917-1918” edito dalla Società Cormonese Austria. Nel piccolo cimitero della frazione cormonese anche quest’anno una delegazione dell’Ambasciata russa ha voluto essere presente e rendere omaggio ai propri Caduti ma anche agli altri soldati – austroungarici, serbi e romeni – che da oltre un secolo riposano in pace. Erano presenti, oltre alle autorità locali, il vicesindaco di Grado Roberto Borsatti, il consigliere regionale Diego Moretti, i rappresentanti d’Arma e combattentistiche e della Croce nera austriaca e una rappresentante del consolato onorario di Russia a Udine. Sono intervenuti Giovanni Battista Panzera, presidente della Società Cormonese Austria, che ha curato in collaborazione con il Comune la cerimonia, il sindaco Felcaro e il vice portavoce dell’ambasciata Alexander Serebryakov. Quest’ultimo ha sottolineato come “questa splendida terra nel corso della sua lunga e ricchissima storia ha visto molte guerre e pianto molte vittime, però la cosa che mi tocca di più è che il popolo italiano tratta sempre con grandissimo rispetto la memoria non solo dei propri Caduti ma anche quelli di altre nazioni”. “I nostri nemici di oggi – ha aggiunto – sono nemici senza cuore e senza pietà che possono colpire i nostri cari e questi nemici sono il terrorismo internazionale e la pandemia. Entrambi prendono di mira i più deboli per seminare la paura e la disperazione” ed ha concluso rilevando che “nessuna nazione per quanto forte può affrontare da sola queste sfide. Dobbiamo unire i nostri sforzi. I tempi dell’unilateralismo e delle divisioni sono passati, solo l’approccio comune e condiviso potrà garantire la pace e la prosperità alla nostra comune civiltà”.Mons. Nutarelli ha recitato una preghiera conclusa con la benedizione sottolineando come in un’epoca in cui vale solo il presente, non c’è futuro se non alimentiamo la memoria e inoltre sono importanti oggi le relazioni e i rapporti tra la gente.